NOTA:
- Questo documento
è stato completato in Maggio 2001 ed aggiornato nel Marzo 2002.
- Ha avuto
finora una circolazione ristretta come documento di lavoro e richiederebbe
approfondimenti, perchè su questo tema le iniziative si moltiplicano.
- La responsabilità
del documento è solo mia, ma esso non sarebbe stato possibile senza
il supporto dei servizi web della pubblica amministrazione per la quale
lavoro, la Regione Emilia-Romagna, e più in generale, mettendo a
frutto gli skills maturati in molti anni di servizio.
- Devo anche
riconoscere il mio debito nei confronti delle liste di discussione a cui
sono stato iscritto senza partecipare attivamente come avrei voluto - voglio
ricordare su tutte istf-participants, sotto l'ombrello della Internet Society.
- Ho sperimentato
di persona che non è facile condurre discussioni in una lingua diversa
da quella che si parla quotidianamente.
- Non ci sono
soluzioni magiche per il digital divide, tuttavia l'educazione linguistica
è un passaggio fondamentale.
- All'interno
di Società Internet stiamo valutando l'opportunità di attivare
una lista di discussione in italiano e un gruppo di lavoro sui temi di
questo documento; nel frattempo, commenti e contributi alla discussione
possono essere inviati all'autore, oppure alla lista pubblica forum@isoc.it
Si incontra sempre più spesso
l'espressione "Digital Divide", così come le sue traduzioni
(fracture numérique, fossato digitale), con le quali solitamente
si vuole sintetizzare la differenza di dotazioni tecnologiche e di opportunità
di utilizzarle nei diversi paesi del mondo. Molte delle principali organizzazioni
internazionali, governative e non, se ne occupano direttamente con documenti,
gruppi di lavoro e programmi che sono altrettante analisi del grado di
interconnessione raggiunto tra le economie mondiali. C'è una crescente
consapevolezza delle opportunità che offre, anche ai più
poveri, la diffusione delle tecnologie informatiche e dell'Internet in
particolare, ma si levano anche molte voci di avvertimento - e si diffondono,
anche proprio via Internet. In effetti è praticamente impossibile
affrontare questo tema senza immergersi nel web.
L'intento di questo documento è
di fornire un insieme di riferimenti (purtroppo per la gran parte disponibili
solo in lingua inglese), accompagnati solo da brevi commenti o inquadramenti,
utili ad affrontare questo tema in una prospettiva di cooperazione internazionale.
Indice
- La comparsa del tema
"Digital Divide"
- Una faccenda americana ...
- ... rapidamente diventata globale
- Come le organizzazioni
internazionali e i governi lo hanno affrontato
- Il sistema delle Nazioni
Unite
- Le istituzioni finanziarie
internazionali
- I governi dei paesi
industrializzati
- L'Unione Europea, i
governi nazionali e il web italiano
- Le iniziative non governative
- Alcuni argomenti per
la discussione
- "Prima il cibo e le medicine
poi i computers"
- E' sovrastimato?
- Non solo reti e software: progetti
di hardware libero
- La frattura si riproduce: Internet
ad alta velocità
- Varie
1. La comparsa
del tema "Digital Divide"
Una faccenda americana ...
Sul piano internazionale, la impostazione
in termini di "have" e "have not" non è nuova,
tuttavia l'origine della espressione in senso stretto va fatta risalire
piuttosto ai differenziali di sviluppo della rete all'interno degli USA.
Il termine è comparso quindi a un certo punto della fase di privatizzazione
di Internet che ha caratterizzato gli anni '90, per indicare la condizione
di relativo svantaggio di categorie di utenti in termini di accessibilità
e costi - per esempio i residenti nelle aree interne rispetto a quelli
residenti nelle aree costiere Ovest ed Est. L'analisi è stata cadenzata
dai quattro rapporti governativi (1995, 1998, 1999, 2000) prodotti dalla
agenzia governativa NTIA - Amministrazione Nazionale per le Telecomunicazioni
e l'Informazione, facente capo al Dipartimento del Commercio:
Americans in the Information Age. Falling through the Net
http://www.ntia.doc.gov/ntiahome/digitaldivide
http://www.digitaldivide.gov
Un classico problema di sviluppo regionale, quindi, che in parte permane
e che, pur in forme diverse, si riproduce all'interno dei paesi via via
interessati dalla espansione di Internet. Ma stavolta le analisi sullo
sviluppo di Internet sono state diffuse via Internet, e questo, oltre che
amplificare gli intenti della ricerca, l'ha proposta sulla scena globale,
dal momento che questo mezzo per sua natura non tiene conto dei confini
nazionali.
