Fonti e ricerche per una storia dell' internetworking in Italia

Produrre anime e' ben piu' difficile che produrre corpi

Conversazioni svolte con Angelo Raffaele Meo fra Dicembre 2006 e Maggio 2007 a partire da una approfondimento di fonti sull' opera di Giovanni Battista Gerace per la ricostruzione del locale originario dibattito interdisciplinare su L' Uomo e la Macchina .
  • 23 Maggio 2007 Versione 1.0]

Con un inter-net-working "in prima generazione" e' difficile parlare di identita', attualita', senza citarne la densissima e illuminante storia.

Due belle allusioni alle pratiche incarnazioni delle purissime teorie informatiche sono state siglate da te nel raffinato repertorio di metafore sul software scritto con Mariella Berra, e da Italo Calvino nella lezione americana sulla leggerezza, che non tenne mai.

"L' industria pesante … e' ora piu' leggera dell' aria, leggera come il pensiero … Il software cui e' dedicato questo libro e' tutto e solo Spirito Santo …" Ma, aggiungi: "Produrre anime e' ben piu' difficile che produrre corpi" [NOTA A]

"Oggi ogni ramo della scienza sembra ci voglia dimostrare che il mondo si regge su entita' sottilissime: come i messaggi del DNA,gli impulsi dei neuroni, i quarks, i neutrini vaganti nello spazio dall' inizio dei tempi … Poi, l' informatica." [NOTA B]

[1] Storia e identita'

C' e' molto da approfondire, ma molto e' stato accertato sui termini fondamentali …

  • La tensione teorica a circoscrivere fra le due guerre i problemi logico matematici in termini di rigorosa risoluzione automatica (a livello macchina) fu temprata nel giro di poche stagioni da un severo stadio informatico prototipo
    • i medesimi padri fondatori, Turing, Von Neumann, Shannon, Wiener ecc. lavorarono personalmente alle applicazioni belliche su segnale-rumore decrittazione puntamento retroazione calcoli balistici ecc.
    • con naturalissimo trasferimento postbellico del know how pure ad ogni contesto e problema civile computabile;
    • lo stadio telematico prototipo (dal 1957) fu risolto con esemplare scissione fra rete militare (MILnet) e scientifica;
  • Lo stadio telematico di ricerca e sviluppo si dipano' con simmetrica trasfusione alle reti civili da quelle accademiche
    • basta pensare, a livello internazionale, al raccordo fra le universita' statunitensi delle due sponde e con le corrispondenti istituzioni transatlantiche; al peso che ebbe la gemmazione delle piattaforme UNIX (Bill Joy con UNIX BSD) che implementavano lo stack Arpanet ...
    • basta pensare, a livello nazionale
      • alla ricerca applicativa CNUCE di servizi di confine dell' informazione automatica: sotto le direzioni di Torrigiani ---> Capriz ---> Trumpy viene sviluppata una complessa filiera (compresa la esperienza nazionale pionieristica di comando e controllo satellitare) che genera negli anni un fondamentale aggancio "di scuola" (Luciano Lenzini ---> Laura Abba Antonio "Blasco" Bonito Fausto Caneschi Enrico Gregori Marco Sommani Daniele Vannozzi ...) ai processi internazionali eccellenti inter-net-working (Arpanet ---> TCP/IP) con cruciale esito e appuntamento (1987) alla "porta" civile (Domain Name System) locale dell' internet - il country code Top Level Domain ".IT";
      • alla visione di Enzo Valente di un Gruppo di "Armonizzazione" [oggi ridefinito come "Ampliamento" ... :-] delle Reti della Ricerca, svezzato nella sperimentazione delle reti INFN - CERN, e al tempo stesso primo Network Information Service NIS del ccTLD;
      • al' implementazione europea e locale tcp-ip nei nodi universitari di frontiera e UUCP dove convergono negli anni la opera di Attardi e dell' "altro" Joy (Marino, attore pure del pionieristico mercato internet nazionale con Marco Negri e poc' altri - e partecipe col suo collaboratore Alessandro Berni della corrispondenza costitutiva con IANA per la delegazione ccTLD);
      • a quel "nodo di rete" eccezionalmente singolare costituito da lustri di militanza IETF (a partire dalla domanda di protocolli di comunicazione in CERN) del primo tecnico europeo che detta un RFC: Claudio Allocchio ...
      • [...]
      • [NOTA C]

... E' di cronaca la complessiva redistribuzione dell' internet incontenibile (servizi world wide web) in inesausto ciclo socioeconomico, con resa di conti istituzionale che i ghostwriter del marketing politico inaugurano e datano dalla edizione del libro bianco Clinton Gore (1998).

Non e' stata neppure la prima volta che lo sviluppo di una ricerca teorica (pensiamo ad aerospaziale chirurgia chimica fisica medicina …) trova costante laboratorio (o servizio applicativo che dir si voglia) in quei pezzi di mondo "dove si puo' sbagliare poco" che sono i giochi di guerra e di business - e in fondo quando gli eroi di DARPA sottolineano ora la "radice" accademica dell' inter-net-working (Hatzfeld, Taylor) ora l' "obbiettivo" di difesa (Baran), in realta' illuminano pezzi (premesse, processi, conseguenze) di una medesima dialettica. …

Ma e' stata la prima volta della drammatica interfaccia sociale di un terminale livello personale.

Mainframe, midi, mini ,micro, office, home, personal, reti … Quali sono stati, per la tua esperienza e riflessione, i segnali forti del ribaltato rapporto uomo-macchina … e di una soglia della innovazione assunta come intima sensibilita' ("leggera come il pensiero", appunto, "sottilissima" ... wire-less :-) ... con cio' stesso radicata a costume antropologico [NOTA D] ... e in fine diffusa come standard interpersonale e sociale sconfinato - costituzionalmente, tecnicamente, programmaticamente sconfinato [NOTA E]?

[A.R. Meo]
  • Se dovessi azzardare una classifica degli strumenti di innovazione che hai elencato, collocherei, in ordine cronologico e in ordine di importanza crescente, il main frame, il personal computer ed Internet.
  • Il main frame e' stato lo strumento operativo fondamentale per le grandi imprese, le pubbliche amministrazioni centrali, le banche, e continua ad essere il cuore pulsante del sistema economico- produttivo dei paesi industrializzati.
  • Il personal computer ha rappresentato la transizione dall'informatica costosa, e in generale dalla tecnologia costosa, all'informatica e alle tecnologie di basso costo, dai saloni dei pochi agli studioli dei molti.
  • Internet e' stata la piu' importante delle invenzioni del secolo scorso perche' mai, nella storia dell'umanita', l'uomo ha avuto a disposizione uno strumento cosi' potente e cosi' efficace per la diffusione delle conoscenze e per la crescita del sapere.
  • Ma penso che nella storia recente di Internet due date spicchino per la loro importanza rivoluzionaria. Il primo anno è il 1995.
  • E' l'anno in cui i servizi di navigazione sulla grande ragnatela, il World Wide Web, conformi con lo standard proposto dal CERN tre anni prima, esplodono clamorosamente come dimostrato dal fatto che i volumi di dati scambiati dai "browser" superano quelli trasmessi dai server FTP addetti al trasferimento di file.
  • E' l'anno in cui nasce JAVA, viene proposto il primo "browser" sicuro che scambia dati criptati, iniziano i servizi commerciali in Rete e il Vaticano crea il suo primo sito.
  • E' anche l'anno in cui l'offerta del software libero si arricchisce di due prodotti importanti, lo UNIX di Berkeley o BSD e APACHE, che ora domina largamente il mercato dei server WWW. Soprattutto, è l'anno in cui Microsoft, I.B.M. e Digital, che avevano sognato il trionfo mondiale delle proprie soluzioni di rete proprietarie - M.S.N., S.N.A. e DECNET, rispettivamente - , si rassegnano alla sconfitta e accettano i protocolli di Internet come standard universale della comunicazione.

... E l' otto agosto 1995 Netscape si quota in borsa ... in pochi mesi balza da 28 a oltre 150 dollari per azione ... Secondo la testimonianza di Paul Ceruzzi ... "Leggendo i resoconti sui giornali e guardando i telegiornali, si aveva la sensazione che il giorno in cui la Netscape entro' in borsa avesse segnato il vero inizio della storia dei computer e che tutto il resto era stato solo un prologo." ...

