Commenti a Produrre anime e' ben piu' difficile che produrre corpi

Dipende tutto da quanta anima c'è in un corpo

Michele Favara Pedarsi [24 Settembre 2007 - rel 1.0]

  • Il paragrafo "4.1. Internet~Economia" mi è stato molto utile a mettere a fuoco alcune percezioni sbiadite che mi tormentavano. Se c'è una cosa di cui so' poco è di finanza, che però più avanti chiamerò economia per manifestare contro la malsana convenzione popolare di confondere le due; uno sciopero bianco dell'intelletto. Negli ultimi anni per cercare di capire cosa accadeva in economia ho iniziato a cercare su Wikipedia per documentarmi un po'.
  • E più leggevo l'economia meno mi sembrava coerente con la mia esperienza empirica. Fondamentalmente Angelo Raffaele Meo mi ha spiegato il perchè: dipende tutto da quanta anima c'è in un corpo o, in parole che appaiono meno filosofiche agli illustri professori, dottori e dottorini, dipende tutto dal rapporto tra quantità di proprietà intellettuale e quantità di risorse materiali esistenti in un corpo.
  • E' ovvio che le opere intellettuali pure - software, musica, testi, format televisivi, modelli di business, ricette di cucina, e tutto ciò che è algoritmo: per fare il caffè, per fare le fettuccine, per fare - sono 100% anima; la produzione di una CPU sarà un buon 5% corpo (il silicio, il trasporto del silicio, etc), e il restante 95% anima (come estrarre il silicio affinchè sia più puro possibile, come maneggiarlo per massimizzare i risultati, il progetto di un processore efficiente, etc sono tutta proprietà intellettuale).
  • Dal mio punto di vista ARM afferma che il progressivo aumento della capacità di osservare la complessità aumenta esponenzialmente l'efficienza dell'umanità - l'efficienza con cui sfrutta le risorse e quindi: aumenta i risultati che riesce ad ottenere dallo sfruttamento delle risorse e/o diminuisce la quantità di risorse e rifiuti necessari a produrre gli stessi risultati ottenuti dalla generazione precedente; aumenta la propria capacità di evolversi - ma anche la difficoltà di monetizzare tutto ciò che è opera d'intelletto (quasi 8 secoli di litigi tra editori e autori, che si increspano sempre di più con il tempo e più velocemente nel tempo, credo siano argomento a supporto decisamente sufficiente); lui argomenta presentando il caso del software, e usando solo un set limitato di argomenti tra quelli effettivamente a disposizione probabilmente per esigenze di brevità, ma credo il concetto sia facilmente estensibile a tutta l'opera intellettuale umana.
  • Ad esempio Gordon Moore, fondatore di Intel e titolare della Legge di Moore, ha definito in realtà anche una seconda legge che esprime per l'hardware lo stesso concetto che ARM ha espresso per il software: "il costo di una fabbrica di chip raddoppia da una generazione all'altra" ( http://it.wikipedia.org/wiki/Legge_di_Moore ); si può spiegare proprio per l'alto contenuto di anima che c'è in un processore.
  • Ma non solo, "poiché i processori d'avanguardia aumentano di potenza a parità di prezzo, i processori della generazione precedente, la cui potenza rimane fissa, calano di prezzo" (pagina Wikipedia già citata); questo infatti porta al Corollario di Kaarlgaard ("nel 2008 i chip Pentium II e PowerPC costeranno circa 75 cent"); probabilmente le cifre hanno soltanto un valore qualitativo, non sono cioè esatte, ma effettivamente i chip che sono dentro ad un palmare del 2007 hanno potenza di calcolo già superiore a quella di un Pentium II e costano circa 10^2 meno del Pentium II nel 1998.
  • Prendi poi ad esempio tutta la questione sul copyright delle opere d'autore. Gli argomenti cambiano ma il risultato è analogo: o si allarga il mercato, o si smette di produrre perchè non esistono le condizioni necessarie a continuare ad investire (ie: un'azienda, secondo il diritto, non ha più motivo di esistere). Per questo vengono costantemente create barriere di potenziale artificiali atte a contenere - solo temporaneamente: quanto si riesce a contenere uno tsunami? La natura è padrona indiscussa dei corpi - la natura implicitamente deflazionaria dell'informazione; cito un solo esempio: l'accordo Wintel.
