Ci siamo arrivati
Enzo: un milione di nomi registrati nel country code Top Level Domain .IT
: da una parte si puo' lamentare la invariata forbice con i country tedesco
(8 milioni abbondanti) e inglese (4 milioni scarsi); dall' altra e' da
segnalare e riflettere con soddisfazione comunque il quadro di prospettive
e nuove responsabilita' che derivano dal passaggio, in fine, dal fattore
kappa al fattore mega; ma vorrei sollecitare qui pure, e in modo particolare,
una tua riflessione sul "guadagno" di questo target a fronte
di un basso "costo" di contenzioso: in 4 anni sono state fatte
circa 200 map ... Puoi farci una "scheda" degli Enti Conduttori,
della loro mission, e al tempo stesso, dalla loro costituzione, un "saldo"
?
- Gli enti conduttori
rappresentano un interessante e valido esperimento delle cosiddette A.D.R.
(alternative dispute resolution). Nel momento attuale, in cui la giustizia
ordinaria ha tempi sempre estremamente lunghi, lo sviluppo delle A.D.R.
ha avuto recentemente notevole impulso, grazie anche al favore con cui
sono viste dal legislatore (ricordo che la nuova riforma del diritto societario
prevede la obbligatorietà di un tentativo di conciliazione presso
appositi enti abilitati dallo stato). Non tutti i tentativi di A.D.R. hanno
però avuto lo stesso successo delle procedure di riassegnazione.
- Il successo
delle procedure di riassegnazione è a mio avviso dovuto principalmente
a tre fattori: a) essere un procedimento specifico per un determinato tipo
di controversia, il che consente una maggiore specializzazione dei giudicanti;
b) avere delle regole procedurali abbastanza complete e precise; c) di
essersi avvalsa sino ad ora dell'opera di persone appassionate e seriamente
motivate, che con le loro pronuncie hanno costituito un sistema completo
e ben definito.
- Ovviamente,
le motivazioni di cui sopra sono le stesse che a mio avviso hanno determinato
il successo delle MAP di ICANN, da cui le nostre procedure di riassegnazione
derivano.
- Dovendo fare
un bilancio sull'attività degli enti conduttori, direi che è
necessario distinguere un aspetto sociale da quello economico.
- Sotto l'aspetto
sociale, il bilancio è più che positivo. Se lo scopo delle
procedure di riassegnazione era quello di limitare il cybersquatting, esso
e' pienamente riuscito. Il sistema di regole vigente dal 2000 (e intendo
le regole di naming, non solo le procedure di riassegnazione) e' evidentemente
su quel punto specifico uno dei piu' efficaci del mondo.
- Secondo i dati
del "Coordinamento Enti Conduttori delle procedure di riassegnazione
italiane – CEC" abbiamo avuto sino ad oggi 242 procedure di riassegnazione,
nelle quali sono stati esaminati 301 domini. Su un milione di domini registrati,
significa un contenzioso che ha interessato lo 0,0003 % dei domini; come
dire, ogni diecimila domini registrati ce ne sono stati 3 sottoposti a
procedura. Il dato poi è in realtà ancor piu' basso, in quanto
andrebbe diviso per i quattro anni in cui sono state svolte le procedure.
- L'efficacia
delle procedure è visibile anche verificando l'andamento dei dati
nel corso del tempo: il numero delle procedure per anno è inversamente
proporzionale al numero dei domini registrati, ed e' sempre andato calando
a fronte dell'aumentare delle registrazioni: nel 2001 abbiamo avuto 99
procedure a fronte di 580.000 domini registrati, nel 2002 abbiamo avuto
74 procedure a fronte di 712.000 domini registrati, nel 2003 abbiamo avuto
59 procedure a fronte di 824.000 domini registrati, nel 2004 abbiamo avuto
45 procedure a fronte di 961.000 domini registrati.
- Per quanto riguarda
il rapporto fra ricorso alle procedure e ricorso alla magistratura ordinaria
non ci sono dati certi, ma per quel che è dato sapere il rapporto
è notevolmente favorevole alle procedure di riassegnazione.