[A.R. Meo]
  • Per questa ragione il 1995 può essere assunto a simbolo della transizione dalla tecnologia informatica proprietaria ad una tecnologia aperta, libera, spesso gratuita. La transizione non riguarda soltanto la tecnologia, ma la stessa informazione in senso lato: da un mercato dove sia la trasmissione sia il contenuto dei messaggi sono costosi, si passa a un mercato dell'informazione aperto e libero, generalmente poco costoso.
  • Il secondo anno importante è il 2001, l'anno in cui nascono le tecnologie peer-to-peer e la griglia computazionale, i Talebani afgani mettono Internet al bando e Bin Laden utilizza la Rete per organizzare l'attacco alle torri gemelle. In quell'anno William Quick riscopre il termine "blogosphere" coniato per scherzo da Brad L. Graham due anni prima, innescando l'esplosione dei blog e, successivamente, di "Google", "Second Life", "Wikipedia", "You Tube".
  • In tutte queste applicazioni il fornitore dell'informazione non è più l'editore ma l'utente, segnando la rivoluzionaria transizione dall'informatica e dall'informazione libera all'informatica e alla comunicazione cooperativa.
  • Le implicazioni economiche, politiche e sociali del nuovo modello di comunicazione sono imprevedibili, ma certamente aprono prospettive meravigliose per un futuro più equo e democratico.

[2] Meta-level Internetworking Architecture

Recuperiamo questo rimarco di Vinton Cerf …:

"To avoid being constrained to a single vendor's equipment and networking technology, DARPA set out in 1973 to develop a nonproprietary networking standard that would support computer-based command and control. It called the project Internetting." [NOTA F]

["Per evitare di essere vincolati all'apparecchiatura ed alla tecnologia di rete di un singolo venditore, DARPA decise nel 1973 di sviluppare uno standard di rete non proprietario che supportasse gestione e di controllo computer-based. Questo sviluppo fu chiamato progetto Internetting."].

… e arriviamo quindi al punto: un team di ragazzi piuttosto svegli (tutte le mattine dovremmo ringraziare l' impagabile fattore di una banda di old boys ancor vitalissimi) ha scritto:

"… The Internet as we now know it embodies a key underlying technical idea, namely that of open architecture networking. In this approach, the choice of any individual network technology was not dictated by a particular network architecture but rather could be selected freely by a provider and made to interwork with the other networks through a meta-level 'Internetworking Architecture'". [NOTA G]

["… Internet come ora sappiamo incorpora una sottesa idea tecnica chiave, cioè quella di rete di servizi di architettura aperta. In questo approccio, la scelta di qualsiasi singolare tecnologia di rete non è stata dettata da una particolare architettura di rete ma ha piuttosto potuto essere liberamente selezionata dai fornitori di servizi e realizzata in interazione con le altre reti attraverso un meta-livello 'Architettura Internetworking'"]

[3] Neutralita' sistemica

Molti accenti si possono marcare sulla neutralita' dell' inter-net-working come sistema, a partire ovviamente dal linguaggio macchina e rete semanticamente spoglio

  • cristallina trasparenza e distinzione degli strati fisici e logici di connessione, rete, indirizzamento, trasporto, utilita', applicazioni;
  • architettura non gerarchica di connessioni ridondanti;
  • matrice essenziale, modularita', replicabilita';
  • agnosticismo protocollare rispetto al canale [telefonico, radio, satellitare ...];
  • agnosticismo protocollare rispetto al segnale [rappresentazione multimediale];
  • agnosticismo protocollare rispetto ai dati;
  • indiscriminazione dei contenuti, indiscriminazione degli accessi;
  • disponibilita' di funzioni e applicazioni sia d' archivio che real-time;
  • decondizionamento spazio temporale, interazione inintermediaria, sincronia;
  • [...]

La estrema neutralizzazione dei processi di indirizzamento e trasporto restituisce una peculiarissima euristica eccentrica

  • "intelligenza" del sistema programmaticamente concentrata sui terminali di comunicazione, end to end, point to point
  • riproduzione allargata di servizi a mezzo di servizi, di informazione a mezzo di informazione

Una rete straordinariamente self-consistent ...

Per cui sembrano pure fragili i rapsodici disegni di una sua scissione in 2 internet - l' una "commerciale", l' altra "civile" ... presunzione e illusione discriminatoria di vecchio conio ... rinvia concettualmente alla prima stesura degli statuti dei generic Top Level Domain : la ambizione di connotare e differenziare, prima ancora che qualita' di banda e servizi - addirittura la semantica e il mercato di .com .net .org ... [NOTA H].

Ben altro problema e' sotteso - e all' orizzonte: distinguere a rigore i servizi telco e i servizi inter-net-working ...

Comunque: quali aspetti, tecnologici, sociali, della neutralita' della interconnessione sembrano a te oggi di maggiore attualita' ?

[A.R. Meo]
  • I due aspetti che mi paiono oggi piu' importanti sono quelli che tu chiami l'agnosticismo protocollare rispetto al canale e l'agnosticismo protocollare rispetto al segnale.
  • Il primo e' stato importante perche' ha consentito una drammatica riduzione dei costi con l'avvento, ad esempio, delle fibre ottiche da mille miliardi di bit al secondo, con cui si sono realizzate e si continuano a realizzare le grandi dorsali della Rete.
  • L'importanza del secondo e' rappresentato da quella che oggi chiamiamo "convergenza", ossia dalla possibilita' di integrare i messaggi e i testi di documenti con immagini, audio, musica, filmati.

[4] Neutralita' relazionale

Cio' che ovviamente consegue e' la neutralita' dell' inter-net-working … in rapporto agli altri sistemi: in termini disarmanti, talora sconcertanti.

E altrettanto ovviamente, rispetto all' accrocchio irregolarmente inintermediario, e' di costante cronaca qualche resistenza socio-culturale e scomposta reazione degli establishment maturi - essi tutt' altro che neutrali - e dei loro consolidati equilibri (assetti economici, politici, ideologici ben connotati, localizzati e interessati - e connessi magazzini della mediazione e consenso…).

La mia personale considerazione e' ancora: mi stupirei del contrario … e' sempre andata cosi'. Tutte le volte che e' esplosa una rete di comunicazione ... punto-punto, end to end, secondo lo slang di oggi. Sempre - dalla dissacrazione che Benjamin ascriveva alla riproducibilita' tecnica del segno d' arte ma ancor piu' lontano .... alla sua originaria corrosiva costituzione, connaturata alla rivoluzione essenziale dell' evo moderno secondo alcuni: che considerarono Gutemberg l' autentico "ministro" di Lutero ...

[4.1] Internet~Economia

Partiamo dal rapporto fra l' internet e l' economia … di cui sembra violare qualche consuetudine proprio per via della "produzione e manutenzione" spostata sul client … con valore d' uso eccezionalmente aggiunto, in vece che consunto ...

Cosa significa insomma: produrre, distribuire, consumare - IN RETE ?

