Fonti e ricerche per una storia dell' internetworking in Italia

Il Background : fonti e ricerche per una storia dell' informatica in Italia

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Commenti a Produrre anime e' ben piu' difficile che produrre corpi

Le anime e i corpi …

Fiorello Cortiana [6 Luglio 2007]

  • Il dialogo tra Giorgio Giunchi e Angelo Raffaele Meo è intenso nelle questioni che pone, tanto nelle suggestioni epistemologiche quanto nelle relazioni tra persone/poteri/decisioni che hanno interessato il nostro Paese. Così intenso da farmi reagire quasi in chiave esistenziale e di stato d'animo viceversa dovrei farlo attraverso una riflessione più compiuta, in effetti credo che il processo di relazione riflessiva di tipo virale non risponda solo ad una necessità di tempestività contingente ma costituisca invece il portato più fecondo dell'interconnessione digitale in rete.
  • Il percorso richiamato negli elementi biografici del colloquio ha generato un cambiamento che in pochi decenni ci ha portato non solo ad un cambio di secolo ma ad un salto di millennio e non ci deve distrarre il calendario. La natura esponenziale della velocità del cambiamento è stata tanto forte quanto il cambiamento logico.
  • L'innovazione prodotta dalla interconnessione digitale in rete ha portato le relazioni tra i paesi del mondo ad un livello di omogeneizzazione mai conosciuto, questo a dispetto dei conflitti tra identità fondate su presupposti religiosi che avrebbero sostituito quelle ideologiche.
  • La rete non conosce confini statuali e legislativi ma solo barriere tecnologiche e culturali, si dà come una rete di reti a geometria variabile nello spazio e nel tempo degli emisferi. Questa omogeneizzazione è costituita dalla natura pervasiva e relazionale della convergenza digitale interconnessa e della potenza di calcolo ad essa connessa.
  • Quando Gregory Bteson proponeva di "…riflettere non sul nostro sapere, ma su quel più ampio sapere che è la colla che tiene insieme le stelle e gli anemoni di mare, le foreste di sequoie e le commissioni ed i consigli umani.", perché "…vi è un unico sapere che caratterizza tanto l'evoluzione quanto gli aggregati umani." e vedeva la mente come "…un riflesso di vaste e numerose porzioni del mondo naturale esterno all'essere pensante." individuava la struttura che connette il vivente nelle relazioni formali tra le parti e nella loro simmetria.
  • Sono le corrispondenze, le discrezioni, i ritmi e le modulazioni proprie delle relazioni tra le parti, tra le loro forme e i loro contorni a costituire la matrice comune dei codici attraverso cui lungo il corso del tempo prende corpo la narrazione del vivente. La comprensione dei processi cognitivi umani oggi non può prescindere dalla condizione di interconnessione digitale costituita da internet e dalla sua natura di comune denominatore nelle relazioni sociali, questa è l'implementazione della struttura che connette.
  • La possibilità di avere una piena consapevolezza di questa situazione è assolutamente legata alla piena disponibilità dei fattori/elementi costitutivi che abilitano ad una partecipazione. Sono le condizioni e le funzioni abilitanti della partecipazione a questo sistema tecnologico di relazione sociale a definire la qualità della cittadinanza di cui ognuno dispone nell'era digitale.
  • Perché nella rete internet non ci troviamo nell'unica condizione di spettatori/utenti/consumatori che possono scegliere tra le offerte broadcast: laddove ne siamo in grado, lo riteniamo e ci viene consentito di farlo, possiamo divenire anche produttori dell'offerta di contenuti. Per questo la qualità della consapevolezza di sé in una realtà interconnessa sarà sempre più legata alla comprensione/consapevolezza/conoscenza della rete e delle sue logiche di produzione cognitiva e di senso.
  • La rete digitale interconnessa si propone come impresa cognitiva collettiva che permette e richiede, ai fini della sua efficacia, una pratica di condivisione della conoscenza e di collaborazione nella quale il contributo cognitivo nella produzione di valore si sottrae alla logica dello scambio e nella quale il valore d'uso ha il carattere del dono, per questo essa diviene il contesto nel quale le nostre parole e le nostre azioni assumono significato.