  • Di fatto è la stessa logica esistente nell'economia dei corpi per gonfiare il PIL; nell'autobiografia di Kary Mullis, cresciuto a suon di LSD quando i medici americani lo reputavano un buon modo per educare a dovere i bambini troppo vivaci, con l'hobby di sintetizzare e provare nuove droghe nel suo garage tra una surfata e l'altra, nella sua autobiografia - dicevo - offre vari esempi in tal senso.
  • Ah, dimenticavo, Kary Mullis è stato Premio Nobel per la chimica nel 1993 in quanto 10 anni prima aveva scoperto la tecnica fondamentale per lo studio del DNA (la PCR, amplificazione in vitro di frammenti di DNA, cioè ha dato all'umanità la capcità di osservare il DNA); la leggenda vuole che quando i due messi gli comunicarono il Nobel sulla porta della sua casa, lui gli chiedese di "attendere un attimo", tornò dentro, prese la sua tavola da surf, uscì sul retro, e se ne andò a surfare lasciandoli lì; i fatti invece vedono la redazione di Nature pubblicargli ignara un articolo completamene falso ma redatto ad arte per sfottere l'autorevolezza della rivista, e pochi anni dopo negargli la pubblicazione della tecnica con cui poi avrebbe vinto il Nobel.
  • Ma lasciamo il PIL come "misura della discrepanza tra valore reale e valore finanziario" e torniamo alle anime. Ora, io non so spiegarti cosa significa "allargare il mercato", però ricordo quando Beppe Grillo descriveva la connessa questione del debito pubblico con la metafora - molto calzante - della supposta e del buco di culo. Continuando su questa linea potremmo finire a parlare del signoraggio, delle monete elettroniche, delle buche di keynes, delle guerre, della crisi climatica... in ogni caso alla fine ognuno si sceglierebbe la soluzione che più lo soddisfa; io dico soltanto che a me "allargare il mercato" non sembra una cosa piacevole.
  • E ovviamente un'azienda non contempla l'opzione di terminare il trimestre in pareggio, figuriamoci se prende in considerazione l'idea di chiudere. Da quella lettera ( http://en.wikipedia.org/wiki/Open_Letter_to_Hobbyists ) in cui Bill Gates si lamentava con gli hobbisty perchè si scambiavano il software invece di comprarne più copie ( http://www.blinkenlights.com/classiccmp/gateswhine.html )... da quella lettera, dicevo, una nutrita schiera di softwarehouse ha fatto di tutto - in coscienza o meno - per "allargare il mercato". Perchè il mercato del software era già saturo quando nel 1976 Zio Bill scrisse quella lettera; la lettera stessa ne è la dimostrazione.
  • Giorgio Sebastiano di Adiconsum mi raccontava qualche tempo fa che in quegli anni perfino le banche collaboravano sullo sviluppo del software, nel tentativo di ridurne i costi. Potremmo anche qui continuare a discutere delle questioni filosofiche; ma a me vien troppo da ridere perchè Bill Gates che urla agli hobbisty informatici di non scambiarsi il software è praticamente l'omologo informatico della vicenda ottocentesca che raccontano divertiti Roberto Caso e Andrea Rossato, giuristi ricercatori a Trento proprio sul tema del diritto d'autore, del venditore di carrozze che insieme a tutta la categoria spinge sul parlamento inglese per far passare una legge che imponga ai possessori di automobili un uomo che precede l'automobile con un megafono per avvertire le carrozze dell'imminente arrivo di un'automobile.
  • Io che non mi chiedo più se un'anima può essere una proprietà posso soltanto sganasciarmi dal ridere, e piangere per gli effetti che questa ignoranza ha sulla mia pelle, nell'osservare le orge intellettualoidi di economisti retrogradi che affollano lo scenario accademico mondiale creando strutture logiche insostenibili al fine di giustificare la paralisi allo sviluppo umano che la finanza impone all'umanità tutta. Quindi sorvolo prima di diventare scurrile.