[A.R. Meo]
  • L'economia di Internet, e, piu' in generale delle tecnologie soffici e delle "anime" (i prodotti delle tecnologie soffici), e' completamente diversa dall'economia delle tecnologie dure e dei "corpi" (i prodotti delle tecnologie dure).
  • Le differenze sono molte e complesse e meriterebbero un intero trattato. Mi soffermo su qualche punto.
  • Una differenza è rappresentata dalla diseconomia di scala dei costi di sviluppo rispetto alla dimensione del prodotto.
  • È ben noto che il prodotto industriale classico è caratterizzato da economie di scala. Un aeroplano da 500 passeggeri costa meno di due aeroplani da 250 passeggeri ciascuno; una petroliera da 100.000 tonnellate costa meno di due petroliere da 50.000.
  • La stessa economia di scala si manifesta sulle dimensioni degli apparati produttivi: una fabbrica che produca un milione di autovetture all'anno costa meno di due fabbriche da mezzo milione di vetture ciascuna.
  • Viceversa, il costo di produzione di un programma da diecimila istruzioni è più del doppio del costo di un programma da cinquemila istruzioni. Infatti, al crescere delle dimensioni di un programma cresce il numero dei sottoprogrammi da collegare, cresce clamorosamente il numero delle interconnessioni di questi moduli, cresce il numero delle cose di cui i programmatori debbono tener conto a mente correttamente, cresce il caos nella loro testa e ancor più nel team di progetto che sta sviluppando il prodotto.
  • Probabilmente il costo di sviluppo di un programma cresce con il quadrato delle sue dimensioni, per cui il prodotto da 10.000 istruzioni costa quattro volte il prodotto da 5.000. E certamente il numero dei bachi cresce ancor più rapidamente, forse con il cubo delle dimensioni, per la difficoltà crescente di collegare correttamente le unità elementari del programma.
  • Si noti che questa diseconomia di scala non si osserva nei processi artigianali di basso livello, dove, fra l'altro, si possono duplicare le risorse riducendo i tempi di sviluppo in proporzione, ma è tipica dei processi creativi di alto livello, dalla pittura all'architettura, dal romanzo al design.
  • Sfortunatamente, nel comparto del software e dei prodotti soffici in genere, a una natura non industriale dei processi produttivi corrispondono peculiarità dei processi distributivi sin troppo "industriali". Il costo sul mercato di un'unità di prodotto di tipo tradizionale, come un televisore o un'automobile, in virtù delle economie di scala dei processi produttivi e distributivi, diminuisce al crescere del numero di oggetti venduti. In altri termini, i settori industriali classici sono caratterizzati da un'economia di scala anche rispetto alle dimensioni del mercato.
  • Tuttavia, questa economia è limitata da uno zoccolo duro, costituito al minimo dal costo delle materie prime e dell'energia impiegate nella generazione di un'unità di prodotto.
  • Nel software questo zoccolo duro non esiste, perché il floppy disk o il CD-ROM che ospitano il programma, o la carta di un giornale, o l'energia necessaria per irradiare un programma televisivo, hanno un valore intrinseco molto piccolo.
  • Di conseguenza, il costo sul mercato di un programma software, o di una trasmissione televisiva, o di un giornale, è una funzione rapidamente decrescente del numero di copie vendute: se lo sviluppo di un prodotto software è costato un miliardo, il costo dell'unità di prodotto è pari a un miliardo se vendo una copia sola, ma scende a un milione se riesco a vendere mille copie.
  • L'associazione perversa della diseconomia del costo di sviluppo sulla scala della dimensione del prodotto e della accentuata economia di scala rispetto alla dimensione del mercato, produce poi la peculiarità più importante del mercato dei prodotti dell'informazione.
  • Per raddoppiare un programma che abbia già raggiunto un certo successo sul mercato, si deve investire quattro volte di più di quanto si era investito nella prima versione, ma percontinuare a venderlo allo stesso prezzo si deve poter contare su un mercato quattro volte più grande. Ricordiamo solo due delle molte conseguenze di questo meccanismo perverso.
  • La prima è quella che potremmo chiamare la legge di Paperone, o legge degli investimenti crescenti. Per restare sul mercato si deve investire sempre di più, molto di più. Con pochissime eccezioni, le risorse accumulate con un prodotto di successo non sono sufficienti per coprire l'investimento richiesto dalla versione successiva.
  • La seconda è la sindrome di Luciano. Pare che Pavarotti guadagni 500 mila euro a sera, mentre il tenore numero due in Italia porti a casa la decima parte di Pavarotti e il tenore numero 20 canti gratis o quasi nel teatro della parrocchia.
  • Bill Gates è diventato l'uomo più ricco della terra nell'arco di quindici anni, mentre migliaia di software houses in tutto il mondo, e in particolare nel nostro Paese, chiudevano i battenti, oppure rinunciavano a operare nel settore della produzione del software per occupare comparti di nicchia nell'area dei servizi di installazione o personalizzazione dei prodotti di altri.
  • Gli Stati Uniti hanno portato a casa migliaia di miliardi di dollari con la vendita di prodotti software, caratterizzati da un tasso di valore aggiunto pari a 100%, mentre paesi come il nostro, che pure rivendicano una presenza nel novero dei paesi più industrializzati, non riescono a esportare praticamente nulla in questo comparto. E non parliamo dei paesi poveri.
  • Trasferire una cultura, come è necessario per realizzare il progetto descritto da Jean Jacques Servan-Schreiber ne "La sfida mondiale", è molto più difficile che trasferire un'industria manifatturiera.
  • Pertanto, come è successo altre volte nella storia dell'umanità, l'avvento delle nuove tecnologie si è trasformato in un nuovo strumento di divisione e qualche volta di sopraffazione, in opportunità di arricchimento per alcuni e causa di impoverimento per altri.
  • Le tecnologie soffici erano state presentate come angeli buoni destinati a portare il riscatto dei poveri, ma si sono rivelate anche demoni malvagi.

Probabilmente non e' stato mai disponibile un mix di tecnologia e informazione cosi' sfuggente ed eretico, dalla nativa frontiera paradossale dello stato dell' arte del computer personal sviluppato nei garage … all' oggi della intrapresa ben poco pianificata della sua rete di host e servizi … con prezzi orientati a quei costi decrescenti che tradizionalmente connotano azionariato cooperativo.

In pratica l' internet pare proprio innervazione di fisiologica concorrenza, chiusura insofferente a logiche di egemonie mercantili: impermeabile nella struttura, permeabile nella funzione (di risolvere e trasportare ogni segno con indiscriminata accessibilita'); prassi esemplare ed incontrattabile d' interoperabilita' e in tal senso estrema metafora open.

Ho qualche motivo di chiedere proprio a te: cosa significa, oggi, "open" ?

[A.R.Meo]
  • "Open" ha molti significati. Il primo, ed e' probabilmente la ragione fondamentale della tua domanda, fa riferimento al software.
  • "Open source software" e', come noto, un prodotto software che venga distribuito con una licenza come la General Pubblic Licenze (G.P.L.) che prevede la disponibilita' del codice sorgente per l'utente e la liberta' di modificare, duplicare e ridistribuire il prodotto delle modifiche senza alcun vincolo che non sia quello di non privatizzare quel codice.
  • Quando si parla di open source software, anche nell'ambito di addetti ai lavori, il riferimento scontato va quasi esclusivamente alle esperienze di Linux e alle sue prospettive di sviluppo nell'industria dell'informazione e nel relativo mercato.
  • Questa associazione non e' pienamente giustificata, in quanto la piu' importante realizzazione dell'open source software e' Internet, quel meraviglioso intreccio di soluzioni e programmi che sarebbe potuto nascere soltanto in un'ambiente pubblico di collaborazioni libere.
  • Internet e' stata madre dell'open source software, nel senso che la Rete e' stato lo strumento fondamentale che ha reso possibile la collaborazione di tanti studiosi e programmatori.
  • Ma Internet e' stata anche la figlia del software libero; infatti Internet e' uno straordinario e inusuale esempio di bene pubblico, non soggetto ad appropriazione privata esclusiva, il cui uso non desta rivalita'.
  • Piu' in generale la "openness" puo' riferirsi alla conoscenza e quindi la questione dell'open source software e' soltanto un caso emplematico della piu' ampia questione della proprieta' intellettuale.

Ancora sul rapporto internet-economia.

"…Multinational collaborative research project": vale proprio la pena popolarizzare questa cristallina espressione, e categoria centrale, che emerge dalla densa raccolta di fonti censita da Ronda Hauben [NOTA I], e da cui estraggo i riferimenti, tra i pionieri corrispondenti di sponda europea, proprio al ruolo del CNUCE (la scuola informatica pisana insomma, che affonda le radici nella visionaria sollecitazione di Fermi a costruire il primo computer italiano, la CEP, Calcolatrice Elettronica Pisana), i cui reparti reti realizzarono l' aggancio locale prima con ARPAnet quindi con l' internet.

"The process of the Internet's development offers an important prototype to understand the creation of a multinational collaborative research project which depends on and fosters communication across the boundaries of diverse administrative structures, political entities, and technical designs"

"Certainly by 1979, the SATNET project as a development project had been largely completed. There was a major meeting in Washington, with a session on SATNET. I know that UCL participated in it.... At that meeting we used packet voice to present part of the proceedings from London in Washington. I am sure that CNUCE (Pisa, Italy) and DFVLR (Munich, Germany) were well and truly aboard by them. Equally clearly the SATNET route had become an operational entity by around 1983,using TCP/IP. Shortly after that the academic parties in Italy and Germany dropped out. The Defence parts never played any important role in network development in Germany, Italy or the U.K."

"In fact, we formed a coordination board - the International Coordination Board (ICB) that included NDRE, UCL, the German DFVLR and the Italian CNUCE as well as DARPA to coordinate the international efforts."

