Geopolitica della Rete
Rete della Innovazione, ruolo del Parlamento
http://cctld.it ringrazia -per nulla formalmente- tutti i corrispondenti, impegnati in una non facile distribuzione, nei rispettivi partiti, della cultura inter-net-working. |
Richiesta di commenti - Novembre 2007
I termini del problema sono
talmente razionalizzati da consentirne qui una stretta sintesi :
"The internet is for everyone" e pare saggio dedurre con rigore un conseguente onere politico, e pure onore, del legislatore anzi tutto. Ma pure dei partiti esplicitamente impegnati per Costituzione alla privilegiata rappresentazione del consenso, dopo lustri di dittatura : nel favorire [e non intercettare] i processi per cui davvero l' internet sia nel pratico accesso di ciascuno. Di ciascuno : sia in termini di comunicazione inintermediaria fra persone, che di preziosissima interazione fra cittadini e Stato [non di parte quindi, ne' tantomeno di maggioranza o opposizione], in logica di programmazione [e non di emergenza] : nella sede impeccabilmente competente d' esercizio e primato parlamentare. Ai partiti [in crisi d' udienza tra l' altro sopra tutto presso quelle classi di eta' giovanili nella quali la rete trova privilegiato consenso ...] tocca esporsi : assumere o rigettare le conseguenze e la responsabilita' di restituire al naturale deputato [su questo terreno proprio senza mandato altro che il beneficio pubblico] il compito di informazione, osservatorio, istruttoria legislativa. E restituire infine una decente interlocuzione dei soggetti di un sistema estremamente articolato, a partire dagli storici nodi di rete che, e' utile forse segnalarlo agli immemori, 20 anni fa' esatti agganciarono a livello accademico, di ricerca operativa, intrapresa, il sistema Italia prima all' ARPAnet e quindi all' internet :
Siamo nel terzo millennio; l' establishment politico nazionale declama una rivendicazione a condizione geopolitica di primo livello; la informazione automatica interconnessa sempre piu' si conferma risorsa strategica, e ovviamente trasversale e preziosissima proprio alla misura del legislatore. Ma di fatto, nel complesso di alcune diecine di commisioni parlamentari di vario rango, non v' e' spazio per le parole informatica, telematica, internet [mentre negli Stati Uniti - scuse se ci rassegnamo alla irritante consuedine di esemplificare per tale raffronto - il costume di un Council d' interazione scientifico-tecnologica e' datato decenni]. Ma non si puo' ne' affrontare ne' tantomeno risolvere "il problema piu' interconnesso del mondo" nei termini piu' sconnessi : se sbagliamo sede, metodo, processo - pagheremo : come scandiva lo struggente slogan - pagheremo caro, pagheremo tutto.
Che facciamo? Vale la pena in fine puntualizzare il dettaglio - a scanso di patetiche ambiguita':
Perche' forse sarebbe tempo maturo di decentrare l' esercizio legislativo dalla vigilanza sulle responsabilita' personali, che competerebbero al giudice naturale, e magari pure d' emancipare la cultura politica media da un pregiudizio d' iconoclastia nei confronti di quello specchio del mondo ch' e' la rete .... Che facciamo?
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Daniele Bertolini, Marco Cappato, Marco Perduca
Nonostante l'impetuoso svolgersi
della rivoluzione informatica, cominciata a partire dagli anni 80, siamo
lontani dalla realizzazione dell'ideale neo-informazionalista di un ambiente
mondiale unico ed omogeneo nel quale tutti si confrontano,
indipendentemente dai confini statali, al di fuori delle formalità
imposte dalle regole interne. Numerosi ostacoli ancora si frappongono all'esercizio
concreto da parte di ciascuno del diritto individuale di accesso esaustivo
all'inter-net-working presso ogni porta, singolare e collettiva, privata
e pubblica (Giunchi).