  • Sono, quindi, queste condizioni e queste funzioni in relazione ad una nuova modalità e ad un nuovo sistema della produzione di valore a divenire l'oggetto del contendere nel campo dei diritti e della giustizia sociale. Cambia la produzione di valore, con la fine della materialità e della scarsità,cambia il rapporto tra domanda e offerta nella determinazione del costo sul mercato.
  • La crisi di un sistema dato, l'incrinazione e la discussione del suo equilibrio, non preludono alla catastrofe bensì costituiscono la condizione per il cambiamento, non ci devono quindi stupire l'omeostasi di un sistema e l'azione di difesa delle rendite di posizione da parte degli attori che fin qui ne hanno goduto.
  • Che il pretesto sia la lotta alla pornografia in Iran, alla morale socialista in Cina, al terrorismo con il "Patriot Act" negli USA, alla contraffazione in Italia, si cerca in realtà di produrre per via normativa la condizione di scarsità e di controllo che la rete in sé non ha. Un nuovo sguardo e una nuova consapevolezza sociale, composta da convinzioni e convenienze, rendono così necessari nuovi criteri di legittimazione dei giudizi, quindi delle norme e del loro contenuto che sottendono i comportamenti ed i costumi sociali.
  • Questa è la situazione agonica nella quale ci troviamo in questo inizio di millennio dopo il salto che ha caratterizzato il passaggio da un sistema di produzione centrato sulla scarsità nella determinazione del rapporto domanda offerta ad un sistema dove più vi è circolazione e condivisione di un bene digitale meno questo si consuma anzi, può arricchirsi e dare luogo a contaminazioni e financo combinazioni inaspettate, producendo così nuovo valore. Il prodotto cognitivo della relazione pensiero/mente all'interno della rete e dei suoi flussi non conosce il degrado entropico proprio dei processi della termodinamica, al contrario assistiamo ad un arricchimento continuo.
  • Sono quindi i presupposti di protocollo tecnologici di controllo dell'alfabeto e delle grammatiche digitali e di neutralità della rete o meno, a determinare le vie e le caratteristiche dell'evoluzione della rete come matrice cognitiva collettiva e quindi a condizionare anche gli stessi sviluppi scientifici, sono i fattori abilitanti per una società capace di futuro.
  • Solo la politica pubblica, non solo nella funzione normativa ma anche attraverso politiche sociali ed economico/imprenditoriali può garantire l'universalità e la pari opportunità nel riconoscimento e nel godimento di diritti. La dimensione digitale interconnessa presenta opportunità e problemi inaspettati come dimostrano nell'immediato le esperienze di internet 2.0 o lo spamming ed il phising, questa combinazione ci chiede di disporre della possibilità condivisa di controllo e revisione dei vecchi presupposti e quindi della possibilità di crearne di nuovi.
  • La sostanza di un sistema di comunicazione complesso quale quello digitale in rete non risiede in rendite di posizione e in gerarchie definite ma in un concorso di cooperazione competitiva tra diversi approcci, tra diversi sistemi operativi. Sistemi che possono combinarsi per generare soluzioni diverse e non prevedibili dai/nei sistemi generanti, in questo senso Java messo sotto licenza GPL costituisce un esempio molto interessante.
  • Questo processo evolutivo dipende dal dialogo, dalla combinazione tra informazioni tra codici sorgenti dei diversi sistemi operativi, dalla sua natura aperta e partecipata. La forza di questo processo risiede nella messa in atto di pratiche la cui validità è determinata dalla condivisione sociale prima e nonostante la legittimazione legislativa. Così il succedersi informativo e la successione di approssimazioni permetterà di individuare le possibili direzioni di cambiamento dei presupposti di controllo fuori da pre-determinazioni preclusive.
  • Il software con le sue stringhe di algoritmi ed i suoi modi costituisce il flusso cognitivo che percorre l'organismo tecnologico digitale, è questa sua "funzione vitale" a proporlo come questione di valore a questione etica. Il riconoscimento di un bene comune, come valore universale da garantire a queste e alle future generazioni richiede una consapevolezza culturale e politica.
  • Nella società in rete il risultato è il processo, è la natura costitutiva ed evolutiva del contesto procedurale/regolativo/normativo ciò di cui la politica deve preoccuparsi. Non è tanto l'interazione in rete, quindi, a costituire una modalità di partecipazione qualitativa alla formazione di un'opinione pubblica avvertita, all'indicazione di efficaci indirizzi amministrativi o alla indicazione/selezione del personale politico.