"As Kirstein and Kahn emphasize, there were five nations who were participants in the SATNET experiment. He writes that SATNET included not only the U.S., Norway and Great Britain, but eventually also sites at DFVLR in Oberpfaffinghofen, Germany (near Munich), and CNUCE in Pisa, attached to the Fucino earth station in Italy."

Mi rendi qualche episodio, e memoria illuminante, sull' impianto combattutissimo, nella infelice penisola, di quel "…Multinational collaborative research project" ?

[A.R.Meo]
  • Ricordo quel giorno, nella primavera inoltrata del 1995, in cui, lavorando io al venti per cento del mio tempo nei laboratori di una importante impresa elettronica italiana, proposi di aprire ad Internet uno dei nostri prodotti hardware.
  • Usai tutto e solo software libero e gratuito e montai su un processore specializzato nell'elaborazione di segnali un emulatore di modem.
  • Di conseguenza il collegamento Internet non sarebbe costato assolutamente nulla ne' in fase di produzione ne' di distribuzione, ne' al produttore ne' al cliente.
  • Organizzai una dimostrazione per mostrare alcune delle meraviglie nuove di Internet come la connessione in tempo reale con mia flglia, che era allora ospite di una Universita' Americana.
  • Mi aspettavo di essere abbracciato, ma la risposta che arrivo' dai quartieri alti dell'Azienda fu semplicemente: "Non ne vale la pena. Non c'e' futuro per Internet".

Furono pure anni amaramente scanditi da un drammatico disallineamento in Italia fra la ricerca e la industria elettronica con dimissione della ragion politica e inaugurazione di un "pensiero debole" sulla innovazione che segnera' per anni le nostre istituzioni.

La startup della versione maggiore della CEP, il 13 novembre 1961, era stato raggelato (a un anno e mezzo dalla scomparsa di Adriano) dalla tragica morte a 37 anni di Mario Tchou leggendario leader del Laboratorio Ricerche Elettroniche della Societa' di Ivrea. La Olivetti aveva

  • contribuito (con convenzioni dal 1954) alla esperienza pisana e dell' INAC romano;
  • realizzato la prima classe (ELEA 9000, 1959, rif. Mario Tchou) di computer commerciali nazionali;
  • creato con TELETTRA un polo di autonoma produzione componentistica (SGS Societa' Generale Semiconduttori, 1957, rif. Federico Faggin);
  • anticipato, con la prima calcolatrice elettronica da tavolo del mondo (PROGRAMMA 101, 1963, rif. Piergiorgio Perotto), un modello di computer a taglia personal.

ll primo luglio 1965, quattro giorni prima della inaugurazione del CNUCE, a rendiconto di tutte le eresie della Olivetti e del suo leader, si consumera' formalmente la "occasione perduta" del polo industriale elettronico (made in Italy, con straordinaria anticipazione, pure per immagine e design proprio: Luciano Berio, Bruno Caruso, Franco Fortini, Nelo Risi, Ettore Sottsass ...), con il trasferimento alla General Electric del 75% della Divisione Elettronica della Olivetti.

Verranno richiamate in proposito brucianti metafore:

  • make or buy? (Corrrado Bonfanti) ;
  • dal laboratorio al mercato (Franco Filippazzi);
  • l' imprenditore e il bottegaio, due categorie dello spirito economico (Giovanni Paoloni);
  • l' elettronica: un neo da estirpare (Pergiorgio Perotto, Beppe Rao);
  • l' informatica: un' occasione perduta (Lorenzo Soria)
  • la scomparsa dell' Italia industriale (Luciano Gallino).

Ma la sintesi del "caso" piu' fredda e controllata (e per cio' impietosamente emozionante) per me l' hanno vergata Giorgio Sacerdoti e Francesco Ranci:

"Il problema e' che, anche se qualcuno avesse avuto a cuore la buona sorte della Olivetti, o addirittura lo sviluppo del paese, da nessuna parte si era ancora capito il futuro dell' elettronica, nonostante il fatto che era gia' cominciato" .

Molto semplicemente, fra quelle due date, chi in Italia deteneva realmente il potere di decidere il futuro, aveva emesso una sentenza di sistema.

"La societa' di Ivrea e' strutturalmente solida e potra' superare senza grosse difficolta' il momento critico, sul suo futuro pende pero' una minaccia, un neo da estirpare: l' essersi inserita nel settore elettronico, per il quale occorrono investimenti che nessuna azienda italiana puo' affrontare"

(Vittorio Valletta alla Assemblea degli azionisti FIAT, aprile 1964, ).

29 anni prima Guglielmo Marconi aveva detto in un'altra Assemblea, del CNR .

"Ho inteso varie volte giustificare lo sviluppo preso dalle ricerche scientifiche presso altre grandi nazioni col fatto che in tali nazioni l' industria, essendo piu' ricca che da noi, puo' permettersi di finanziare abbondantemente le ricerche. Ma ci si potrebbe forse domandare se per avventura il ragionamento non possa essere rovesciato, e se non si debba invece attribuire la floridezza dell' industria in alcune grandi nazioni, in parte almeno, al fatto che quegli industriali hanno avuto il tempestivo coraggio di finanziare le ricerche da cui le loro rispettive industrie hanno tratto vitali elementi di prosperita' "

Make or buy?

Bruno de Finetti al ritorno da una missione inglese per raccogliere elementi sull' impianto del primo calcolatore "romano" (presso l' INAC diretto da Picone) riportava una unanime consulenza:

"Build ! You Must Build your computer yourselves".

[Chi non ha "capito", chi non si e' "speso", chi non ha "investito il sistema" - ha "pagato": il mitico Beppe Attardi mi dice che Angelo Raffaele Meo e' stato uno dei primi a cogliere il volano dissolutivo della innovazione presso i sistemi dell' Est … e per tornare a noi radici e problematiche di lontane stagioni scandiscono una ricorsiva attualita' con impietosi echi]

Nella medesima appassionante "era della fondazione" Enrico Fermi scriveva:

"[...] Interrogato circa le varie possibilita' di impiego di tale somma, quella di costruire in Pisa una macchina calcolatrice elettronica mi e' sembrata, fra le altre, di gran lunga la migliore. Essa costituirebbe un mezzo di ricerca di cui si avvanteggerebbero in ogni modo, oggi quasi inestimabile, tutte le scienze e tutti gli indirizzi di ricerca"

A te e' toccato l' onore di una struggente concatenazione: nel 1988 hai illustrato il rigore scientifico di Giovanni Battista Gerace, designer hardware della CEP e diciottotto anni dopo hai commemorato il suo allievo Franco Denoth (che costantemente si impegno' a risolvere ogni ricerca allo stadio prototipo almeno) con un titolo militante: "scrivere, non solo leggere, i capitoli della storia dell' informatica" …

Raf … make or buy?

[A.R.Meo]
  • Make! make! make!
  • Certamente una piccola impresa di trasporti non dovra' costruirsi gli autocarri in casa, ma il sistema Paese deve costruirsi tutto.
  • Le tecnologie sono sinergiche ed e' assolutamente necessario possederle tutte.
  • Nei giorni infelici della chiusura della divisione personal computer di Olivetti, scrissi a un quotidiano, che non pubblico' il mio articolo, che dalla chiusura di Scarmagno sarebbero derivati giorni difficili anche per Mirafiori.
  • In questo momento storico l'autarchia e' molto meglio dell'accettazione supina di un modello della divisione internazionale del lavoro che affida ad altri paesi, tipicamente agli Stati Uniti d'America, il compito di sviluppare le tecnologie e i prodotti piu' innovativi, lasciando al nostro Paese il compito di produrre i prodotti e le tecnologie mature.
  • Ti invito a riflettere su questo momento dell'evoluzione del capitalismo. Vi e' stata una fase importante della globalizzazione capitalistica del mondo in cui i paesi ricchi si sono specializzati nella produzione delle anime e nella generazione dei bit, delegando ai paesi poveri la produzione dei corpi, ossia degli atomi corrispondenti a quei bit.
  • La fase nuova e' caratterizzata dalla delega ai paesi poveri anche della generazione dei bit, conservando tuttavia la proprieta' intellettuale di quei bit.
  • Quando il mio Rettore firma un accordo di collaborazione con la General Motors che prevede che la proprieta' intellettuale dei risultati delle ricerche conseguite sara' esclusivamente dell'Azienda Americana, fa operazione meritoria nei confronti del Politecnico, ma danneggia spaventosamente il nostro sistema Paese.
  • Questo momento dell'evoluzione del capitalismo e' pericoloso anche per il futuro dello stesso capitalismo.
  • Ringrazio di cuore il caro amico Beppe Attardi che ha ricordato la mia antica previsione di dissoluzione del sistema sovietico, ma direi che quella era una previsione facile, dopo la lettura della dichiarazione del PCUS, secondo la quale l'informatica era inutile scienza capitalistica.
  • Gli uomini di quel consesso avevano capito l'importanza dell'industria pesante, ossia dell'industria degli strumenti della produzione, ma non avevano compreso che l'industria pesante del nuovo mondo e' piu' leggera dell'aria, leggera come il pensiero.
  • Fare previsioni oggi e' molto molto piu' difficile, ma constatando che il potere delle multinazionali piu' forti e' costruito sul concetto di proprieta' intellettuale, che non e' un diritto naturale e non ha piu' alcun senso, non si puo' non temere la dissoluzione del capitalismo.
  • Cosa verra' dopo nessuno lo sa.

