Internet Governace

riflessioni sull' articolo di Stefano Trumpy

di Remo Tabanelli

Caro Stefano e cari soci il tuo stile equilibrato e sobrio mi permette di essere invece (come spesso mi accade) un po' piu' "partigiano" su alcuni concetti.

Tu poni (anche nel tuo articolo) alcune importantissime questioni a partire anche da rivisitazioni diciamo cosi' "storiche".

Le pricipali mi sembrano essere

1) Legittimazione della "governance".

2) Rapporto con le istituzioni "locali" (nazionali in questo caso)

3) Rapporto col mondo degli organismi che rappresentano a vario titolo istituzioni e o interessi economici (ETSI w3c ecc.)

Io sono (forse qualcuno lo aveva intuito?) un "fan" della "internet storica" e mi pare che vadano conservati il piu' possibile i "valori" (se cosi si possono definire) e lo spirito che, al di la delle chiacchere, sono quelli che, di fatto ancora oggi, fanno DAVVERO funzionare la rete.

Il sistema "misto" tecno-democratico (passatemi questo brutto neologismo) ha prodotto uno stato di fatto che per quanto possa apparire "instabile e sregolato" (in realta' davvero e' potenzialmente instabile e sregolato) e' quanto di piu' solido, strutturato (ma sopratutto condiviso) sia stato creato nella storia dell'umanita'.

Ma se il sistema e' "potenzialmente" instabile e sregolato, dove sta il trucco? perche "funziona"? Il trucco (e' la mia risposta) sta nella "condivisione". Condivisione in senso lato (interesse comune) cioe' interessi economici (forse quelli prevalenti) interessi politici (governi e altri) interessi delle "comunita'" e dei gruppi politico-culturali, associazioni e altro, interessi professionali. Questi interessi li possiamo definire "interessi degli operatori".

Ho tralasciato (non per caso) gli interessi dei cosiddetti "utenti" non perche' non ci siano ma perche' (nella realta') tali interessi non hanno un "peso politico" rilevante ne' nello sviluppo delle infrastrutture ne nello sviluppo della logistca ne della struttura organizzativa.

Gli Utenti sono "utilizzatori/target" i quali non hanno niente in comune se non l'utenza. Quando diventano "organizzazione, movimento, associazione, lobby, aziende ecc.." a qualunque titolo lo diventino cessano di essere "utenti" e diventano "soggetti" e a loro volta "operatori" che invece rientrano a pieno titolo nella definizione di "condivisione" che ho dato in precedenza. E' in questa "magia" che consiste la base di "consenso" della rete.

Ma condivisione in questo caso significa giocoforza "convenzione" ovvero a nessuno conviene perdere la "garanzia" che il giocattolo funzioni (quindi va bene l'uniformita' e l'universalita' dei protocolli) se questo e' "il prezzo da pagare" e va bene anche il "club delle giovani marmotte" (ISOC ICANN IETF) che hanno per meriti "tecnico scientifici e storici" un ruolo (che non ha dato fino ad ora troppi fastidi a nessuno) di "garanzia e moral suasion".

Fino ad ora tutti hanno pagato questi "prezzi" in nome del comune interesse (anche quando c'era apparente divergenza di interessi).

Il "mirabile e miracoloso equilibrio" deriva anche dal fatto che a nessuno "conviene" che un interesse diventi predominante (a ben vedere anche a chi dovesse dominare) perche' questo toglierebbe al giocattolo il suo "valore" principale l'UNIVERSALITA' cui nessuno vuole o puo' rinunciare.

Quindi tutti fanno la "guardia" a tutti e stanno bene attenti a non compromettere questa MEDIAZIONE, difficile a volte, ma senza reali alternative!

Il problema e' (ammesso e NON CONCESSO che problema sia) che questo sistema tecno-democratico tende (inevitabilmente e per mutuo accordo) a mantenere se stesso come "marchingegno" autoperpetuante e automantenuto, le proprie necessita' stanno solo al suo "interno" e non traggono "giustificazione" o legittimazione da "CONTRATTI SOCIALI" o "istituzionali" o dalle "regole di convivenza della societa' civile".

Si tratta di "una brutta bestia" che sconvolge convenzioni e modo di pensare (sopratutto quelli delle istituzioni).

Gia' ... le istituzioni... qui sta il punto dolente!

Come puo' un sistema che non si giustifica o legittima tramite "contratti sociali" essere ammissibile per le "istituzioni" che trovano invece solo in questo la ragione per la propria esistenza!

Qui si gioca una CONTRADDIZIONE FONDAMENTALE! e' piu' utile avere un canale "di comunicazione" o infrastruttura universale col "sociale", senza controllo "istituzionale", rinunciando fin dal principo alla motivazione ideologica che giustifica l'esistenza stessa delle "istituzioni" (cosi' come le concepiamo), o il "pericolo" insito nella accettazione di questa mancanza di controllo, e' tale, da fare un tentativo di REGOLAMENTARE, anche se questo dovesse comportare il RISCHIO DELLA DISTRUZIONE del "marchingegno"?

Chi sono queste "giovani marmotte" (non solo ISOC ovviamente) chi le ha elette? chi le ha nominate? perche' sono "diverse" dalle comunita' tecniche (ITU ETSI IEEE ecc.) dove sono stati "ingabbiati" gli "altri"?

