IL DIBATTITO SUL ccTLD.IT
Arriva il controllo della rete ...
Il Decreto Legge 354/03 del 23 dicembre 2003 sul controllo di Internet commentato da
Enzo
Viscuso
Consulente di informatica in Milano, appassionato
di Internet,
provider per hobby, iscritto alla Naming Authority,
socio fondatore di Isoc.it, socio di newglobal.it
§
1 Orwell aveva calcolato male: aveva intitolato il suo libro ?1984?, vent'anni di anticipo; d'ora il poi l'anno del Grande Fratello sarà per noi il 2004. La voce che era corsa il 23 dicembre era davvero grossa: i "provider dovranno conservare copie di tutte le e-mail, e per di più per periodi che vanno da 30 ai 60 mesi"; proponenti il Capo del Governo Berlusconi e il Ministro della Giustizia Castelli, ma anche il Ministro Stanca è ufficialmente nella partita. Non era solo una voce, erano notizie ufficiose, avvalorate dal fatto che già nell'ultimo anno si erano ventilate tali ipotesi. Questo
DL ha fatto ancora più clamore, in quanto si sovrappone al nuovo
?Codice della proprietà Industriale?, proposto dal Ministero delle
attività produttive che, oltre a voler mettere le mani sull'assegnazione
dei nomi a dominio .it, istituirebbe una Commissione che prenderebbe in
mano Internet in Italia da tutti i punti di vista, e che proprio in quei
giorni era sottoposto a dure critiche da parte degli operatori. §
2 Calcoliamo quante e-mail riceviamo ciascuno nella giornata, per il numero di utenti italiani e per 5 anni, per la dimensione media di una e-mail: quanto dovranno archiviare i provider ? Secondo Daniele Manini, responsabile dell'associazione di categoria Assoprovider, "è tecnologicamente impossibile soddisfare le richieste del governo. Al giorno d'oggi 24 milioni di italiani usano Internet. Se ipotizziamo che ciascuno di questi riceva (solo) 1 megabyte di posta al giorno, la conservazione di questo traffico per 5 anni genererebbe un archivio di circa 80 milioni di CD-Rom. Una massa di dati impossibile da gestire". A parte la difficile fattibilità pratica di tale procedura, i provider dovrebbero assumere personale apposito per eseguire le operazioni di backup, dovrebbero dotarsi di magazzini per archiviarli, dovrebbero sviluppare apposite procedure: questo costo graverebbe sugli utenti; e sicuramente spariranno tutti i contratti free, sui quali già si stanno chiudendo parzialmente i rubinetti, dopo le recenti restrizioni di Libero, Telecom e Tim. Quando
poi occorresse trovare i dati, distribuiti su migliaia di cd-rom (mi raccomando:
masterizzati a 1x in doppia copia su due marche diverse di supporti), come
si fa? Occorrerà anche predisporre degli indici cartacei? Si vuole
creare una nuova figura professionale, quella dell'?archiviatore di log??
§
3 A questo
punto tutto questo marchingegno servirà tuttalpiù per scoprire
il ragazzino che si scambia gli mp3, o dei poveri porno-dipendenti che
acquistano o scambiano fotografie. §
4 E poi, si possono utilizzare provider stranieri, non soggetti alle leggi italiane. Che è quello che faranno tanti utenti se passerà questo DL, insieme al proliferare di smartcard (distribuite dalle CCIAA) e licenze PGP. Ma la cosa più divertente è che si può aggirare tutti i controlli col comunissimo Windows XP® che ormai viene montato su tutti nuovi pc: basta attivare l' "smtp server personale" per poter fare a meno del servizio di smistamento posta fornito dal provider. A questo
proposito, non si è mai capito se le proposte governative riguardano
il provider che ci dà il servizio di SMTP (posta in uscita) o il
servizio di POP/IMAP (posta in arrivo); la risposta logica dovrebbe essere
ENTRAMBI (ovvero raddoppiamo i costi), potendo essere uno dei due corrispondenti
all'estero, e quindi non soggetto al DL; è come se tutti gli uffici
postali dovessero fotocopiare tutte le lettere in arrivo e in partenza. Aggiungiamo
che si possono criptare tutti i messaggi a 128 bit, impossibili da decifrare
anche per i più esperti detective. §5 §
6 Il
DL 354/03, pubblicato
sulla Gazzetta Ufficiale n. 300 del 29-12-2003, non solo non fa
chiarezza sui reali intenti governativi, ma fa sorgere altri dubbi; l'art.3
del del DL sembrerebbe far riferimento al solo traffico telefonico, anche
perchè sostituisce l'art. 132 del DL 196/03 (?Nuova Legge sulla
Privacy?), dove però è stata eliminata la parola ?telefonico?,
ma fa pur sempre parte della sezione della legge riservata al traffico
telefonico. Se però lo estendiamo ad Internet, come è nelle
dichiarazioni governative malamente applicate, farebbe intendere che per
?dati di traffico? si intendano, oltre ai collegamenti ad Internet, anche
gli header delle e-mail e le URL visitate (un'altra interpretazione, sempre
stando alle dichiarazioni di Stanca, è che occorra anche tracciare
le visite ai siti. Auguriamoci davvero che non sia così, saremmo
alla follia pura). §
7 Però, tenendo conto che il termine di presentazione delle querele è 90 giorni dal fatto, e che la Polizia Postale impiega mediamente 90 giorni per effettuare i rilievi, abbondiamo e diamo 12 mesi di ritenzione dei log; ma perchè la legge passata ne prevedeva già addirittura 30 (altrove parlava del ?tempo necessario per la fatturazione?)? Inoltre, gli attuali strumenti a disposizione sono sufficienti ad ottenere lo scopi. Quindi a cosa servono le nuove regole e l'allungamento del tempo? Un'altra controindicazione al DL è che ormai anche in Italia si sta diffondendo l'ADSL: quali dati si registrano per chi è collegato permanentemente ad Internet? un solo dato: giorno e ora di attivazione, indirizzo di IP pubblico, identificazione dell'utente. Una volta installata la ADSL, poi, mi collego permanentemente attraverso un proxy anonymizer australiano: chi mi traccia più!! Ancora:
alcune reti (cito Fastweb) sono più delle reti intranet che parte
integrante di Internet; l'utente è collegato ad una intranet (con
regole sue; addirittura potrebbe utilizzare altri protocolli anzichè
il protocollo TCP/IP) dalla quale può uscire su Internet. Non si
può identificare l'utente Fastweb, ma solo a quale Gateway residenziale
fa capo (a quello di casa mia posono far capo fino a 1024 utenti); questo
fatto è già noto alla Polizia Postale. E lo stesso ragionamento
si può farlo con le reti aziendali, alcune composte da migliaia
di utenti; anche le aziende saranno obbligate a tenere i log dei loro collegamenti
interni da/per l'esterno? §
8 Chi
ha mai visto un log di un server di posta elettronica può capire
che è la stessa cosa: dai soli indirizzi di e-mail, associati agli
orari e alla loro frequenza, si può risalire a dati sensibili dell'utente;
il contenuto non porterebbe poi molta informazione in più. §
9 Che la norma sia incostituzionale è lampante; l'art. 15 della Costituzione parla dell' ?l'inviolabilita' della liberta' e della segretezza della corrispondenza e di ogni altra forma di comunicazione?. Possono essere disposti dalla Magistratura intercettazioni ad-hoc su precise motivazioni; la Legge non puo' disporre invece intercettazioni di massa e/o a priori. Eppure
la norma è stata proposta dal Ministro della Giustizia; si può
capire che, senza la collaborazione del Ministero delle Comunicazioni,
si possa incorrere in ?imprecisioni? tecniche, ma questa è una questione
giurisprudenziale! §
10 Il
mio personale pensiero e' che il Governo, formato da tecnici, debba confrontarsi
col Parlamento, dove invece giocano i politici; comunque, anche nella situazione
attuale i Ministri si avvalgono solitamente di consulenti ministeriali;
ma sappiamo che, in caso di discordanza, sono sempre le esigenze politiche
a prevalere. §
11 I Governi di tutto il mondo ambiscono ad Internet; è lo strumento di potere del futuro. Forse si può azzardare oltre: Internet sarà lo strumento di Governo del futuro e, prima ancora, sarà il principale strumento di controllo e di dissenso; soprattutto, a livello mondiale, diventerà lo strumento princìpe di attuazione e di incanalamento della cosiddetta globalizzazione. Uno strumento che, se ben utilizzato, porterà benefici a tutta l'umanità. Internet è un media superiore a tutti gli altri, perchè permette la comunicazione di massa, BIDIREZIONALE, SENZA FILTRI. Per la televisione e i giornali esistono filtri; i Governi sanno che possono agire su questi filtri a loro piacimento, quando necessario; ad Internet è più difficile applicare dei filtri, è troppo ramificata; l'unico sistema è mettere le mani su questo media dall'alto, alle sue radici. Per questo motivo Internet deve restare indipendente: se i politici cominciano a metterci le mani, potranno in qualsiasi momento ?prendere tutto?. Anche senza soffermarsi su paesi a governo autoritario, anche alcuni paesi insospettabili e democratici (Spagna, ad esempio) stanno subendo una grossa influenza governativa, e vediamo che in questi paesi lo sviluppo di Internet va molto a rilento. Negli Stati Uniti, dopo gli attacchi dell 11 settembre, si è avuta una recrudescenza del controllo su Internet e sulla privacy, trovando in quell'evento (seppure dolorosissimo) l'atteso alibi. A livello mondiale gli USA hanno in mano ICANN (l'organizzazione che regola, tra l'altro, l'assegnazione dei nomi a dominio) e quasi tutti i root-server (i computer senza i quali non funzionerebbe la ricerca dei domini). In Italia, da due anni si cercava di realizzare una struttura composta di comune accordo da tecnici e politici, ove far confluire le competenze tecniche di chi pionieristicamente ha portato Internet in Italia, insieme a un "ombrello" politico che assicurasse alla nuova struttura stabilità e autorevolezza. I lavori, iniziati con il cosiddetto "Tavolo dei domini" presso il Ministero delle Comunicazioni, sono culminati nella bozza di una Fondazione da dedicare ad Antonio Meucci, ma fino ad oggi i tentativi non hanno raggiunto il successo sperato. Le voci sono disparate, quelle estreme dicono che la parte tecnica si sia dileguata decidendo di fare da sè, oppure parlano di dissidio tra Ministeri. Ma come dovrebbe essere il futuro "Governo di Internet" ? Qualcuno ha fatto l'analogia con il settore elettrotecnico, portando come esempio il C.E.I. (ma si potrebbe prendere come esempio l'UNI). Nel 1968 è stata promulgata una legge semplicissima, di due articoli; una legge breve e completa che regge da 35 anni:
Da
allora la politica si è disinteressata dell'argomento; ha insignito
ufficialmente di autorità il C.E.I., le cui regole sono riconosciute
dai Tribunali. Ne fanno parte di diritto anche alcuni Ministeri, ma senza
particolari diritti. Eppure non si tratta di una materia di poco conto
(vedasi il recente blackout). Anche
la authority di Internet avrebbe lo stesso scopo: far proprie ed adattare
le regole internazionali ed farle applicare in Italia. Il dibattito e' in corso. |
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