[4.2] Internet~Politica

Andiamo a sbattere quindi sul rapporto fra l' internet e la politica.

Anche qui, guardiamoci un poco alle spalle: l' internet nasce nelle esatte "costituzioni" di liberta' di pensiero, parola, intrapresa: addirittura dalla rivendicazione estrema di esse.

Ma all' internet e' ben convenuto (credo si possa dire francamente e limpidamente) startup non-concessionario e sviluppo sottotraccia all' establishment: per cui va' pure compreso e scontato un certo grado di disorientamento da parte di una politica che non ha a tutt' oggi studiato in ogni implicazione che l' internet

  • non e' una rete ma network di ogni rete, non e' quindi singolare servizio applicativo di telecomunicazione
  • non risolve l' ambizione illuministica di ordinare la "enciclopedia universale": ma quella di interconnettere in lettura e scrittura sincronicamente (e "transemanticamente" si potrebbe forse dire) ogni declinazione "di dottrina e di costume" .…

Veniamo al punto, quindi: il mio sospetto e' che le piu' intime contraddizioni dello sviluppo dell' internet affondino radice non nell' impatto limpidamente antagonista con i modelli autoritari, con le dittature - ma nel cuore delle democrazie e delle loro stabili intermediazioni, delegazioni, rappresentanze, concessioni

La partita e' fra

  • regole del gioco democratiche, e inesorabilmente intermediarie, della convivenza
  • pratiche indiscriminatamente inintermediarie e sincrone di comunicazione

nell' esercizio dei medesimi cittadini.

Lasciamo quindi a qualche banale agitazione e propaganda le ipoteche ed ingenue metafore del "cervello", del "cuore" di una rete eccentrica … che si consumano infallibilmente nella ricerca inconcludibile

  • della "Redazione" e del "Palinsesto" di una interconnessione sincrona di accessi e contenuti indiscriminati …
  • del "Consiglio di Amministrazione" di un business la cui equazione di valore si risolve nel mercato inesausto di servizi a prezzi costantemente orientati a costi decrescenti - da cui esplosivo abbassamento della soglia di innovazione ecc. …
  • del Comitato Centrale di un "Partito" dove gia' oggi militano (un miliardo di corrispondenti nel pianeta, 28 milioni in Italia) i cittadini medesimi di ogni partito, fede, ideologia …

Il problema vero, a partire dalla classica definizione di Brockman secondo cui le rivoluzioni tecnico scientifiche non interpretano il mondo ma creano universi, consiste nei limpidissimi disallineamenti fra l' architettura internet e le regole del gioco dell' universo politico.

  • Nel tempo: sincrona la RETE, asincrona la POLITICA.
  • Nello spazio: la latitudine della POLITICA è ancora, e forse inesorabilmente, identificata (e rappresentata) sulla "localizzazione di interessi", mentre la RETE può sopravvivere solo su una rincorsa, replicazione e distribuzione inesausta della propria matrice di ramificazione.
  • Nella gestione ordinaria: l'approccio POLITICO è sostanzialmente e responsabilmente fondato sulla "mediazione", il "problem-solving" della RETE sul "rigore".
  • Nella gestione delle crisi: spesso alla loro consumazione, tipicamente agendo sulle conseguenze, talora in logica di emergenza: la POLITICA. Per controllo sperimentale, tipicamente in logica di programmazione, alla fonte: la RETE.
  • Probabilmente "ricerca di consenso" in politica e "rough consensus" in rete non sono proprio perfettamente sovrapponibili.
  • […] L'ultimo ed esemplare disallineamento è, come sempre, quello istituzionale: Istituzioni pluriennali di democrazia rappresentativa garantite per ricambio (quando và bene): la POLITICA. Ramificazione di nodi di rete ad hoc (e quindi: nodi di nodi di rete, e nodi di nodi di nodi di rete): la RETE.

La rete, le reti della ricerca, l' internet in modo clamoroso e "popolare", costringono la politica a rivedere l' approccio consueto dei modelli classici propri: accentramento/decentramento, statalismo/federalismo: moltiplicazione/divisione di poteri insomma (e a rivedere pure le tecniche dell' approccio: di fronte alla cosa piu' interconnessa del mondo la politica si relaziona tipicamente nei termini piu' scoordinati - e compie ormai sette anni la invocazione, e la attesa, in Italia, di una commissione parlamentare di informazione interlocuzione e istruttoria legislativa per la rete della innovazione ...).

  • La rete funziona per distribuzione e fondamentale sottrazione dei costituiti poteri di comunicazione, con restituzione di essa ai suoi soggetti naturali;
  • funziona per competenze riconosciute (tipicamente ai pionieri costituenti della prima, ed ancor vitale, generazione di old boys del network);
  • funziona per metodo sperimentale (un protocollo "passa o non passa" alla versione standard nel corso di un processo di laboratorio);
  • funziona per rough consensus (che la comunità, semplicemente, convalida o meno, e molto praticamente, nel riscontro quotidiano di modelli concorrenti da parte di milioni di utilizzatori).

Il problema si traduce in una scelta di poca mediazione e poco margine:

  • se la politica calcola, o meno, di assumere insieme e spregiudicatamente potenzialita' e rischi di un sistema di cittadini_inter_connessi;
  • se la politica calcola o meno di far esplodere la logica d' interconnessione nel cuore e nella periferia dello Stato.

Questa scelta non e' ancora stata fatta. Il suo processo deve scontare il netto di ogni contraddizione e resistenza, ovviamente - in quanto investe udienze inedite per lo Stato ; ma pure per il simmetrico logoramento d' udienza (sopra tutto presso le classi di eta' giovanili) dell' ossatura costituzionale di partecipazione e consenso: i Partiti.

E' di pubblico dominio che il primo arrocco, il primo "riflesso condizionato" della politica sull' internet" in Italia, dal 1999, e' consistito in due simmetrici, consecutivi e bipartizan tentativi di mettere sotto il diretto controllo dell' Esecutivo il country code Top Level Domain .IT, da parte di entrambi i poli, nella XIII e XIV Legislatura.

A partire dall' ultimo biennio dell XIV Legislatura si e' sviluppata una meno rozza strategia di concertazione disallineata attraverso convocazione sistematica di distinti pezzi della rete in separati tavoli ministeriali.

Ma, al netto dei metodi d' interferenza monitorizzati puntualmente da Interlex e Punto Informatico , e che la delegazione locale dell' editor mondiale dei protocolli internet http://www.isoc.it approfondisce sui piu' clamorosi approcci legislativi, cio' che ancora e sopra tutto emerge in fatti e con cio' stesso in teoria, e' una propensione della cultura istituzionale al commissariamento amministrativo della soglia di accesso all' internet: fraintendimento drammatico, digital-divide allo stato puro, paradosso di un disegno ("ruolo metaprovider di Stato ?") per l' esercizio del quale risulta di facile pronostico la tentazione ricorrente, e storicamente consueta, di affidamento alla unica rete che la politica veramente conosce … la rete Telco.

Per cui, nel disegno di proporre e perseguire una agenda istituzionale per l' internet, e a somma di tutti i fili di discorso, e' viatico pregiudiziale che la interconnessione neutrale delle reti ... si interconnetta politicamente nei confronti degli uffici di pubblico interesse : nei passaggi essenziali di una complicata trama di decenni non e' stato abdicato il saggio ammonimento di Vinton Cerf ... "Internet was designed with no gatekeepers over new content or services".

