Signor Presidente,
- la rivoluzione
Internet è iniziata 5 anni fa e si compierà in un periodo
più breve delle precedenti rivoluzioni tecnologiche, stimabile in
15 anni. Nel 2010 vedremo quindi chi uscirà vincente o perdente
dalla sfida di Internet e da che parte si troverà il nostro paese.
I tempi sono stretti soprattutto perché è già trascorso
un terzo del periodo a nostra disposizione.
- Poiché
si tratta di un fenomeno a crescita esponenziale, i prossimi tre anni saranno
decisivi: in seguito il distacco risulterà incolmabile. Il 2002
rappresenta quindi una scadenza da non mancare. Il nostro paese, di fronte
a scadenze e obiettivi precisi, ha dimostrato di possedere risorse e capacità
per vincere sfide decisive per il suo futuro, come si è verificato
con la scadenza per la nascita dell’Euro e con l’obiettivo del rispetto
dei parametri di Maastricht.
- Occorre pertanto
fissare gli obiettivi per la scadenza 2002, che chiamerò i Parametri
Internet. Prima di illustrarli, vorrei ricordare quello che si poteva fare
negli anni passati e che non ha ricevuto sufficiente attenzione.
- All’inizio della
rivoluzione Internet, nel 1995, l’associazione La Città Invisibile
(www.citinv.it) segnalò al governo ed ai politici la necessità
di misure incisive per stimolare lo sviluppo di Internet in Italia: diffusione
degli accessi, liberalizzazione ed apertura del settore reti, creazione
di un mercato per i capitali di rischio ed incentivi all’investimento nelle
nuove tecnologie. Rispetto a questi temi, i governi si sono mossi timidamente.
- Per la diffusione
degli accessi, il governo Prodi ha varato una tariffa ridotta di nemmeno
il 50% sugli scatti; per la liberalizzazione, ha costituito l’Autorità
per le Telecomunicazioni, che non si è mossa in modo brillante nel
settore delle reti; per gli investimenti, ha favorito la creazione del
Nuovo Mercato alla borsa di Milano.
- Ma molto di
più sui tre temi suddetti ha fatto il mercato: per gli accessi,
Tiscali, seguita da altri ISP (Internet Service Provider), ha escogitato
la soluzione della "Free" Internet, che elimina l’abbonamento
recuperando una parte dei costi dalla tariffa a tempo, riscossa da Telecom
Italia.
- L’investimento
nelle nuove tecnologie si è scatenato con la corsa ai titoli del
settore cosiddetto "Internet". L’annunciato scorporo di TIN da
Telecom, invocato per esigenze di trasparenza nei confronti della concorrenza
e del mercato, avverrà invece principalmente per ragioni finanziarie.
- Potremmo rallegrarci
del raggiungimento di questi obiettivi, se non fosse che le soluzioni del
mercato non sono affatto ideali: nonostante la Free Internet abbia consentito
il boom degli abbonamenti, uno schema tariffario a tempo disincentiva la
qualità del servizio e scoraggia gli utenti dal trascorrere più
tempo in rete.
- Proviamo ad
immaginare di entrare in un negozio dove ci invitano a sbrigarci mentre
esaminiamo i prodotti, o di entrare in una libreria in cui ci sollecitano
a far presto mentre sfogliamo dei libri. Quale commercio elettronico potrà
svilupparsi in tali condizioni?
- Le cosiddette
aziende "Internet", su cui gli investitori si concentrano oggi,
si contano sul palmo di una mano, anziché essere le molte decine
che una politica di incentivazione avrebbe potuto far nascere in questi
anni.
- Ma soprattutto
vanno segnalati gli interventi mancati o quelli addirittura controproducenti.
Sul fronte degli accessi, in diversi paesi europei, tra cui ultimamente
in Germania, sono state introdotte tariffe di accesso "flat".
Il governo Blair si è segnalato recentemente per l’attivismo sul
fronte Internet, in particolare con misure per la creazione di corsi di
formazione universitaria via rete, mentre l’aggressiva Autorità
per le Comunicazioni inglese (www.oftel.org.uk) ha introdotto misure per
una drastica riduzione delle tariffe di accesso.
- Sul fronte degli
incentivi agli investimenti, il governo tedesco ha varato una misura per
la detassazione dei capital gain.
