Se la risposta è lo scorporo della rete, qual era la domanda?

Alcune considerazioni su una Next Generation Network per l’Italia

Joy Marino [bio]

riproduzione dell' articolo originale pubblicato su http://www.la-rete.net il 21/03/2008

  • Così come non si costruisce una casa partendo dal tetto, ma prima si fa un progetto, poi si scavano le fondamenta ed infine si arriva al tetto, credo che parlare di scorporo della rete sia una possibile risposta ad una domanda che dovrebbe venire prima di tante altre, e soprattutto dovrebbe basarsi su un progetto di sistema.

Fast forward

  • Immaginiamo per un momento come potrà essere il mondo tra 10 anni. Guardiamo soltanto allo scenario ITC nei paesi più evoluti.
  • La rete di distribuzione telefonica sarà soppiantata da reti multiservizi, ad alta ed altissima velocità. Il servizio telefonico “voce” sarà solo una componente marginale. La semplice necessità di ridurre i costi operativi di gestione renderà indispensabile il rinnovo delle vecchie reti.
  • Non tutti i paesi partiranno alla pari: dato un punto di arrivo - considerato inevitabile - di un passaggio ad una infrastruttura completamente ottica fino alle singole abitazioni, quei paesi che per primi avranno investito in infrastrutture FTTH si troveranno avvantaggiati rispetto a avrà scelto un approccio graduale, tendente a spremere ogni velocità di trasmissione possibile dal vecchio doppino in rame.
  • In Asia, Giappone e Corea avranno completato la copertura in FTTH per gran parte della popolazione e potranno ragionare in termini di servizi innovativi su una scala che è oggi inimmaginabile.
  • In Europa lo scenario sarà più articolato, con alcuni paesi più avanti degli altri nella sostituzione integrale del rame con la fibra ottica ed altri che, a causa degli investimenti sostenuti per realizzare reti NGN di prima generazione - di tipo VDSL2 ad esempio - cercheranno di ritardare l’inevitabile passaggio al FTTH, al solo scopo di remunerare gli investimenti fatti. E l’Italia?

Quale opportunità

  • Immaginiamo, solo in termini puramente tecnici, come potrebbe essere una NGN in tecnologia ottica PON che coprisse almeno l’80% della popolazione italiana.
  • La tecnologia prescelta dovrebbe essere di tipo EPON: è la più adottata e quindi più avanti nella curva di maturità (e di costi decrescenti), si basa sugli standard di Ethernet, più adatti a reggere il funzionamento di reti “a prova di futuro”.
  • La preferenza dei operatori tradizionali per GPON, ancora basato su ATM, rispecchia più il desiderio di mantenere un controllo capillare dell’erogazione dei flussi trasmissivi, irrealistico nel momento in cui la banda trasmissiva si avvia ad essere una risorsa virtualmente illimitata.
  • Il costo di realizzazione potrebbe essere inferiore a 20 miliardi di € e si può presumere che con l’affinamento delle tecniche di stesura delle fibre, ci sarà una generale riduzione dei costi nel corso degli anni.
  • Una rete NGN2 consentirebbe l’accorpamento delle centrali di commutazione in alcune centinaia di siti (la rete di distribuzione in fibra copre un raggio di 20-50 km contro i 2-4 km degli attuali doppini).
  • Di contro il passaggio ad una tecnologia intermedia NGN di prima generazione (VDSL2) richiede la moltiplicazione degli armadi di commutazione (decine di migliaia), con un impatto considerevole sia in termini ambientali, che di consumi energetici, oltreché per la successiva eliminazione quando si passerà - comunque - a FTTH. Affinché sia efficiente, la centrale di commutazione dovrà servire l’intero bacino di utenti attraverso una copertura a tappeto. In questo modo i costi saranno contenuti ed il ritorno dell’investimento assicurato già solo attraverso la riduzione dei costi operativi dei servizi TLC tradizionali.