Tu ne hai viste tante e su molti fronti pure di altissimo profilo istituzionale (ma a me piace ricordare un dibattito del secolo, millennio scorso, all' eversivissimo ed okkupatissimo Bulk di Milano: c' era un vecchio ingegnere olivettiano commosso, c' era un giovanissimo Marco d' Itri) … ti chiedo: nella tua personale esperienza quali disallineamenti ti hanno particolarmente colpito, fra politica e internet ?

[A.R.Meo]
  • Ti confesso di aver ravvisato spesso disallineamenti ideologici, ossia interpretazioni del fenomeno Internet alla luce di preconcetti ideologici, ma di aver quasi sempre provato un moto di simpatia nei confronti di osservatori politici ingenui in quanto obnubilati dalla passione politica.
  • Considero la perdita di valori ideologici e non l'eccesso di interpretazione politica uno dei mali della società attuale. Più gravi mi paiono invece gli errori di interpretazioni derivanti nel mondo politico dal dominio assoluto della cosiddetta cultura economica.
  • Considero importante la cultura economica quando si manifesta come autentica cultura scientifica e non come religione assoluta costruita sui sacri dogmi del “privato è bello”, “flessibile è bello”, “libero e bello”, “globale è bello”, ecc..
  • Sfortunatamente questa ultima religione impregna tutto il mondo della politica.
  • Ecco un episodio che mi pare significativo, già raccontato in un libro di Bolognani. Un giorno, all'epoca del Forum per la Società dell' Informazione promosso da D'Alema, allora Presidente del Consiglio, mi recai dal coordinatore di quell'iniziativa a nome dei colleghi per chiedere più ricerca e più sviluppo di tecnologie in quel programma, che sembrava avere come obiettivo centrale soltanto lo sviluppo di applicativi pur importanti per la diffusione della cultura informatica nella società.
  • La risposta di quell'economista, che è un caro amico ed è forse il più bravo degli economisti italiani, fu lapidaria: “il treno delle tecnologie dell'informazione è irrimediabilmente perduto e non dobbiamo spenderci nemmeno una lira”.
  • Quella risposta riassumeva il parere comune di tutti gli economisti e di tutti i politici responsabili della politica economica del Paese, un'opinione che ideologizza la supina accettazione di quel modello della divisione internazionale del lavoro a cui facevo riferimento e che ha condotto l'Italia alle soglie del sottosviluppo.

Cerf : " … The internet is a reflection of our society and that mirror is going to be reflecting what we see … If we do not like what we see in that mirror the problem is not to fix the mirror, we have to fix society." [NOTA J]

["Internet è un riflesso della nostra società e tale specchio va a riflettere cio' che vediamo ... Se cio' che vediamo allo specchio non ci piace, noi dobbiamo guardare non allo specchio, ma alla società."]

E' un po' dura sognare uno specchio del mondo ripulito dalle sue trasgressioni - eppur oggi sono in in riedizione ancora una volta -a fronte di questo inquietante specchio del mondo, di noi stessi- intime quanto ingenue compulsioni iconoclaste; ed e' di cronaca l' ordine del giorno, teorico e pratico, di un filtro convenzionale, ovvero politico, per l' internet.

Ma forse non si tien conto che la restituzione di ruolo compiuto ai soggetti propri della comunicazione (talche' si puo' alludere correttamente pure a un rete di reti di persone) ...

  • accentra lo autentico e discriminante filtro critico in chi legge il nastro infinito della rete
  • rivendica la responsabilita' personale di tutti coloro che lo scrivono.

Prepariamoci tranquillamente ad ogni mediocrita' se il punto non sara' assimilato sino ad ogni sensibile implicazione: convergono al medesimo livello di esercizio la materiale interfaccia (sempre piu' personal, mobile, eterea ed ubiquitaria ...) progressivamente scalata della informazione automatica e la costituzione scritta. La responsabilita' e' personale.

Storia e cronaca di editoria, cinema, televisione, telefonia, posta ecc. documentano la discussa efficacia, il poco respiro, e qualche obiezione di principio, nei confronti di uffici di intermediazione politica nei flussi della comunicazione e nei palinsesti della informazione: probabilmente, ancora una volta dopo l' ultima, dovremo riscontrare come la trasgressione trasmuta in eversione, quando ridotta a coatta ed epidermica clandestinita' ...

In modo specialissimo l' inter-net-working in quanto tale non produce ne' consuma informazione (semmai cerca di distribuirle in modo organizzato, ma questo tema meriterebbe un' altra conversazione) e si rinvia quindi limpidamente, per la risoluzione delle infrazioni,

  • alla misura esattissima e difficile ma maestra via dell' ordine giudiziario (con le garanzie connesse)
  • con fisiologica ripulsa di pratiche discrimitorie di fonte e ragion politica (con "garanzie" notoriamente controverse) o addirittura di un irresolvibile ruolo metaprovider di stato.

In ogni caso sarebbe ben ingenuo e patetico voler disporre normalmente (al netto di straordinarie emergenze, da calcolare con ogni prudenza) di una una sincroni'a impagabile e al tempo stesso di una sua "linea di ritardo" .

Ovvero non e' praticabile una strategia di intercettamento di contenuti nello strato cruciale di indirizzamento e trasporto - e il network non puo' , semplicemente, rinunciare al preziosissimo criterio e standard di irresponsabilita' semantica dei provveditori di servizi.

Lo sconsolante percorso e' sempre quello ..

  • si riesuma una delicatissima tutela "di costume e di dottrina";
  • da essa si sconfina sino ad assumere obbiettivamente la istruttoria di "fatto di reato";
  • l' arbitrato di questo viene sottratto al giudice naturale;
  • la gerarchia sugli uffici di indagine viene penosamente spostata dal mandato inamovibile del giudice medesimo ad un transitorio mandato politico;
  • si vincolano i provveditori di dervizi di interconnessione a prestazioni anomale ed onerose per essi ed il sistema;
  • si violano, per interconnessione, comunicazioni incensurabili con danno ai legittimi corrispondenti;
  • si interferisce in assoluta improprieta', con protocolli tecnici di comunicazione.

... Il tutto applicato ad una rete strutturalmente ridondante di indirizzamenti e trasporti e percorsi alternativi e quindi con ... con declamatoria inefficacia: questo e' la perversa pedagogia ed irresponsabile eredita' che tipicamente viene rilasciata ad una disillusa societa': sopratutto nell' internet non si scherza con la scorciatoia di superficiali stati di eccezione del principio preziosissimo della responsabilita' personale.

Non e' questo il lavoro della politica. Non consiste in cio' l' onore della politica. In che lingua dobbiamo dirlo ?

Ti chiedo un tuo approfondimento sul tema generale dei filtri e particolare della censura - ma sarebbe piu' rigoroso parlare di uno sconfortante riflesso condizionato: la contraddittoria ma ricorrente pulsione politica a fissare la patologica sopra citata soglia amministrativa dell' accesso all' internet ...

[A.R.Meo]
  • Sono consapevole della gravità del problema rappresentato da pornografia e pedofilia, ma penso che quel problema non possa e non debba essere affrontato mettendo il bavaglio alla Rete, anche perchè qualunque bavaglio tecnologico può sempre essere facilmente rimosso.
  • Quindi penso che competa ai poliziotti e ai giudici di tutti i paesi il compito di identificare e perseguire i comportamenti illegali sulla Rete, garantendo tuttavia il massimo livello di libertà degli utenti.
  • Io temo che quel problema sia utilizzato come pretesto per imporre un controllo politico dei contenuti della Rete, come vogliono i governanti cinesi, o la privatizzazione della Rete, come sognano da sempre i responsabili delle multinazionali americane.

Il lavoro della politica e' altro, e ben impegnativo, di garanzia e regolatrice ed unanime promozione.

Recentemente hai scritto:

"Da statalista convinto […] Io penso che le aziende pubbliche abbiano sostenuto il sistema economico nazionale piu' delle private e mi riprometto di dimostrarlo. […] Per altro penso che il mercato sia un'astrazione e che anche nei paesi piu' liberisti il Governo sia stato il fattore determinante del successo scientifico, tecnologico e industriale."