- Il governo italiano
ha invece introdotto a dicembre una misura potenzialmente deleteria per
le imprese tecnologiche: l’abolizione della detassazione delle stock option.
Per le imprese tecnologiche il capitale umano costituisce una delle risorse
più preziose: il personale qualificato oggi scarseggia e la formazione
delle competenze necessarie richiede anni.
- Spesso, poco
dopo che una azienda ha completato il suo investimento nel formare una
persona, questa viene attirata da altre aziende, proprio per il valore
aggiunto ottenuto dalla formazione. Il meccanismo delle stock option è
utilizzato in tutto il mondo per motivare le persone a restare più
a lungo in azienda e beneficiare direttamente della crescita dell’azienda
a cui contribuiscono.
- Eliminare questo
meccanismo mette le aziende tecnologice italiane in una pericolosa situazione
di rischio rispetto a quelle di altri paesi. Oltre al flusso di personale
attratto dalle imprese straniere, non si favorisce la concentrazione di
competenze e l’accumulazione di know-how, chiave di ogni politica industriale
avanzata.
- Attendiamo a
giorni il Piano Nazionale per la Società dell’Informazione, predisposto
da palazzo Chigi, sperando che non nasca già vecchio, continuando
a porre eccessiva attenzione a settori consolidati e maturi come quello
televisivo o al falso problema dell’acquisto di PC, in un paese che ha
saputo dotarsi spontaneamente di 25 milioni di telefoni cellulari.
- Solo mettendo
tutti gli italiani, tutte le aziende permanentemente in rete e erogando
tutti i loro servizi via rete otterremo dei cospicui benefici. Il passaggio
alla rete è l’obiettivo da perseguire e gli incentivi devono essere
diretti a questo e non a obiettivi secondari. Occorre che il governo trovi
lo slancio necessario per mobilitare su obiettivi concreti e misurabili
non un singolo settore (es. i fornitori di PC, stimolandone la domanda),
ma l’intero paese, dalle scuole alle imprese alla pubblica amministrazione.
- Come sostiene
John Chambers, presidente di Cisco, Internet è uno straordinario
fattore equalizzante, che consente a chiunque (persona, azienda o paese)
di partecipare attivamente allo sviluppo globale e di goderne i frutti.
Ma per partecipare sono determinanti tre fattori: infrastruttura di rete,
competenze e disponibilità del governo. I capitali si muoveranno
rapidamente verso quelle aree dove tali condizioni saranno migliori.
- L’Italia è
dotata di considerevole capitale umano, che tuttavia deve essere orientato
verso una preparazione meno astratta, aumentando le capacità progettuali
e realizzative. Il modo migliore di farlo è quindi di incentivare
progetti di servizi, applicazioni e contenuti per la rete, oltre a sviluppare
forme efficaci di apprendimento, quali la stessa formazione via rete. IDC
stima che il numero di posti di lavoro necessari in Italia nel solo settore
reti entro il 2002 sia di oltre 150.000, di cui 56.000 resteranno scoperti
per mancanza di personale qualificato.
- Si tratta di
una percentuale del 37% di posti mancanti, tra le più alte in Europa.
Colmare queste lacune rappresenta un’occasione meritevole di uno sforzo
straordinario.
Per orientare
gli sforzi complessivi verso un obiettivo di partecipare attivamente alla
rivoluzione di Internet, suggerisco quindi di introdurre alcuni parametri
che segnalino il grado di raggiungimento dell’obiettivo. Come per i parametri
di Maastricht, ci dovremmo impegnare a raggiungere questi parametri entro
una data prefissata: il 2002.
Parametri Internet
- Infrastruttura
- 30% di tasso
di riduzione annua delle tariffe trasmissione dati
- capacità
globale di tutte le reti nazionali
- 30 Kbit/s banda
Internet per abitante
- banda di accesso
garantita totale
- 800 bit/s moltiplicata
per il numero degli abitanti
- accesso a Internet
- banda internazionale
- 1/3 della banda
nazionale complessiva
- Servizi
- 80% delle comunicazioni
di aziende e PA via rete
- 90% delle procedure
tra cittadino e PA attivabili e documentate via Web
- 5 milioni di
accessi al mese al sito Web di ciascuna azienda o amministrazione per ogni
100 mila utenti
- Contenuti
- 200 milioni
di pagine nel Web italiano
- Formazione e
occupazione
- 100 nuove aziende
Internet all’anno nel Nuovo Mercato
- formazione di
20.000 nuovi specialisti di reti all’anno
- almeno un’area
tecnologica di rinomanza mondiale
Commento: soltanto
il parametro sul numero di accessi ai siti Web: esso serve a misurare l’effettiva
utilità ed utilizzo della rete da parte di imprese e PA, al di là
dei semplici siti vetrina
È dimostrato
che l’integrazione in rete di servizi produce aumenti di produttività
2-3 maggiori di quello della semplice introduzione di PC.