  • Una partecipazione informata e consapevole, presuppone libertà di accesso alla rete e ai suoi contenuti, libertà di conoscenza ed uso degli alfabeti e delle grammatiche digitali, libertà di espressione e di parola. Quindi una rete neutrale, orizzontale, aperta, libera e condivisa.A generare il conflitto ed il processo di cambiamento nei presupposti religiosi e quindi nel retroterra culturale occidentale non è stata l'affissione delle 95 tesi di Lutero sul portone della Chiesa di Wittenberg ma la combinazione tra la possibilità di riproduzione e diffusione di quei contenuti attraverso la stampa e la sensibilità culturale verso quei contenuti.
  • Oggi affinché questi presupposti consentano una piena partecipazione plurale, cioè una positiva evoluzione della democrazia, occorre una attenzione particolare ai processi cognitivi e relazionali che la natura della rete permette o meno.
    • Che ruolo hanno gli intermediari, come i motori di ricerca, che cercano, selezionano ed ordinano per noi informazioni, contenuti, relazioni?
    • Che capacità di valutazione ed orientamento abbiamo per una valutazione consapevole e quindi per una scelta?
  • E' vero, il multiverso in rete è di una densità tale da generare una paralisi contemplativa, del resto evidente anche quando dopo esserci affidati ad un motore di ricerca ci troviamo di fronte a diverse migliaia di possibilità da verificare.
  • Altresì vi è un uso infinitesimale delle potenzialità dell'elaboratore e della sua interconnessione in rete. Il divario digitale si presenta così anche e soprattutto come divario culturale, come inadeguatezza sul piano formativo per capire cosa può fare questa tecnologia.
  • Se è vero che nella società dell'informazione e della conoscenza la marginalità è determinata dalla connessione o meno con le reti di comunicazione, la consapevolezza del "divario culturale" ci spinge a integrare la domanda "sono in rete o no?" con quella "cosa ci faccio, cosa ne faccio?".
  • L'interconnessione di elaboratori in rete non è, quindi, solo un nuovo supporto informativo e comunicativo, ma un sistema cognitivo, che chiede una formazione attenta all'analisi e alla definizione dei processi e delle loro implicazioni relazionali.
  • Diceva Gaber "…libertà non è uno spazio libero, libertà è partecipazione". La cooperazione e la condivisione diventano quindi delle caratteristiche di un processo democratico di partecipazione informata in rete, capace di sviluppare comportamenti virtuosi ed attenti, capace di una cultura della collaborazione competitiva come cittadinanza attiva e responsabile.
  • Imparare a farsi i fatti degli altri, ad interagire con i loro problemi perché riconosciuti come parte dello stesso contesto di comunità territoriale, sociale, costituzionale diventa allora una alternativa qualificata al voyeurismo del buco della serratura catodico e del gossip ad esse collegato.
  • Una politica capace di usare la rete non come vetrina o come distributore di spamming elettorale bensì come impresa di partecipazione collettiva, risulterà capace di risposta alle domande, ai desideri e ai bisogni dell'era dell'interconnessione digitale globalizzata. In questo senso per la società e l'economia della conoscenza nell'era digitale interconnessa, il treno non è mai perso una volta per tutte.
  • Questi, dunque, sono i tempi storici con quali la politica si misura, occorre essere consapevoli che infine siamo noi, animali umani, a misurarci con questa necessità di adeguamento, con i nostri tempi biologici.
  • Quindi non solo con la nostra ignoranza a riguardo, ma con la preoccupazione di perdere rendite di posizione che l'attuale mandato simbolico/posizionale ha garantito fino ad ora a principi e cordate di cortigiani ai vari livelli istituzionali. Qui antropologia e psicologia delle relazioni ben si combinano con scienze e sociologia delle comunicazioni per adeguare il nostro bagaglio culturale.
  • Nuove pratiche possono generare un nuovo immaginario per un blocco sociale dell'innovazione qualitativa, unico possibile attore di un cambiamento/adeguamento della politica e della sua cultura, oltre una contrapposizione destra/sinistra che per come si è definita nel tempo non risponde alla natura dei conflitti della società della conoscenza, ci sono nuove sfide si danno nuove geografie e ci occorrono, quindi, nuove mappe.