- Sotto l'aspetto
economico, il bilancio per gli enti conduttori è invece senz'altro
negativo. Da un lato, gli enti conduttori abilitati in Italia sono in numero
sproporzionato rispetto alle esigenze del mercato. Basti pensare che in
Italia abbiamo ben 11 enti conduttori, abilitati per il solo dominio .it,
mentre ICANN ne ha soli 4 per i domini com, org, net, biz, info, etc.,
e molti altri cc TLD. La differenza e' ancor piu' eclatante se si considera
che gli 11 enti conduttori italiani si sono divisi 300 procedure, mentre
i 4 di ICANN hanno svolto oltre 16.000 procedure; il che significa che,
in media, nei 4 anni ogni ente conduttore italiano ha svolto meno di 6
procedure contro le oltre 1.000 all'anno svolte in media da ogni ente conduttore
di ICANN.
- Degli 11 enti
conduttori abilitati, 3 non hanno mai svolto alcuna procedura e quelli
che ne hanno svolte piu' di 10 sono solo 4. La maggior parte delle procedure
è comunque divisa fra CRDD e Arbitronline, rispettivamente con il
64,78% ed il 17,94% dei domini sottoposti a procedura. Il rimanente 17,28
fra gli altri 6 enti conduttori attivi.
- Se si pensa
che il costo di una procedura, per gli enti attivi, varia da 723 euro a
1200 euro, si vede bene che l'attività degli enti conduttori è
svolta sostanzialmente in perdita. Di fatto, la maggior parte dei saggi
degli enti conduttori presta la propria opera o gratuitamente o dietro
compensi simbolici; e la situazione e' destinata a peggiorare, dato che
le procedure sono in costante diminuzione.
- Per evitare
che gli enti conduttori e le procedure di riassegnazione scompaiano, sarebbe
necessario ridurre il numero degli enti (magari accorpandoli fra loro)
ed aumentare il costo delle procedure.
A me la esperienza
degli E.C. interessa, da un punto di vista teorico, sopra tutto per la
capacita' di questo club prive' piuttosto grosso che e' la rete :-) di
"risolvere le problematiche proprie con strumenti proprii"; in
piena consapevolezza delle regole del gioco del mondo reale; a scanso di
istituti politico legislativi di speciale giurisdizione ... ma qui mi fermo
io e vai avanti tu per competenza ...
- La mia posizione
è ben nota: per il nostro ordinamento lo strumento migliore sarebbe
indubbiamente l'arbitrato, in quanto la decisione di un arbitro sostituisce
quella della magistratura ordinaria. Nel nostro ordinamento ne abbiamo
molteplici esempi, primo fra tutti nell'ordinamento delle federazioni sportive.
- Le procedure
di riassegnazione sono molto meno efficaci dell'arbitrato, in quanto le
questioni sottoponibili ai saggi sono limitati e le decisioni possono essere
bloccate semplicemente iniziando un procedimento ordinario giudiziario
ordinario.
- Il sistema sarebbe
stato molto più funzionale con l'arbitrato obbligatorio (per i dettagli,
si vedano http://www.nic.it/NA/exec/parere-ef-14-1.html
, http://www.nic.it/NA/exec/parere-ef-14-2.html e http://www.nic.it/NA/exec/parere-ef-14-3.html
).
- La scelta di
prevedere solo l'arbitrato facoltativo e non obbligatorio è stata
una scelta meramente politica, a mio avviso sbagliata. La scelta dell'arbitrato
obbligatorio avrebbe consentito alla rete una maggiore autonomia e specializzazione.
I risultati di questa scelta sono sotto gli occhi di tutti: per anni abbiamo
dovuto confrontarci con una serie pronuncie di magistrati ordinari digiuni
delle conoscenze tecniche necessarie ad un tale tipo di giudizio: sentenze
che hanno lasciato veramente perplessi ed orientamenti del tutto inadeguati
alla realta' dei fatti. Ancora oggi non e' raro imbattersi in pronuncie
giurisdizionali del tutto discutibili.
- Se la rete aspira
ad una propria autonomia e ad una maggiore efficienza, non deve solo essere
in grado di porsi delle regole, ma deve anche predisporre nel suo ambito
i mezzi per farle rispettare.