La comprensione del "fenomeno" e del fatto che spesso proprio gli "ingabbiati" sono parte "non ingabbiata" (vedi il gnande Postel) quando svolgono il ruolo da "giovane marmotta" e siano parte necessaria e costrutita (per accordo convenzione e comunione di interessi) necessariamente fuori dalla gabbia (che sarebbe inevitabilmente troppo piccola) e' molto ma molto lontana dalle menti "istituzionaleggianti" del potere politico.

A ben guardare, anzi, L'istituzione e il potere politico sono gli unici che potrebbero mettere sulla bilancia un leggero vantaggio dalla parte della "rottura del marchingeno" piuttosto che dalla parte dell'interesse ad usarlo!

Questo e sopratutto questo fa la vera differenza!

Cosa possiamo fare noi? Forse molto e forse poco (lo scenario non e' ancora molto chiaro).

Tuttavia credo che la cosa migliore sia (lo dico con la coscienza che questo potrebbe essere un grosso limite) continuare a fare le "giovani marmotte".

Fare le giovani marmotte non significa pero' essere parte irrilevante. Le giovani marmotte hanno un ruolo che gli e' assegnato da tutti gli altri (compresi gli interessi economici) e al di la' della apparentemente semplice "moral suasion" devono avere la forza di trovare in se stesse anche il proprio sostegno economico (l'unico che puo' giustificare l'immagine di "indipendenza" che sta dietro la moral suasion).

Cosa significa questo in pratica?

Alcune (poche.. meno sono e piu' sara' la loro "forza") semplicissime cose. Il "modello giovani marmotte" che puo' valere per ISOC ma anche per gestire problemi della NA e di Governance si puo' tentare di riassumerlo.

1) L'independenza e l'autonomia vanno garantite economicamente! Ovvero i fondi necessari al funzionamento "logistico" vanno ottenuti dai membri e da eventuali sponsor ma garantendo che la parte economica derivata direttamente dai membri sia "economicamente congrua", sbilanciare troppo il peso economico a favore degli sponsor puo' di fatto portare ad una dipendenza che peserebbe sulla independenza e autonomia.

2) Pricipio di ugualianza. Ogni "giovane marmotta" vale 1 voto nella elezioni di organi interni e di rappresentanza, secondo il principio 1 testa 1 voto. Nessuna rappresentanza diretta o indiretta e' ammessa e l'espressione di voti o pareri e' sempre strettamente individuale.

3) Principio di non esclusione. Tutti sono ammessi a far parte della comunita' sulla semplice base del loro interesse individuale e riconoscimento dei principi e obiettivi che la comunita' stessa si da attraverso i propri pubblici "manifesti".

4) Non discriminazione. Non e' richiesta nessuna particolare qualifica o adesione o attributo (che non sia la adesione agli scopi "manifesti" della comunita' stessa) quale prerequisito per la adesione alla comunita'.

5) Principio di separazione. Gli organi esecutivi o di gestione hanno un compito STRETTAMENTE ESECUTIVO che esercitano in totale autonomia gestionale e amministrativa (potrebbero in teoria essere addirittura affidati a terze parti), ma gli e' assolutamente vietata qualsiasi funzione di indirizzo o qualsiasi delega riguardante la politica o il "manifesto" della comunita'. Le funzioni di indirizzo rimangono eslcusivamente in capo alla totalita' della comunita' intesa come parte attivamente partecipante alle decisioni o votazioni.

Piaccia o meno questi (veramente pochi) principi sono il "modello naturale" ma sopratutto il modello "storico" della RETE.

Francamente non so se questo sia acettato o ritenuto acettabile dai nostri "governatori", ma questo mi pare francamente del tutto IRRILEVANTE rispetto allo scopo.

Questa e' (io credo) la sola posizione che ISOC possa e debba sostenere (a prescindere dal risultato) non sempre si puo' agire nel solo mondo del "possibile" le associazione esistono proprio perche' qualche volta bisogna agire anche nel mondo dell' auspicabile oltre che in quello del possibile!

In estrema sintesi quindi il modello di governance che io chiamo "giovani marmotte" non fa altro che seguire il modello stesso della rete.

Cosi' come internet e' una "rete di reti" la sua governance "naturale" non puo' essere altro che una rete di comunita' o se si preferisce "una comunita' di comunita" con forte autonomia e indipendenza.

Da questo humus devono "riemergere" rinnovate (magari riavvicinandosi alle istituzioni locali tramite i chapters) le presenze nella nuova internet governance e in ICANN.

Vorrei ancora sottolineare ancora una volta l'importanza dell'aspetto della indipendenza economica fondamentale al fine di garantire la struttura a partecipazione volontaria (non esclusione e non discriminazione) e in qualche modo anche "meritocratica" (ricordava Stefano) che non ha alternative .. e' come la "tassa" che da' il diritto di "cittadinanza" (in ogni democrazia il cittadino diventa tale perche' paga le tasse e contribuisce al mantenimento del regime).

Senza questo presupposto il rischio e' gravissimo! Il rischio e' non tanto che ci tolgano la "delega" che come "giovani marmotte" ci hanno in qualche modo riconosciuto.

Il rischio e' che una volta tolta la delega non rimanga piu' nessuno a cui darla e quindi che il giocattolo si rompa!

Grazie a tutti per la pazienza! Remo

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