Obiettivi degli
interventi. Per stimolare il raggiungimento di tali parametri, suggerisco
di puntare su quattro tematiche concrete, che riassumo con gli slogan:
- 1.Open Internet
- 2.Open Content
- 3.Open Software
- 4.Open Investing
- 5. Open Spaces
- L’obiettivo
Open Internet è mirato alla realizzazione di una infrastruttura
di rete avanzata, scalabile e sicura a disposizione della vasta maggioranza
dei cittadini, delle imprese e della Pubblica Amministrazione. Si tratta
di una serie di interventi di natura normativa per consentire ampio spazio
alla concorrenza tra gli operatori, politiche di apertura reciproca delle
reti e una rapida discesa dei prezzi pilotata con il meccanismo del price
cap. Inoltre occorrono interventi normativi nel settore radio, per eliminare
vincoli sull’utilizzo di tecnologie quali lo spread-spectrum e per rendere
disponibile spettri di frequenze per i futuri servizi di accesso wireless.
- L’obiettivo
Open Software è mirato alla creazione e diffusione di una cultura
della realizzazione e condivisione di software e dei relativi sorgenti.
La disponibilità dei sorgenti dei programmi è uno straordinario
mezzo di apprendimento e consente uno sviluppo di software attraverso meccanismi
di cooperazione. La partecipazione a più mani allo sviluppo di software
consente il miglioramento ed il raffinamento delle soluzioni, collegato
ad una significativa riduzione dei costi, sia per gli sviluppatori che
per gli utilizzatori. Una proposta di iniziativa a favore del Open Software
è stata elaborata dal prof. Angelo Raffaele Meo del Politecnico
di Torino. In Francia una proposta legislativa prevede l’obbligo di preferenziare
i prodotti Open Software nella PA.
- L’obiettivo
Open Content mira alla creazione di cospicui corpora di materiale di natura
culturale e tecnica, particolarmente quelli legati alla lingua ed alla
cultura italiana. Ad esempio corpora di materiale letterario (compresi
dizionari ed enciclopedie), storico e artistico (compresi audio e video)
fruibile liberamente in rete. Altrettanto vale per tutto il materiale legislativo,
normativo di origine pubblica; di dati economico statistici; ecc. La produzione
tecnico-scientifica è già orientata alla diffusione via Web.
La PA deve avere l’obbligo di pubblicare su Web tutti i suoi atti ed il
materiale prodotto (in particolare Cassazione e CNR).
- L’obiettivo
Open Investing mira ad agevolare gli investimenti nelle imprese innovative,
con agevolazioni fiscali quali la riduzione delle imposte sui capital gain,
la facilitazione alla partecipazione dei dipendenti alla crescita delle
imprese attraverso le stock options.
- L’obiettivo
Open Spaces deve mirare a rendere rapida ed agevole la localizzazione di
nuove aziende: riducendo i tempi delle approvazioni edilizie, individuando
aree idonee alla creazione di Science Park. Si deve trattare di aree di
buona qualità urbanistica, dotate di facili accessi e collegamenti
e non di aree di tipo industriale in periferie degradate.
Per concludere,
le rivolgo un invito a fare presto: nella New Economy vince il più
veloce, non il più grosso, come in passato. Anche l’azienda leader
di un mercato in due anni può venire superata da un nuovo entrante
più rapido.
Per questo nella
New Economy non si può attendere mesi o anni per una qualunque scelta
o decisione che dipenda da governo o enti locali: il mercato nel frattempo
avrà fatto le sue scelte (magari dirottando gli investimenti su
Inghilterra o Singapore, i due paesi più dinamici in questo momento).
Anche la politica
deve adeguarsi ai tempi e accelerare il passo.
Giuseppe
Attardi Dipartimento di Informatica, Pisa Associazione La Città
Invisibile Associazione Network Pisa
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