- Il sistema dell'arbitrato
contenuto nelle attuali regole, seppur facoltativo, è tutt'ora valido;
sarebbe auspicabile che la Commissione lo rendesse comunque obbligatorio
per chi registra i nomi a dominio nel ccTLD .it
Enzo ... siamo
4 gatti e ci conosciamo da anni: io sottolineo una storica centralita'
di nodi della ricerca, CNUCE, CNR, GARR ... sempre piu' immersi nella Rete.
La mia e' che gli E.C. dovrebbero, per pratica ragione di esatta identificazione
dei processi di formazione delle Regole, interagire regolarmente con la
Commissione Regole - senza diritto di voto - ma questo non lo abbiamo mai
deciso. E che dovrebbero interagire regolarmente con il Registro - e questo
lo abbiamo deciso. Alla Tua Attenzione :-) il commentare ovvero l' incassare
questa considerazione.
- Come sai bene,
io ritengo che la rete sia una entità sociale nella quale sono applicabili
le esperienze che l'umanità ha compiuto e sperimentato in passato.
Ci sono sistemi che bene o male funzionano e sistemi che non funzionano.
Se vogliamo fare un paragone storico, con la commissione regole siamo passati
da un sistema a base democratico con separazione di poteri ad un sistema
assimilabile ad una monarchia illuministica; e così come le monarchie
illuministiche non hanno fatto molta strada, e' prevedibile che l'attuale
sistema mostri presto i suoi limiti.
- Per i dettagli
del mio pensiero, ti rinvio al mio articolo "Recenti sviluppi nell'internet
governance italiana: la nuova commissione per le regole del registro del
ccTLD .it", in corso di pubblicazione sulla "Rivista di diritto
dell'ìnformazione e dell'informatica", 2004, pag. 791, ma già
disponibile all'indirizzo http://fog.it/articoli/04-DI-0791.htm
.
- Nello specifico,
trovo imbarazzante che in una commissione che dovrebbe dettare le norme
non abbia trovato spazio un avvocato o un magistrato o un professore universitario
di materie giuridiche, che pure non mancano nel nostro ambiente.
- In quest'ottica,
ha poco senso parlare di diritto al voto del rappresentante degli enti
conduttori nella commissione, quando in un anno di lavori la commissione
non ha ritenuto sentire gli enti conduttori neppure una volta. Il problema
non sono solo gli enti conduttori, quanto le regole stesse. Una buona metà
sono regole giuridiche; e non parlo solo di quelle relative ad arbitrato
o procedure di riassegnazione.
- Investono il
settore giuridico, ad esempio, il contenuto della LAR, il trasferimento
del nome a dominio, la successione nella titolarità del nome, le
facoltà di controllo del Registro, le questioni di privacy del whois,
etc.
- Del resto, basta
confrontare le regole di naming precedenti al 1998 (create da soli tecnici)
con quelle attuali (create con il contributo dei giuristi), per capire
cosa intendo.
- Ma non e' solo
un problema di regole giuridiche. La nomina dall'alto dei membri della
commissione secondo la logica di costituency che rappresentano solo una
piccola parte degli interessati alla rete contribuisce a distaccare il
governo di internet dai governati.
- Così
come organizzate, le costituency sono la cristallizzazione disposizioni
privilegiate entro le quali non e' neppure garantito il processo democratico.
Val la pena di ricordare che il piu' noto esempio di storico di costituency
sono proprio quegli stati generali che nella Francia del 700 provocarono
la rivoluzione francese. Anche nella odierna comissione ci sono componenti
che pur rappresentando minoranze nel modo della rete, hanno un peso infinitamente
maggiore del "popolo" della rete.
- Basti pensare,
al riguardo, che i 2535 provider-maintainer hanno ben 4 rappresentanti
nella commissione, mentre i titolari di oltre un milione di nomi a dominio
registrati nel ccTLD .it non ha un solo rappresentante.
- E i risultati
si vedono. L'utente non ha neppure un rapporto contrattuale diretto con
il registro. E' obbligato a sottoscrivere una lettera di assunzione di
responsabilità che piu' che altro è una lettera di sottomissione,
nella quale l'utente assume solo obbligazioni nei confronti del Registro,
senza che quest'ultimo si obblighi ad alcunchè nei confronti dell'utente.