Il problema

  • Assumiamo che questo sia il progetto ideale da un punto di vista tecnico. Le obiezioni sorgono sul piano regolatorio e concorrenziale.
    • 1. La copertura a tappeto dell’utenza esistente non si concilia facilmente con l’apertura del mercato ad operatori strutturali in concorrenza tra loro. Si tratta di riconoscere che esiste un monopolio naturale nel mondo delle reti (di accesso) e che creare artificialmente forme di competizione infrastrutturale non è una soluzione efficiente.
    • 2. L’investimento necessario per la realizzazione della NGN avrebbe caratteristiche diverse rispetto a quelli tipici del mondo ICT. Si tratterebbe di un investimento per infrastrutture che hanno una vita molto lunga, misurabile in svariati decenni, mentre il ritorno degli investimenti ICT si misura in pochi (2-3) anni. Sarebbe però inerentemente a basso rischio: sul piano tecnologico ci sono ragionevoli attese che si verifichi quello che è accaduto ovunque sono state stese reti in fibra ottica: l’evoluzione delle apparecchiature elettro-ottiche ha consentito di moltiplicare di ordini di grandezza la velocità trasmessa da ogni fibra, estendendone la vita indefinitamente. Dal punto di vista regolamentare dovrebbe essere statuito che si tratta di monopolio naturale, e conseguentemente definire il contesto regolatorio (non dissimile da quello di altre reti).
    • 3. La competizione tra infrastruttura in rame e nuova infrastruttura in fibra dovrebbe essere esclusa, assegnando la gestione di entrambe ad un unico soggetto che sia terzo rispetto a tutti gli operatori. Infatti, l’interesse tattico dell’operatore incumbent è quello di mantenere - anche artificialmente - in uso la rete in rame, allo scopo di non doverla cedere in tutto o in parte a quegli operatori alternativi interessati a proporre servizi maturi a prezzi molto ridotti. D'altra parte, se solo l’esercizio della rete in rame esistente fosse conferito ad un soggetto terzo, senza imporre vincoli sulla nuova rete, l’operatore con maggior forza di mercato potrebbe costruire ex-novo una NGN, per le aree a maggior redditività, lasciando sulle spalle del nuovo soggetto oneri di gestione sempre crescenti.

La risposta

  • Ecco quindi che ora la risposta è chiara: ci vuole un assetto organizzativo che dia risposte convincenti e stabili a tutti i quesiti. La separazione della rete in una società completamente autonoma è una parte della risposta, ma da sola non è sufficiente. Occorre anche che:
    • a) sia data la possibilità ad altri soggetti di investire nella nuova società, che avrà mandato di realizzare la NGN2 come “opera pubblica”.
    • b) la rete in rame e la nuova rete facciano capo ad uno stesso soggetto per tutto il periodo necessario ad un completo switchover dal rame alla fibra (10-15 anni).
    • c) concorrenza, impossibile a livello di infrastruttura fisica, sia garantita e rafforzata a livello di offerta al pubblico, attraverso la virtualizzazione dell’accesso alle reti PON.
  • In estrema sintesi, si tratterebbe di estendere alle nuove reti il modello concettuale del Bitstream, da poco regolamentato.
  • La risorsa fisica “rete di accesso” potrà così essere condivisa da un numero anche grande di operatori commerciali, ognuno dei quali potrà “vestire” il servizio di accesso con ampi gradi di libertà sia dal punto di vista commerciale che tecnologico.
  • In nomenclatura OSI, il livello fisico e di trasporto dei dati è comune a tutti, ma la configurazione della rete, le sue interconnessioni con la Big Internet, la strutturazione dei servizi (e, non ultima, la gestione della qualità di servizio) rimangono appannaggio del singolo operatore.
  • Questo modello è riproducibile senza grandi difficoltà anche su una rete FTTH, sia GPON che EPON.
  • Altre forme di condivisione della risorsa fisica attraverso la virtualizzazione della rete potrebbero essere introdotte strada facendo, ad esempio quelle basate sulla divisione in frequenza (WDM, possibile sulle reti PON) allungando ulteriormente la vita dell’infrastruttura FTTH; così sarebbe anche possibile l’allargamento della base concorrenziale, differenziando tra operatori che comprano singoli “colori” ed operatori che comprano “bitstream”.

A prova di futuro

  • La competitività di un Paese si misura - soprattutto nel mondo ICT - con la sua capacità di tradurre idee innovative in servizi e prodotti che rispondano ai bisogni degli utenti e che abbiano costi accessibili. In questo contesto le reti, anzi “la Rete” ha funzione sia di catalizzatore di nuove idee che di mercato universale.
  • La strategia vincente (per il Paese) è quella di massimizzare il numero dei futuri possibili, intervenendo il meno possibile in scelte non neutrali: con una specie di “Rasoio di Occam” l’operatore della NGN dovrà fare il meno possibile.
  • Questo si declina, ad esempio, nel gestire una rete “stupida” - neutra rispetto a qualsiasi applicazione - dove persino la gestione della qualità di servizio dovrebbe essere appannaggio dagli operatori commerciali che acquistano dall’operatore infrastrutturale.
  • L’operatore infrastrutturale che operi in regime di monopolio naturale ha sulle sue spalle una grossa responsabilità: qualunque scelta tecnologica non ovvia che farà si ripercuoterà sui possibili futuri del Paese.

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