- Un mio amico
possiede due telefoni cellulari perche' a casa non riceve TIM e in ufficio
non riceve Vodafone.
- Una mia collega
porta sempre con se' una manciata di SIM, che abilmente sostituisce nel
telefonino in funzione della persona che deve chiamare.
- Questa mia collega
conosce alla perfezione i piani tariffari delle societa' telefoniche italiane
e le stesse offerte speciali che, come e' noto, sono molto numerose e hanno
una dinamica molto rapida. Inoltre la ritengo capace di risolvere mentalmente
sistemi di equazioni di quarto grado, a giudicare dalla rapidita' con cui
opera le sue scelte, pari soltanto alla destrezza con cui sostituisce le
SIM nel telefonino.
- Sono orgoglioso
di avere una collega cosi' brava, ma a volte mi domando se non paghi anche
io, almeno in parte, il tempo che lei stessa dedica allo studio delle offerte
speciali per innammorati e suocere.
- Infine, come
terzo caso emblematico della teoria che intendo esporre in questo articolo,
citero' l'esperienza del sottoscritto, pur consapevole del rischio di proporre
materiali per i trattati di psichiatria.
- Io ritengo che
i comportamenti individuali, anche i meno importanti, debbano assecondare
gli interessi nazionali, per cui, ad esempio, non ho mai acquistato un'automobile
straniera. Cosi', quando Infostrada e' diventata inglese sono passato a
Wind e quando Wind e' diventata egiziana ho firmato il contratto con Telecom.
- Come risultato
netto di queste operazioni, da molti mesi sono in attesa di quella connessione
ad Internet che i tecnici della Telecom mi avevano promesso entro un paio
di settimane. Proprio ieri mi hanno spiegato che per colpa dell'Autorita'
delle Telecomunicazioni il contratto che avevo firmato allora non e' piu'
valido.
- I tre casi che
ho raccontato sono soltanto tre piccoli esempi dei molti inconvenienti
prodotti da quella che considero una grande follia collettiva: la privatizzazione
e la liberalizzazione delle telecomunicazioni nazionali. Sono comunque
inconvenienti di importanza marginale rispetto al difetto fondamentale
di quei processi che e' costiuito sostanzialmente da una intrinseca diseconomia
nella frammentazione delle reti e dei servizi.
- Sono consapevole
della possibilita' che a questo punto la grande maggioranza dei lettori
abbandoni questo articolo nella convinzione di trovarsi di fronte all'esternazione
di un paranoico.
- Infatti, la
convinzione che i processi di privatizzazione e liberalizzazione siano
di grande utilita' economica collettiva e' ormai entrata nell' empireo
dei dogmi assoluti della fede, come testimoniato, ad esempio, dalla recente
affermazione del Ministro Bersani secondo il quale le liberalizzazioni
sono parte della cultura della sinistra.
- Sfortunatamente,
cio' che vale per il mercato dei rikscio' e delle cartomanti non vale per
i grandi sistemi tecnologici, in virtu' delle clamorose economie di scala
che li caratterizzano.
- Perche' scavare
tre volte sotto i marciapiedi di una strada per posare tre fasci di fibre
ottiche di tre imprese diverse, quando il primo dei fasci sarebbe ampiamente
sufficiente a coprire le esigenze trasmissive di tutti gli abitanti di
un intero continente?
- Perche' installare
cinque reti di telefonia cellulare, quando una sola sarebbe sufficiente
e piu' efficace e costerebbe poco piu' di un quinto?
- Chi paghera'
i due scavi e le quattro reti superflue (per non parlare delle migliaia
di spot televisivi)?
- Corrado Calabro'
presidente delle Autorita' delle Telecomunicazioni, nella recente relazione
annuale al Parlamento ha orgogliosamente affermato che nello scorso anno
i prezzi dei servizi di telefonia fissa sono diminuiti di 0,6%, e nei sette
anni precedenti i prezzi totali dei servizi di telefonia sono diminuiti
del 15%.
- Ma nel suo discorso
Calabro' ha ignorato il fatto che in quell'arco di tempo i costi delle
tecnologie di base delle telecomunicazioni si sono ridotti, a parita' di
prestazioni, di molto piu' di dieci volte, e non ha proposto un confronto
con le tariffe di altri paesi.
- Ad esempio,
la societa' telefonica pubblica del Regno di Tonga, un piccolo arcipelago
a oriente dell'Australia, fornisce ai cittadini la possibilita' di telefonare
in ogni parte del mondo, anche a diecimila chilometri di distanza, a costi
dell'ordine delle frazioni di dollaro al minuto. I cittadini di tutto il
mondo che dispongono di un personal computer ed una connessione ad Internet
possono parlarsi gratis via Skype, anche se risiedono a ventimila chilometri
di distanza.
- Sopratutto,
nella laudatio delle liberalizzazioni, il Presidente Calabro' ha dimenticato
di osservare che la grande maggioranza delle societa' telefoniche importanti
operanti nel nostro Paese e' divenuta straniera e, come ci ha spiegato
Alfredo Recanatesi nelle pagine di questo giornale, quando un'impresa italiana
diventa parte di una multinazionale straniera il sistema Paese perde almeno
i valori aggiunti associati al management, alla finanza, alla ricerca,
all'ingegneria.
Inoltre, l'unica
importante azienda italiana che e' subentrata all'azienda pubblica e' gravata
da quaranta miliardi di debiti e sta ridimensionando quelle attivita' di
ricerca che avevano il loro baricentro nel glorioso CSELT (oggi Telecom
Italia Lab) e che contribuirono tanto in passato al progresso della scienza
e alle fortune di Telecom.
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