L'autorevolezza della fonte ha fatto il resto: il Dipartimento del Commercio
USA stava negli stessi anni promuovendo iniziative per far corrispondere
al carattere globale di Internet un quadro di regolazione sovranazionale
adeguato, per esempio con la creazione di un organismo indipendente e autoregolato
che assumesse le funzioni di amministrazione tecnica rimaste in capo al
Dipartimento stesso, e la rimozione di vincoli all'export di software per
crittografia, che è fondamentale per transazioni sicure.
... rapidamente diventata globale
Proprio la dinamica espansiva oltre
i confini nazionali spiega il quasi immediato trasferimento del termine
- e con esso degli schemi di analisi e dei primi abbozzi di strategie d'intervento
- nel contesto internazionale, molto più complesso, dove pure erano
già in atto iniziative specifiche di cooperazione internazionale
a favore dei paesi svantaggiati, come il Sustainable Development Network
Program promosso dalle Nazioni Unite: http://www.sdnp.undp.org.
Nel momento in cui la problematica del "Digital Divide" è
diventata globale (tra il 1999 e il 2000), il dibattito è entrato
nelle agende dei lavori collettive dei governi dei paesi più industrializzati.
OCSE e Banca Mondiale hanno sponsorizzato e prodotto ricerche, convegni
e programmi, mentre i governi del G8 ne hanno fatto l'oggetto di impegnative
dichiarazioni:
Gettare un ponte sulla divisione digitale
interna agli stati e fra gli stati, è divenuto un fatto di importanza
critica nelle nostre rispettive priorità nazionali. Chiunque dovrebbe
essere in grado di beneficiare dell'accesso all'informazione e alle reti
di comunicazione. Riaffermiamo il nostro coinvolgimento negli sforzi in
corso per formulare e mettere in atto una strategia coerente su questo
argomento. Inoltre salutiamo con soddisfazione la crescente consapevolezza
da parte dell'industria e della società civile della necessità
di ridurre il divario
(Carta di Okinawa approvata al vertice G8 del luglio 2000)
Può essere utile osservare che
non c'è a tutt'oggi, nelle politiche nazionali e nemmeno nella stessa
Unione Europea, quella contemporanea attenzione ai divari interni e internazionali
che è il significato più profondo dell'espressione, anche
se esistono separatamente iniziative di aiuti e iniziative per favorire
l'accessibilità, sia collettiva che individuale, ad Internet e alle
telecomunicazioni. In questo senso l'azione delle organizzazioni internazionali
può dare insegnamenti utili anche per le politiche locali.
[Torna all'indice]
2. Organizzazioni
internazionali e governi di fronte al "digital divide"
2.1 Il sistema
delle Nazioni Unite
http://www.unsystem.org
http://www.un.org
Per una vista d'insieme con molti links pertinenti si possono lasciare
scorrere in automatico le 20 pagine di "Selected Highlights"
all'indirizzo:
http://www.unsystem.org/en/highlights.en.htm
Il Consiglio Economico e Sociale (ECOSOC) ha recentemente iniziato
a mettere a punto un Piano d'impiego delle tecnologie della informazione
e della comunicazione per combattere la povertà:
http://www.un.org/esa/coordination/ecosoc/itforum
Allo scopo il Segretario Generale Annan ha costituito nell'Aprile 2001
una ICT Task Force, il cui ruolo è definito nella relazione datata
3-4 maggio 2001:
http://www.un.org/documents/ecosoc/docs/2001/e2001-7.pdf
(7 pagine)
La Task Force ha un suo sito:
http://www.unicttaskforce.org
United Nations Development Programme
L'UNDP pubblica tra l'altro il Rapporto Annuale sullo Sviluppo Umano.
La edizione del 1999 conteneva un'analisi anticipatrice:
New technologies and the global race for the knowledge
Il rapporto 2001 riserva ampio spazio alle implicazioni della "network
age" ed in particolare alla gestione dei rischi tecnologici
Making new technologies working for the human development
http://www.undp.org/hdr2001
Information & Communication Technology
http://www.sdnp.undp.org/it4dev
A UNDP Agenda for Action 2000-2001
http://www.sdnp.undp.org/it4dev/ffICTe.pdf
(3 pagine)
UNDP chief warns G-8 leaders of a widening "digital divide"
http://www.undp.org/dpa/frontpagearchive/july00/21july00/index.html
Netaid. Online action on extreme poverty
http://www.netaid.org
Netaid.org usa Internet per consentire alla gente di attivarsi per
combattere la povertà estrema nel mondo. L'iniziativa fu lanciata
nel 1999 da UNDP e Cisco (produttore di hardware per reti) con tre concerti.
E' una fondazione non profit in cui hanno un ruolo importante anche l'UNICEF
e i Volontari delle Nazioni Unite: http://www.unv.org.