Dal punto di vista politico numerosi sono i problemi che si impongono con crescente forza all'attenzione degli attori aventi responsabilità di rappresentanza o di governo. Emergono soluzioni nuove a problemi antichi - e questo è l'evidente vantaggio che della nuova era della network society - ma si ripropongono con inquietante regolarità soluzioni antiche a problemi nuovi - per quanto di antico v'è nella repressione, nella censura, nella concentrazione dei poteri degli uomini sugli uomini. Montesquieau, Locke e Voltaire possono trovare nella rete un potente alleato, uno straordinario (il primo) veicolo di realizzazione dell'ideale illuministico della pace Kantiana, oppure lo strumento definitivo a disposizione dei poteri assolutisti. Occorre poi dirci con chiarezza: la capacità di favorire l' integrazione dinamica nell'economia mondiale è un elemento chiave su cui verrà a fondarsi la legittimità politica riconosciuta dai popoli alle autorità nazionali e territoriali. Dal punto di vista sociale ed economico, com'è noto ai frequentatori della più recente letteratura, il paradigma più adeguato a interpretare i cambiamenti del contesto produttivo e sociale in epoca di globalizzazione è quello che rimanda alla dialettica flussi e luoghi. Nell'era della globalizzazione il capitalismo del territorio non scompare, ma vive e diviene protagonista se capace di essere parte del capitalismo delle reti. Per questo, assume centrale importanza che il tessuto produttivo possa contare su quella serie di funzioni di interconnessione su cui poggia l'inarrestabile transizione verso l'economia dell'informazione e la società dei saperi. Il tema della libertà è dunque il grande tema della network society e che va declinandosi con parole o espressioni poco popolari come "standard aperti", "interoperabilità" "intermodalità", sino a "interconnettività disintermendiata". Parole oscure ai più e che rivelano la potente asimmetria tra la consapevolezza (per lo più tecnica) dei pochi e l'oggettivo connotato di massa che vanno assumendo i profili più critici della "politica del digitale". Quest'ultima è la grande assente. Due atteggiamenti oggi si completano: deficit strategico e logica dell'emergenza. I decisori politici rimettono le loro funzioni sempre agli organi del potere esecutivo, profilando così il rischio della tecnocrazia più buia, affidata a poteri anonimi e politicamente irresponsabili. Il caso italiano anche su questo si conferma punta avanzata della reazione burocratica all'innovazione tecnologica. Occorre dunque che tutte le forze politiche sappiano da subito concepire una spazio istituzionale di informazione e riflessione politica sui temi dell' innovazione di sistema e dell'Internet Governance. E' urgente un richiamo di consapevolezza alla Politica in quanto tale, a che si riconosca centralità strategica alla risorsa dell'informazione automatica interconnessa come snodo politico centrale per l'attuazione dei valori costituzionali di libertà ed eguaglianza. I Radicali Italiani, nell'ultimo Congresso tenutosi nel mese di novembre a Padova, hanno ribadito la centralità dell'iniziativa politica a difesa della continuità della Legislatura, come tempo istituzionale necessario alla realizzazione dell'azione programmatica del Governo. Proprio su questa premessa, si inserisce l'urgenza e l'opportunità di istituire una Commissione di rango parlamentare che veda la partecipazione nella misura più ampia e rappresentativa di tutte le forze politiche e che assolva al fondamentale compito politico di
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Fiorello Cortiana
Giorgio, ciò che occorre
è una consapevolezza del Parlamento e del Governo e che ciò
si traduca nell'azione legislativa e nella definizione della policy.
Credo che se il Comitato Consultivo sulla Governance di Internet, alla luce dei risultati all'IGF di Rio, verrà messo in condizione di operare ex ante con continuità quotidiana sarà necessario che i Presidenti di Camera e Senato indichino ciascuno un funzionario di riferimento che segnali tempestivamente i provvedimenti in discussione nelle varie Commissioni Parlamentari affinchè tempestivamente la Consulta possa fare avere pareri a riguardo, nonchè essere audita. Credo che una specifica Commissione potrebbe riunire i parlamentari più interessati ma senza una funzione cogente mi domando quale efficacia potrebbe avere sui singoli atti parlamentari. Non credo che una commissione siffatta potrebbe avere competenze legislative su materie attualmente assegnate alle altre Commissioni Permanenti. Forse potrebbe avere un compito di sensibilizzazione, ma andrebbe ben definito proprio per avere efficacia in relazione al lavoro legislativo delle Commissioni Permanenti. Noi abbiamo bisogno che uno sguardo competente attraversi le Commissioni Parlamentari che si occupano dell'attività legislativa. Ciao Fiorello.