Raf, hai "spiazzato tutti" - e con mio grande spasso (poiche' io sostengo che la generazione dell' arpanet e del tcp-ip sia piu' "spregiudicata" della generazione del www): non e' proprio di moda corrente evadere le egemoni semantiche lib-lab e rivendicare lo "stato"

… Ma lo "stato" e' nato appunto nel cuore delle grandi rivoluzioni borghesi ribelli, a garanzia (tripartizione degli ordini) del cittadino contro "l' arbitrio del potere" regale - e le sue costituzioni sono state drammaticamente rivendicate nel "secolo di sangue" di cui siamo figli, contro gli stati di eccezione dittatoriali, e pel favore dei diritti unanimi, assolutamente compresi quelli materiali ...

"the internet is for everyone" (rfc 3271 [NOTA K]) - e ruolo simmetrico, onere e onore della politica pare proprio e tutto convergere nella missione limpida e ambiziosissima che … l' internet sia di tutti, per accesso, banda, servizi.

Da aggiungere solo che pure sotto il profilo della collaborazione e competizione geopolitica, vinceranno i sistemi che piu' efficacemente porteranno i plurimi servizi di rete su ogni "porta", pubblica e privata, "a casa propria" …

Io sono refrattario ai troppo generali "ismi". Ma rispetto a certi passaggi [hai molte ragioni dalla tua] vale pur la pena spendersi.

Non abbiamo ancor smesso di pagare una ben poco lungimirante opzione di irresponsabilita dello "stato" sulle collettive risorse.

E non abbiamo ancor smesso di pagare, con riferimento alle infrastrutture di comunicazione, la insipiente dimissione di esse - compreso il terminale ultimo miglio. Che era stato costituito in partecipazione statale.

Ti ringrazio assolutamente della provocazione e ti chiedo sul punto di esporti ancora e approfondire...

[A.R. Meo]
  • Nel momento in cui mi accingo a risponderti, i grandi guru della politica e dell'economia si domandano “che fine farà la Telecom?” e si interrogano sulle ragioni del disastro, alcuni parlano di violazione delle sacre regole del mercato, altri di mancanza di regole.
  • Il Ministro Bersani ha proposto una spiegazione basata sulla lunghezza della catena di controllo che ha suscitato in me la stessa perplessità che ho destato in mia moglie quando le ho spiegato la differenza tra una squadra di calcio corta e una lunga.
  • Nessuno mi sembra sfiorato dal dubbio che la privatizzazione della Telecom non si dovesse fare. Io ho sempre sostenuto questa tesi, ma non sono mai riuscito a pubblicare un articolo sull'argomento. I grandi quotidiani non fanno apologia delle eresie e l'idea “pubblico è bello” è considerata un'eresia.
  • Per illustrarti la mia idea ti riporto un'articolo che un grande quotidiano, a me molto caro perchè è della mia città e perchè sono abbonato da molti anni, mi ha rifiutato, come al solito.

Un articolo inedito di Angelo Raffaele Meo

  • Un mio amico possiede due telefoni cellulari perche' a casa non riceve TIM e in ufficio non riceve Vodafone.
  • Una mia collega porta sempre con se' una manciata di SIM, che abilmente sostituisce nel telefonino in funzione della persona che deve chiamare.
  • Questa mia collega conosce alla perfezione i piani tariffari delle societa' telefoniche italiane e le stesse offerte speciali che, come e' noto, sono molto numerose e hanno una dinamica molto rapida. Inoltre la ritengo capace di risolvere mentalmente sistemi di equazioni di quarto grado, a giudicare dalla rapidita' con cui opera le sue scelte, pari soltanto alla destrezza con cui sostituisce le SIM nel telefonino.
  • Sono orgoglioso di avere una collega cosi' brava, ma a volte mi domando se non paghi anche io, almeno in parte, il tempo che lei stessa dedica allo studio delle offerte speciali per innammorati e suocere.
  • Infine, come terzo caso emblematico della teoria che intendo esporre in questo articolo, citero' l'esperienza del sottoscritto, pur consapevole del rischio di proporre materiali per i trattati di psichiatria.
  • Io ritengo che i comportamenti individuali, anche i meno importanti, debbano assecondare gli interessi nazionali, per cui, ad esempio, non ho mai acquistato un'automobile straniera. Cosi', quando Infostrada e' diventata inglese sono passato a Wind e quando Wind e' diventata egiziana ho firmato il contratto con Telecom.
  • Come risultato netto di queste operazioni, da molti mesi sono in attesa di quella connessione ad Internet che i tecnici della Telecom mi avevano promesso entro un paio di settimane. Proprio ieri mi hanno spiegato che per colpa dell'Autorita' delle Telecomunicazioni il contratto che avevo firmato allora non e' piu' valido.
  • I tre casi che ho raccontato sono soltanto tre piccoli esempi dei molti inconvenienti prodotti da quella che considero una grande follia collettiva: la privatizzazione e la liberalizzazione delle telecomunicazioni nazionali. Sono comunque inconvenienti di importanza marginale rispetto al difetto fondamentale di quei processi che e' costiuito sostanzialmente da una intrinseca diseconomia nella frammentazione delle reti e dei servizi.
  • Sono consapevole della possibilita' che a questo punto la grande maggioranza dei lettori abbandoni questo articolo nella convinzione di trovarsi di fronte all'esternazione di un paranoico.
  • Infatti, la convinzione che i processi di privatizzazione e liberalizzazione siano di grande utilita' economica collettiva e' ormai entrata nell' empireo dei dogmi assoluti della fede, come testimoniato, ad esempio, dalla recente affermazione del Ministro Bersani secondo il quale le liberalizzazioni sono parte della cultura della sinistra.
  • Sfortunatamente, cio' che vale per il mercato dei rikscio' e delle cartomanti non vale per i grandi sistemi tecnologici, in virtu' delle clamorose economie di scala che li caratterizzano.
  • Perche' scavare tre volte sotto i marciapiedi di una strada per posare tre fasci di fibre ottiche di tre imprese diverse, quando il primo dei fasci sarebbe ampiamente sufficiente a coprire le esigenze trasmissive di tutti gli abitanti di un intero continente?
  • Perche' installare cinque reti di telefonia cellulare, quando una sola sarebbe sufficiente e piu' efficace e costerebbe poco piu' di un quinto?
  • Chi paghera' i due scavi e le quattro reti superflue (per non parlare delle migliaia di spot televisivi)?
  • Corrado Calabro' presidente delle Autorita' delle Telecomunicazioni, nella recente relazione annuale al Parlamento ha orgogliosamente affermato che nello scorso anno i prezzi dei servizi di telefonia fissa sono diminuiti di 0,6%, e nei sette anni precedenti i prezzi totali dei servizi di telefonia sono diminuiti del 15%.
  • Ma nel suo discorso Calabro' ha ignorato il fatto che in quell'arco di tempo i costi delle tecnologie di base delle telecomunicazioni si sono ridotti, a parita' di prestazioni, di molto piu' di dieci volte, e non ha proposto un confronto con le tariffe di altri paesi.
  • Ad esempio, la societa' telefonica pubblica del Regno di Tonga, un piccolo arcipelago a oriente dell'Australia, fornisce ai cittadini la possibilita' di telefonare in ogni parte del mondo, anche a diecimila chilometri di distanza, a costi dell'ordine delle frazioni di dollaro al minuto. I cittadini di tutto il mondo che dispongono di un personal computer ed una connessione ad Internet possono parlarsi gratis via Skype, anche se risiedono a ventimila chilometri di distanza.
  • Sopratutto, nella laudatio delle liberalizzazioni, il Presidente Calabro' ha dimenticato di osservare che la grande maggioranza delle societa' telefoniche importanti operanti nel nostro Paese e' divenuta straniera e, come ci ha spiegato Alfredo Recanatesi nelle pagine di questo giornale, quando un'impresa italiana diventa parte di una multinazionale straniera il sistema Paese perde almeno i valori aggiunti associati al management, alla finanza, alla ricerca, all'ingegneria.
  • Inoltre, l'unica importante azienda italiana che e' subentrata all'azienda pubblica e' gravata da quaranta miliardi di debiti e sta ridimensionando quelle attivita' di ricerca che avevano il loro baricentro nel glorioso CSELT (oggi Telecom Italia Lab) e che contribuirono tanto in passato al progresso della scienza e alle fortune di Telecom.