  • L'alternativa ad una ignoranza generalizzata degli economisti è considerare le dinamiche descritte da ARM come la prova tangibile che la proprietà intellettuale non è commercializzabile; è commercializzabile il tempo di chi ne ha fatto incetta e quindi è oggi in grado di crearne di nuova, il lavoro accessorio che occorre per produrne e distribuirne, ma non è possibile possederla e venderla.
  • E non per questioni filosofiche oramai note - il commercio di informazione rallenta l'evoluzione dell'umanità - ma perchè il copyright/brevetto è economicamente insostenibile: il mercato è limitatissimo e allargandolo si rischia di far mancare all'uomo la rapidità necessaria a risolvere problemi sempre più grandi (curare un virus, curare l'effetto serra o riuscire ad abbandonare il pianeta); perchè allargare il mercato in genere significa sempre creare necessità inesistenti, creare giochi finanziari che limitino l'accesso alle risorse naturai, alle materie prime, o strategie di vendita che enfatizzino la monetizzazione della scarsità di un prodotto.
  • Significa creare barriere di potenziale per rallentare l'obsolescenza dei sistemi finanziari e come effetto collaterale rallentare anche le possibilità di sviluppo dell'umanità. Per lo meno fino a che non si sarà trovato un modello economico che sia in grado di fare alle anime la stessa cosa che l'economia di scala ha fatto ai corpi.
  • La proprietà intellettuale è come la precedenza stradale: gli altri te la danno ma non la possiedi mai. Argomentare questa metafora è troppo lungo, però credo di poter soddisfare gli scettici con un test (Disclaimer: la partecipazione al test e a ciò che ne consegue è una vostra responsabilità, l'autore non risponde dei danni causati dall'ottusità altrui, nè potrà essere accusato di istigazione a delinquere): da oggi in poi quando state per arrivare ad un incrocio che vede la vostra strada come principale e quindi in diritto di avere la precedenza, chiudete gli occhi.
  • Se pensate di poter possedere la precedenza non farete un'incidente perchè tutti gli altri non hanno la precedenza; per favore contate quante volte avete passato un incrocio illesi prima di finire all'ospedale e riportate questo numero a me così da poterne fare uno studio serio con cui argomentare in futuro questa metafora. Per assistervi durante l'esperimento (in caso di trapasso prematuro) ho fatto una convenzione con l'associazione nazionale degli obitori, delle onoranze funebri e sto cercando di avere la collaborazione della Polizia; quindi state tranquilli, morirete con la precedenza in mano e riportando comunque i risultati del test.
  • Perchè è questo che stanno facendo tutti coloro che supportano il copyright, i brevetti e qualunque altra forma di limite alla libera circolazione delle anime: inebriati dal gusto della velocità passano gli incroci con gli occhi chiusi uccidendo periodicamente degli innocenti.
  • Che sia il momento di eliminare contestualmente signoraggio e tasse per poter avere più tempo e denaro da investire in attività intellettuali?
  • Queste difficoltà a gestire una complessità crescente esistono solo nell'economia delle anime, o una maggiore flessibilità mentale consentirebbe per esempio di abbassare i costi della tecnostruttura di un'azienda di tutt'altro settore?
  • I direttori generali hanno un'anima? Probabilmente no, ma usano le anime per far funzionare un'azienda.
  • L'economia delle anime è assolutamente pervasiva. Io di finanza non so nulla, però Angelo Raffaele Meo paventa un'economia che mi sarebbe perfettamente congeniale.
  • Lunga vita e prosperità.

Fonti e ricerche per una storia dell' internetworking in Italia

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