- Quando, in questi
ultimi anni, si è cominciato ad impostare discorsi storiografici
sugli eventi e i personaggi che hanno accompagnato la nascita e la diffusione
di Internet ci si è trovati di fronte ad una curiosa ma limpida
metafora: tante storie, più o meno coeve, più o meno mosse
da interessi comuni, ma strettamente interconnesse in più punti.
- È una
maglia di relazioni, di sigle, di date, di contesti anche molto diversi
tra loro ma le cui relazioni reciproche portano senza soluzione di continuità
all'attualità più stretta. Si obietterà facilmente
che qualsiasi materiale storiografico prima di diventare storia si presenta
in questa forma e che sarà poi inevitabile compito degli storici
e del tempo quello di riordinare gli eventi secondo un ordine logico, individuandone
le trame fondamentali; eppure in questo contesto giova leggere i fatti
così come si presentano e cioè, neanche a farlo apposta,
proprio come una rete.
- Uno dei nodi
di questa rete che meritano senz'altro grande attenzione è la figura
del prof. Angelo Raffaele Meo, che nella sua lunga carriera ha fornito
alla ricerca nazionale apporti eterogenei e di grande lungimiranza. È
questione assai centrale, quella dell'atteggiamento di Meo, una sorta di
"metodo convergente", che interconnette la ricerca tecnologica
con le sue molteplici ricadute socioeconomiche; l'attualità di Internet
(e, più in generale, del "fenomeno Internet" che conosciamo)
lo dimostrano con grande evidenza.
- Ad esempio,
quando Meo parla di "agnosticismo protocollare rispetto al canale
e al segnale" contestualizzando l'espressione nel suo significato
tecnico pone meritoriamente l'attenzione su un concetto parallelo tutt'altro
che scontato: l'indipendenza del mezzo dall'uso che se ne fa. Questo principio,
che è molto parente dell'impostazione a strati del TCP/IP e in generale
della definizione dei protocolli di comunicazione, stenta ad oggi ad essere
riconosciuto dalla politica nel suo approccio con la rete Internet.
- Nel nostro Paese
negli ultimi dieci anni si sono visti numerosissimi episodi di legiferazione
in materia di Internet caratterizzati dal totale fraintendimento della
sua natura.
- Quello che Cerf
e Meo dicono all'unisono, il primo con la famosa metafora dello specchio
della società e il secondo con l'affermazione che qualsiasi bavaglio
alla Rete può essere facilmente rimosso, è un'avvertimento
alla politica: la Rete va trattata rispettando la sua natura di rete.
- E una rete basata
sul TCP/IP, che da trent'anni si espande autonomamente come un grande organismo
vivente mettendo radici e annodandosi intorno al pianeta, è troppo
robusta perché una maldestra azione legislativa abbia successo.
- I pacchetti
aggirano facilmente gli ostacoli, i protocolli ignorano il funzionamento
degli altri strati, quello che non passa si mette in coda, i contenuti
si moltiplicano e rimbalzano da un nodo all'altro: una politica capace
solo di mettere ostacoli o sbarrare strade non otterrà niente di
più che una guerriglia - dunque molti danni e nessun risultato.
Investire nella rete vuol dire comprenderne la natura e le ricadute socioeconomiche:
è per questo Meo offre un potente strumento interpretativo quando
accenna alla "produzione del bit" assimilandola ai processi industriali
che hanno caratterizzato l'evoluzione capitalistica. Meo teme che il perseguimento
di comportamenti illegali mediante la limitazione del funzionamento della
rete sia "un pretesto per imporre un controllo politico dei contenuti
della Rete".
- Indubbiamente
il suo pensiero è ad oggi condiviso da molti e confermato dall'attualità
più stringente.
- Sono tentativi
maldestri, inefficaci, messi a nudo negli intenti proprio dalla schiettezza
cui i provvedimenti censorii sono costretti quando si cerca di applicarli
ad Internet.
- Eppure, in una
frenetica corsa viziosa questi atteggiamenti non fanno altro che alimentarsi.
Inutile dire che il capitolo delle "patologie della rete", come
recita una felice espressione nata in ambito ISOC Italia, è al contrario
del tutto ignorato dalla politica quando sarebbe invece terreno di utile
confronto ed intervento. In questo senso non si può che auspicare
l'apertura di un tavolo permanente con funzione istituzionale, quale può
essere una commissione parlamentare, finalizzato alla corretta impostazione
dell'azione politica nei confronti di quanto avviene intorno alla Rete.
|