[4.3] Internet~Ideologia

Inevitabilmente si giunge, in fine, al rapporto fra l' internet e le ideologie.

Il progetto eversivo d' inclusione inesausta di questa infrastruttura della globalizzazione (che anche ne disvela le contraddizioni: digital divide) invalida il fraintendimento non solo di una rete politicamente connotata, ma pure di una sua sussidiarieta' ideologia.

Ti aggiungo con molta franchezza che su questo punto mi sembra che dobbiamo confutare il piu' insidioso establishment: i "nostri" crampi mentali - molte idee ribelli e oggi vincenti, o peggio, di moda: la rete e' smarcata, altro che balle, tecnicamente smarcata.

Chi la vuole marcare in patetici, ennesimi collateralismi ha solo da proporlo, in rete, una testa un voto, in confronto aperto.

In tale disputa io sostengo che l' inter-net-working non e' collocabile nelle gerarchie e latitudini geopolitiche (primo secondo terzo ennesimo mondo; centro destra sinistra ecc.) e che lo spettro delle variopinte ideologie (bianco nero rosso verde ecc.) si risolve ovviamente in trasparentissima accessibilita'.

Il suo agnosticismo non solo e' la costituente condizione della tecnologia propria, spregiudicatamente neutrale nel gioco delle fazioni appassionate del nostro tempo, ma pure la risultante sociologia della sua composita rappresentazione ... Un miliardo di corrispondenti al mondo, in questo tempo, 29 milioni in Italia, appunto rappresentano ogni linea: strutturale e costituzionale anticorpo ad ogni prevaricazione -e discriminazione- ideologica.

Pare pure saggio che l' internet, nel processo di costituzione del proprio statuto epistemologico e radicamento materiale, eviti come la peste, a garanzia e tutela, di importare categorie e linguaggi egemonici … Per farla breve: non siamo sgusciati originariamente dall' establishment militare, economico, politico - per cadere nella trappola delle ideologie.

  • Cito un dialogo col primo tecnico europeo (Claudio Allocchio) che ha redatto (nel lontano gennaio 1993) un Request for Comments canonico.
  • "Request For Comments ... Internet non sta' in piedi su Comandamenti scolpiti a fuoco sulla pietra (modello religioso) ... su Manifesti (modello ideologico) ... su Costituzioni (modello statuale) ... Richiesta di Commenti ... sembra piuttosto, anche nei suoi formalismi, un universo in espansione, under construction. … Internet E' perennemente under construction, ed e' per quello che funziona e si espande. All'inizio "parlava" con gli altri attraverso gateway. Oggi "gli altri" li ingloba, facendogli usare TCP/IP come base per i propri servizi. Gli stessi RFC, che sono quasi tutti DRAFT, sono la prova che si tratta di lavoro in evoluzione." [NOTA L]

  • Ricordiamo che dal 7 Aprile 1969 (rfc 0001 Host Software di Steve Crocker, UCLA [NOTA M]) e' appunto under construction il costume della rete di proporre,accogliere, sviluppare interlocuzione.
  • Ricordiamo IANA … ("I REMEMBER IANA" rfc 2468 [NOTA N]).
  • Ricordiamo il piu' espressivo documento non-tecnico di identificazione ideale prodotto in rete: "The internet is for everyone" (rfc 3271 [NOTA O]), generato nell' aprile 2002 da Vinton Cerf, coprogettista con Bob Kahn dello stack protocollare tcp-ip.

Tali documenti sono ovviamente request of comments, ovvero una richieste di commenti. Questi sono da incoraggiare, e spregiudicati, in plurale confronto.

Mi sembra giusto rilanciare alla tua riflessione questi documenti, e il metodo proprio della loro elaborazione.

Perche' tra le molte tutele, di mercato, ragion politica, stato, che si propongono ora alla popolare interconnessione di reti, va' pure citata la esattissima interfaccia di una miope tecnocrazia: quelle ideologie che, nel tempo della generazione combattuta e appassionata di un computing personal risolto in network indiscriminato, non lesinarono molte convergenti censure, a partire dall' originaria disputa su l' "uomo e la macchina", alla innovazione scomodissima.

Ha quindi senso citare in fine, e con cio' "chiudo", alcune consuetudini (classiche, un filino ridondanti...) del funzionariato dell' ideologia, la ben nota intellighentsia, sistematicamente organica ad ogni "storia di successo":

  • ordinare le enciclopediche gerarchie del mondo e dei saperi
  • dettare (o "sovrascrivere") gli "statuti del popolo" ...

… in questo caso del "popolo della rete" - e nel tempo dell' internet vincente, ovviamente.

Vedi anche tu qualche rischio di questo tipo, senti la opportunita' che l' internet vigili e tuteli, rispetto a ridondanti appetiti ideologici ?

[A.R. Meo]
  • Come sai, dal 30 ottobre al 2 novembre dello scorso anno si è tenuto ad Atene il primo “Internet Governance Forum” organizzato dalle Nazioni Unite, con la partecipazione di 500 delegazioni di 100 Paesi.
  • La delegazione italiana, guidata da Stefano Rodotà e Fiorello Cortiana, ha portato contributi importanti che meritano una riflessione futura.
  • Tuttavia, uno dei relatori autorevoli ha sintetizzato la sua opinione, condivisa da molti altri, nei termini seguenti: “Ora che la Rete sta diventando la principale infrastruttura mondiale per lo scambio di beni, servizi e informazioni e che i suoi utilizzi commerciali sovrastano di gran lunga quelli non commerciali, la sua struttura anarchica non può più essere tollerata”.
  • Non condivido quell'opinione.
  • A prescindere dal fatto che non ritengo le applicazioni commerciali più importanti delle altre, penso che le meravigliose novità di Internet come la griglia computazionale, i motori di ricerca, il peer-to-peer, wikipedia, YouTube, Second Life ed altre non si sarebbero verificate se la struttura tecnologica e organizzativa della Rete fosse stata gerarchica.
  • Quando parlo di Internet mi sento anarchico.

Anch' io. Ma sono romagnolo: e' quindi piu' spregiudicata la esposta an-arche' tua, piemontese: ma non e' forse il Piemonte razionalistico conservatore/innovatore di terra vini e macchine (e mitologico custode di lune e falo') ad aver compiuto la incommensurabile ultima rivoluzione italiana ?

Come a dire: grazie, Angelo Raffaele Meo, grazie. Alla prossima. Giorgio.

[5] Riferimenti

[6] Commenti a : Produrre anime e' ben piu' difficile che produrre corpi

Conversazioni svolte con Angelo Raffaele Meo fra Dicembre 2006 e Maggio 2007 a partire da una approfondimento di fonti sull' opera di Giovanni Battista Gerace per la ricostruzione del locale originario dibattito interdisciplinare su L' Uomo e la Macchina .

Commenti elaborati da Giugno 2007 [titoli redazionali]

[7] Nota editoriale e ringraziamenti

  • Tra Dicembre 2006 e Maggio 2007, a lato della conversazione con ARM, corrispondevo
    • con Claudio Allocchio e Beppe Attardi estensore previdente [15 febbraio 2000] di una strutturata agenda istituzionale per l' internet, particolarmente a proposito di Neutralita' sistemica [3] e Internet~Politica [4.2]
    • con Angelo Ariosto e Joy Marino particolarmente a proposito di Internet~Economia [4.1]
    • Categorie dei disallineamenti fra le intermediazioni politiche e l' internet gia' edite in collaborazione con Laura Abba
  • Ringrazio Francesca Longoni [per conto dell' Editore Mondadori] e Leone Randazzo [Autore] per citazioni e referenze al testo
  • Ringrazio i corrispondenti di una richiesta di commenti di approfondimento e testimonianza.
  • La immagine di Angelo Raffaele Meo e' tratta dalla commemorazione di Franco Denoth tenuta il 24 Ottobre 2006 in Pisa, Area Ricerca CNR; ringrazio Anna Vaccarelli Daniele Vannozzi Marco Sommani per la copia video.

[gg]

10. Fonti e ricerche per una storia dell' internetworking in Italia

Index
  • [a cura di http://cctld.it]
  • [whois output for: cctld.it - Created: 2001-10-17 00:00:00]
  • Sommario
  • [a cura di http://cctld.it]
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  • Fonti Automazione
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  • Fonti Informazione
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  • L' uomo e la Macchina
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  • Dalla C.E.P alle Reti alla Interconnessione di Reti
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