- Non a caso il
registro si è sempre opposto nei fatti all'abolizione della lettera
di assunzione di responsabilità; e non essere riusciti ad eliminarla
e disporre un contratto diretto, con tutte le garanzie di legge (seppur
con l'ausilio del mantainer) fra utente e Registro è senz'altro
un obbiettivo mancato della NA. (a chi interessasse, le proposte in tal
senso sono tutt'ora visibili su http://www.srd.it/fogliani/NA/
)
Le eccezioni
rinviano alla "regola" e tu sei uno degli estensori dello Statuto
della Naming Authority e della coeva matrice originaria delle Regole di
Naming ... siamo intorno al 1997 ... una testimonianza, please, su quel
tempo, e sul suo *clima*, direi "costituente" ...
- Il clima era
di grandi speranze e, tutto sommato, di una certa ingenuità. A quel
tempo penso che pochi si erano resi conto dell'enorme quantita' di soldi
che avrebbe girato attorno ad Internet ed ai nomi a dominio. I nemici da
cui guardarsi erano allora l'ingerenza dello Stato da un lato e i grossi
gruppi privati dall'altro. La prima grande battaglia fu combattuta nella
task force per lo statuto, dove si confrontarono il voto singolo (una testa,
un voto) con il voto "pesato" (un dominio, un voto) che avrebbe
favorito i grandi maintainer e lasciato fuori dalla NA i tecnici e gli
esperti che non registrano domini.
- Il più
grosso errore della NA è stato quello di non dotarsi di un proprio
bilancio autonomo che la rendesse indipendente dalla RA, con cui a quel
tempo andava a braccetto.
Una ferita non
ancora stabilizzata in un compiuto/sereno inquadramento ... la liberalizzazione
del 1999. Da una parte il segno positivo e concreto di una distribuzione
veramente *open* degli oggetti DNS in autentica logica di *pubblico dominio*.
Dall' altra una procedura di registrazione per nulla temperata e scalata.
Maurizio Codogno (se ci leggi sappi che qui ed ora ti prenoterei una intervista
...) ha sviluppato, con solita ed implacabile onesta' intellettuale, una
rivisitazione critica. Sono originati da allora, secondo la mia ricostruzione
[NOTA 1], i casini di ruolo fra RA & NA,
aspre e tenaci memorie dentro la NA, un pratico "commissariamento
da crisi" da parte dell' Istituto CNR nei confronti dell' ufficio
di Registro e ... Passigli. Enzo: stavamo per rimetterci la pelle: dove,
allora, "l' abbiamo imbroccata" - e dove "abbiamo sbagliato"
... col senno di poi, ovviamente ... ?
- La liberalizzazione
era una cosa che non si poteva non fare. Ed il fatto che si sia passati
in 6 mesi da 90.000 a 500.000 domini dimostra quanto fosse necessaria e
quanto sia stata gradita. Se oggi siamo ad un milione di domini e siamo
il quarto ccTLD nel mondo lo dobbiamo proprio alla liberalizzazione.
- E' vero: la
liberalizzazione non e' stata temperata e scalata; ma non lo ritengo un
errore della NA, quanto un errore di valutazione della RA. Le nuove regole
erano pronte nel settembre 1999, le norme sulla liberalizzazione erano
già state defintivamente approvate prima dell'estate. All'epoca
fu chiesto alla RA quanto tempo avrebbe voluto per adeguarsi tecnicamente
alla liberalizzazione, e se ci fosse stato bisogno di qualche temperamento.
La RA indicò la data del 1 dicembre 1999, che la NA per sicurezza
postpose al 15 dicembre 1999. Il periodo si incrociò poi con il
trasferimento dell'IIT da via S. Maria nel centro di Pisa all'attuale area
della ricerca del CNR di Ghezzano, e dette luogo ai problemi che sappiamo.
La NA non avrebbe avuto alcun problema a introdurre la liberalizzazione
per gradi.