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Paolino Madotto
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Paolo Zocchi
Tenterò di rispondere
separatamente alle due domande:
Che facciamo: a prescindere da ogni calcolo parziale ? Sulla prima la riflessione è assai complessa e non ho una risposta. Ritengo che l’errore di fondo sia stato alla fonte nell’incapacità di definire un governance chiara del sistema dell’innovazione nel Paese. Oggi a gestire i processi di e government sono DIT, CNIPA, Commissione per l’Innovazione EE.LL. e Regioni, Sogei, Sviluppo Italia attraverso Innovazione Italia, Infratel. Ho dimenticato qualcosa? La mancanza di una regia univoca determina ovviamente differenze di impostazione, di velocità, di approccio. Ed è forse stato un errore anche quello di legare nuovamente la funzione pubblica all’innovazione minimizzando così l’impatto di un settore multiforme come quello della società informazionale, col mero proposito di rendere più efficiente l’amministrazione pubblica. Credo che noi oggi avremmo bisogno di una grande leva politica che prenda in mano quest’area e ne sviluppi i contenuti portandola ad essere prioritaria nel Paese. Ma chi, in Parlamento, potrebbe farsi fautore di un’iniziativa del genere ? In questo momento non vedo grande sensibilità sul tema: penso che sia da fare un grande lavoro, ma ricordiamoci sempre che i camionisti hanno dimostrato di essere più forti ed importanti degli internet provider, il che significa che dagli anni ’50 ad oggi poco è cambiato nei rapporti di forza. Forse è necessario cambiare strategia e continuare a lavorare sottotraccia? Che facciamo: qui e ora, nella XV legislatura ? Sulla seconda la riflessione è molto più semplice anche se ovviamente il mio sguardo è strabico tra Governo e iniziativa politica. Sotto l’aspetto del Governo io credo che, con azioni come quelle dell’agenda semestrale sull’innovazione per i territori, con l’uso della Conferenza unificata come strumento per avviare un ragionamento su standard e indirizzi nell’innovazione del Paese anche per quanto riguarda le iniziative locali, con il Programma ELISA che tenta di ridefinire il metodo di aggregazione e erogazione di risorse verso i territori, qualcosa sia stato fatto: certo non quello che ci si aspettava. Sul che fare, però, io ritengo che bisogna perseverare nella strada intrapresa, “stressare” il metodo, farla finita con gli Avvisi (ed ELISA sta cercando di dimostrare la loro inutilità), individuare pochi ma realmente sostenibili argomenti che possano rimettere in gioco il Paese in termini di competitività sui grandi sistemi di innovazione, dalla banda larga all’ICT per la sostenibilità e lo sviluppo. Sotto l’aspetto politico credo che la grande speranza nata col Partito Democratico si coniughi con l’altrettanto grande auspicio che questo Paese sia portato verso la modernizzazione e l’innovazione e che questi aspetti siano finalmente considerati prioritari. Se qualcuno domani sosterrà che il problema non è la riforma delle pensioni, ma una grande attenzione allo sviluppo dell’innovazione per creare posti di lavoro e sostenibilità e che questo genererà automaticamente una prima soluzione al problema delle pensioni, sarà ovvio che starà camminando in equilibrio su un filo a cento metri da terra, ma dovremo dargli fiducia, perchè altrimenti questo Paese è destinato ad un inevitabile declino. E’ quindi fondamentale che, in materia di innovazione, il Partito Democratico sia coraggioso. Noi stiamo cercando di creare la massa critica, sempre necessaria, affinché questo coraggio possa essere basato sul consenso e non solo sulle buone idee. Aggiungo una cosa che mi preme moltissimo: personalmente ritengo che l’e-government sia oggi fonte di numerosi equivoci. In particolare penso decisamente che sino ad ora ci siamo troppo concentrati sull’efficienza interna delle amministrazioni e pochissimo sul beneficio che ne deriva al cittadino. Credo che il Paese abbia bisogno di un e-government meno autoreferenziale e più teso verso l’esterno, verso l’efficacia, verso servizi che prescindono in buona parte dalla mera buona pratica amministrativa, ma che “vanno per strada”. Quindi la mobilità assistita dalle nuove tecnologie, la telemedicina, la sicurezza etc…. Insomma meno enfasi sul cittadino, inteso come complesso di diritti e di doveri, e più enfasi sulla città, intesa come luogo in cui l’amministrazione offre dei servizi concretamente fruibili.
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Roberto Galtieri
Che facciamo: a prescindere
da ogni calcolo parziale ?
Che facciamo: qui e ora, nella XV legislatura ?
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Fonti d' attualita'
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Indicatori
Su una agenda politica per l' internet
Innovazione, disallineamenti politica~internet
Sul modello protocollare di sistema
Passato, presente, futuro
Reti ~ TLC
Aspetti istituzionali e giuridici dell' internet Sui percorsi legislativi in tema d' internet
Un esempio di approccio computabile
Sulla Commissione parlamentare di informazione
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Fonti e ricerche per una storia dell' internetworking in Italia
Fonti
e ricerche
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Sommario
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L'
Uomo e la Macchina
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La
prima Calcolatrice Elettronica Italiana - CEP - Generazione e Sviluppi
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