- L'errore della
NA è stato invece il non valutare l'impatto economico della liberalizzazione
e le conseguenze che che esse avrebbero avuto non tanto e non soltanto
sui maintainer, quanto sul registro. La RA si è vista piovere addosso
una pioggia di danaro che non poteva non destare appetiti e produrre un
mutamento di rotta. La NA è diventata scomoda perchè non
poteva (e non doveva) seguire la stessa logica.
- Quanto agli
sbagli, l'errore più grande della NA è stato quello, nel
2000 / 2001, di non riuscire a dotarsi di uno statuto che le consentisse
un'autonomia patrimoniale. Se solo ogni maintainer avesse versato 100 lire
per ogni dominio registrato, la NA avrebbe potuto dire la sua e sopravvivere.
La mancanza di autonome entrate ha fatto si che la NA dovesse continuare
il suo lavoro contando solo sul volontariato dei propri adepti, confrontandosi
con soggetti che al contrario avevano disponibilità finanziarie
cospicue e risorse da dedicare al confronto.
- Al di la' di
questo, ritengo che per le sue forze e la sua struttura la NA abbia fatto
anche troppo. Non dimentichiamo che, essendo un ente democratico, al suo
interno votavano anche quelli che la volevano affossare.
- La vicenda del
Cybersquatting ne è un esempio evidente. Esso è il tipico
fenomeno che ufficialmente viene da tutti esecrato, ma, essendo lucroso,
è da tutti praticato. Nel cybersquatting infatti non ci guadagna
solo lo squatter (anzi, il suo e' il guadagno piu' aleatorio...), ma ci
guadagnano sicuramente soprattutto il maintainer ed il registro, che comunque
incassano il corrispettivo per i domini registrati dallo squatter. Non
e' senza significato che l'arma più incisiva contro il cybersquatting
(l'arbitrato obbligatorio) sia stato avversato proprio dalla RA ed in assemblea
vi si siano opposti i maggiori maintainer (entrambi soggetti a cui la cosa
avrebbe dovuto essere indifferente, dato che coinvolgeva gli utenti). Parimenti,
non e' privo di significato il fatto che sia stata proprio la RA a pretendere
la modifica delle procedure di riassegnazione per impedire che (al contrario
di ogni logica e in contrasto con le MAP di ICANN) il dominio registrato
in violazione del nome o del marchio non possa essere semplicemente cancellato,
ma debba essere comunque riassegnato (in soldoni, se qualcuno registra
"enzofoglianicretino.it" io non posso pretendere che sia cancellato,
ma solo di poterlo registrare io a mio nome!).
- Piu' che di
errori della NA direi che si può parlare di notevolissima abilità
politica dell'attuale Direttore del Registro. Il cybersquatting è
stato infatti sfruttato abilmente per cercare, con il disegno di legge
Passigli, di elevare la Registration Authority al rango di amministrazione
dello Stato. Dietro le grossolane norme proposte per arginare il cybersquatting,
avanzate come specchietto per le allodole per giustificare il cambio di
regime, c'era una operazione che avrebbe radicalmente mutato la situazione,
anche economica, della RA. Quale amministrazione centrale dello stato (sotto
forma di anagrafe dei nomi a dominio) essa avrebbe avuto potere di autotutela,
avrebbe potuto decidere il costo della registrazione dei nomi a dominio
(che attualmente rimane almeno formalmente un rimborso spese), sarebbe
stata soggetta alla giurisdizione del Tar del Lazio.
- Il progetto
non è andato a buon fine un po' per una serie di (per noi fortunate)
coincidenze, un po' per la pessima fattura con cui la parte anti-squatting
del disegno di legge era redatta. Tale parte era infatti assurda, irrealistica
ed improponibile. Se fosse stata redatta in modo più adeguato, probabilmente
sarebbe passata.
- Fallito il tentativo
"Passigli", la RA ha dovuto fronteggiare la "Fondazione
Meucci"; cosa che anche in questo caso ha fatto con molta abilità.
Scampato il pericolo, si è dedicata alla neutralizzazione della
NA dall'interno: mentre da un lato praticamente paralizzava il lavoro del
Comitato esecutivo e bocciava ogni tentativo di innovazione, dall'altro
additava la NA come l'elemento del sistema responsabile dell'immobilismo
delle norme.
- Questa tattica
ha trovato fertile terreno progressivo disinteresse dei maintainer alla
conservazione della funzione normativa in capo alla NA; NA che di converso
ha mano a mano perso la sua caratteristica di ente rapresentativo dei maintainer.
Mentre nel 1999 la Naming Authority contava nelle sue file circa 250 maintainer
che rappresentavano circa il 90% dei maintainer attivi presso la Registration
Authority, alla fine del 2003 i maintainer iscritti alla Naming Authority
erano poco più di 300, che ora rappresentavano però soltanto
il 12% dei maintainer degli otre 2500 maintainer attuali.
- Secondo me,
quindi, la NA quindi di per sè non ha commesso grandi errori; è
stata solo vittima dei convergenti interessi economici di RA e grossi maintainer,
che con l'inconsapevole complice disinteresse dei nuovi arrivati, l'hanno
costretta prima all'angolo, poi l'hanno tolta di mezzo senza tanti complimenti.
- In tutto questo,
non si può non ammirare l'abilità politica del direttore
del Registro, cui spetta il merito e la regia di questa operazione. L'unico
rammarico è che tale abilità non sia stata utilizzata per
l'affermazione del sistema precedente, che indubbiamente era socialmente
migliore e piu' democratico, anche se meno agile e redditizio sotto il
profilo economico.
Torniamo e allarghiamo
il tema Enti Conduttori ... ci fai una scheda di WIPO ?
- Su WIPO (Organizzazione
mondiale della proprietà intellettuale - OMPI, secondo la tradizionale
dizione francese; http://www.wipo.int
) c'è poco da dire in questa sede. E' un'organizzazione dell'ONU
di cui fanno parte attualmente 182 stati, con sede in Ginevra. Ha collaborato
attivamente con ICANN per la redazione delle norme che regolano le MAP
ed è oggi il maggiore fra i 4 enti conduttori abilitati da ICANN
per la riassegnazione dei domini dei gTLD aperti al pubblico (.com, .net,
.org., .biz, .info, eccetera). Svolge inoltre la funzione di ente conduttore
per 43 ccTLD (per la maggior parte molto piccoli) che hanno deciso abilitarlo
per proprie procedure di riassegnazione (elenco su: http://arbiter.wipo.int/domains/cctld/index.html
)
- Dalla sua abilitazione
nel dicembre 1999 ad oggi, WIPO ha avuto 6983 procedure di riassegnazione,
di cui 6773 per i gTLD e solo 210 per i ccTLD (elenco su http://arbiter.wipo.int/domains/statistics/cumulative/results.html
).
- Per quanto riguarda
le MAP di ICANN, i quasi 7000 procedimenti di WIPO rappresentano solo il
45% del totale della procedure di riassegnazione per i gTLD ( http://www.icann.org/udrp/proceedings-stat.htm
) poste in essere dai 4 enti conduttori abilitati da ICANN ( http://www.icann.org/dndr/udrp/approved-providers.htm
).
- Tanto per dare
un'idea delle proporzioni fra, alla sola WIPO pervengono attualmente circa
2 procedimenti al giorno, contro i due al mese che pervengono agli enti
italiani.
Non si puo' chiedere
ad un cucciolo "ventenne" (primi link con ARPANET nella meta'
anni '80: Blasco Bonito & Alessandro Berni, mi piacerebbe anche da
voi una piccola memoria per questa commemorazione milionaria :-) di avere
un background maturo col "mondo reale" ... e viceversa ... ma
ogni tanto - proprio in termini di "regole del gioco" - si assiste
a strane invasioni di campo (e pure a qualche entrata pesante sugli stinchi).
La politica e' un po' tentata da occasionali interferenze per emergenze
di merito (citatissimi: pedofilia, terrorismo ...) mentre qualche area
della rete rapsodicamente lancia grida manzoniane per violazioni protocollari
("la galera" per gli spammer ...). Probabilmente non e' un buon
*sistema* affidarsi al ruolo politico in veste di braccio secolare della
rete ... Che scenari vedi per uno sviluppo equilibrato dei DIRITTI IN RETE
?
- Il fenomeno
è abbastanza comune in tutte le formazioni sociali dotate di una
certa autonomia e/o di una certa specialità. Per quanto riguarda
Internet, ha piu' risonanza perchè è un fenomeno nuovo e
che fa notizia, ma non penso sia peggio che in altri settori.
- Il pericolo
dell'intervento politico è comunque sempre in agguato; sta agli
interessati comportarsi con buon senso, autoregolamentarsi contemperando
gli interessi di tutti ed evitare nasca la necessità di un simile
intervento.
- Ovviamente,
autoregolamentazione non significa reinventarsi ex novo duemila anni di
diritto, o stravolgere i principi connaturati nell'ordinamento; significa
far sviluppare la rete seguendo i principi costituzionali e del diritto
vigente, in modo da integrarla armonicamente ed organicamente con gli altri
settori della vita umana.
Internet e' interconnessa,
anzi, e' interconnessione, pure istituzionale ( N.d.R. funziona pure come
tensione e infrastruttura fra digital divide e globalizzazione): ti chiedo
una riflessione sulla visione di Stefano Rodota' "per una costituzione
mondiale" di Internet.
- Una discussione
su questi aspetti potrebbe durare secoli. Parlare di una costituzione mondiale
per internet puo' sotto alcun aspetti essere affascinante, ma e' utopistico.
Nel mondo ci sono Stati che sono paradisi fiscali, Stati che non concedono
estradizione per gli assassini, Stati che tollerano la schiavitù,
Stati che praticano la tortura. Se non si riescono a risolvere a livelo
internazionale questi problemi (molto piu' seri ed importanti che un furto
di dati personali o qualche tonnellata di spam), vedo difficile sia possibile
risolvere quelli della rete. Intendiamoci, ognuno fa il suo lavoro e l'opera
di Rodotà è altamente apprezzabile; ma sarebbe forse necessario
prima migliorare il funzionamento della rete in Italia, poi eventualmente
pensare a quel che succede all'estero.
- Sul punto sono
comunque pessimistico. Tanto il garante della Privacy è valido ed
apprezzable, tanto è carente di mezzi. Al di la' dei pochi interventi
e delle decisioni "esemplari", è sotto gli occhi di tutti
la tendenziale impotenza delle istituzione ad assicurare sulla rete internet
il rispetto delle norme sulla privacy.
Eserciti attivita'
di docente, pubblicista, organizzi eventi, personalmente e nell Internet
Society: quanto "pesa" la cultura in Internet, sopra tutto dal
punto di vista: radicamento, diffusione, consapevolezza dei diritti ?
- Moltissimo.
Internet e' uno strumento di conoscenza che non ha eguali. Chi vuole, oggi
attraverso internet ha a disposizione elementi di conoscenza impensabili
sino ad un decennio fa. E maggiore e' la cultura e la possibilità
di conoscenza, maggiore e' la consapevolezza dei propri diritti. Questioni
che solo fino a pochi anni fa per la gente comune potevano avere risposta
solo da parte di un esperto appositamente interpellato (e spesso pagato)
oggi possono essere risolte ricorrendo alla rete.
Fatti una domanda
e da'tti pure la risposta ...
- No grazie, me
ne hai già fatte abbastanza tu....
L' ultima nota
di queste interviste e' questa: io non sono un fornitore di oggetti di
rete, ma un assegnatario - hai qualcosa da dirmi, o da chiedermi ?
- Posso esprimere
l'auspicio e la speranza che presto anche gli assegnatari degli oggetti
di rete (e direi piu' banalmente gli utenti di Internet) possano avere
voce in capitolo nell'internet governance come in ogni buona struttura
sociale democratica. Auspico che la rete si sviluppi con il concorde contributo
e la responsabilità di tutti gli interessati, e non si inviluppi
invece verso modelli alto-medioevali (corporazioni, costituency, consigli
nominati dall'alto sovrano illuminato) che, i più (purtroppo sbagliando)
credevano avessero ormai fatto il loro tempo.
[NOTE]
[NOTA
1] Vedi il flusso di link
nella sezione dedicata agli scenari del country IT 1999-2004
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