Grazie ad essi si rende possibile il volontariato online:
http://app.netaid.org/OV
A Netaid possono aderire sia organizzazioni che individui singoli,
si può collaborare a programmi esistenti o proporne di propri.
UNITeS
Dal 1° giugno 2000, col coordinamento del programma Volontari delle
Nazioni Unite, opera il nuovo:
United Nations Information Technology Services
http://www.unites.org
UNESCO, Il portale sulla Società dell'Informazione
Communication and Information in the Knowledge Society. An International
Gateway
http://www.unesco.org/webworld
Sito recentemente ristrutturato e potenziato, consente di accedere
a molte risorse online, in particolare all'Osservatorio Global Watch, ricco
di links organizzati per temi, tra cui Access for All, Digital Divide,
ed altri:
http://www.unesco.org/webworld/portal_observatory
International Telecommunication Union
http://www.itu.org
ITU, l'unica organizzazione internazionale focalizzata sulla comunicazione,
ha una lunghissima storia, per molto tempo coincidente con quella della
telefonia internazionale. I più recenti sviluppi tecnologici e industriali
la spingono a ridefinire e aggiornare il ruolo.
Nel 1998 è stato approvato il Valletta Action Plan, che comprende
tra l'altro la creazione di un sito web sul Digital Divide e il coordinamento
delle organizzazioni attive in materia
http://www.itu.int/ITU-D/digitaldivide/index.htm
Il 17 maggio 2001 la Giornata Mondiale delle Telecomunicazioni è
stata dedicata a:
The Internet: challenges, opportunities and prospects
http://www.itu.int/newsarchive/wtd/2001/index.html
L'obiettivo a medio termine è un Summit mondiale sulla società
dell'informazione previsto in due fasi, nel Dicembre 2003 e nel 2005:
http://www.itu.int/wsis/index.htm
[Torna all'indice]
2.2 Le istituzioni
finanziarie internazionali
Banca Mondiale, programma infoDev
http://www.infodev.org
Il Programma Informazione per lo Sviluppo (infoDev) è iniziato
nel Settembre 1995 con l'obiettivo di di affrontare gli ostacoli incontrati
dai paesi in via di sviluppo, in una economia mondiale sempre più
guidata dall'informazione. E' un programma globale di finanziamenti gestito
dalla Banca Mondiale per promuovere progetti innovativi. Tra i finanziatori
del programma ci sono lo stato italiano e Telecom Italia.
Il sito contiene tra l'altro molti documenti di lavoro alla pagina:
http://www.infodev.org/library/working.htm
e un elenco commentato di iniziative simili alla pagina:
http://www.infodev.org/about/other.htm
La Banca Mondiale ha inoltre lanciato recentemente una nuova iniziativa,
il Global Development Gateway, che vuole essere il principale punto di
ingresso sul web per l'informazione su povertà e sviluppo sostenibile:
http://www.developmentgateway.org
Come per altre attività della Banca Mondiale, anche questa è
oggetto di attenzione critica:
http://www.brettonwoodsproject.org/topic/knowledgebank/gateway/index.htm
[Torna all'indice]
2.3 I governi
dei paesi industrializzati
OCSE/OECD
http://www.oecd.org
Il sito dell'OCSE e quelli collegati:
http://www.sourceoecd.org
http://www.oecdobserver.org
costituiscono una delle fonti più ricche di documentazione di
base su questo argomento. Si segnala in particolare:
Understanding the Digital Divide. Fascicolo illustrato di 32 pagine con
grafici e tabelle
http://www1.ocde.org/dsti/sti/prod/Digital_divide.pdf
Altri contributi introduttivi scaricabili dal sito del Direttorato
per la Scienza, Tecnologia e Industria:
Richard Simpson
Confronting the Digital Divide: Policy Challenges and Responses
http://www.oecd.org/dsti/sti/it/ec/act/dubai_ec/simpson.pdf
(16 slides riprodotte in 6 pagine)
Andrea Goldstein and David O'Connor
E-Commerce for Development: Prospects and Policy Issues (22 pagine)
http://www.oecd.org/dev/ENGLISH/NEW/documents/tokyo2.pdf
Ancora disponibile la documentazione del
Forum Mondiale congiunto OECD/UN/UNDP/Banca Mondiale, Parigi, 5-6 marzo
2001
Approfittare delle opportunità digitali per ridurre la povertà
http://www.oecd.org/dac/digitalforum
Alcune comunicazioni e presentazioni tenute al Forum 2001 (Parigi,
14-16 Maggio 2001)
Sustainable Development and the New Economy,
sono in linea all'indirizzo:
http://www.oecd.org/forum2001/briefings/index.htm
G-8
Gli 8 paesi più industrializzati del mondo hanno portato il
tema del "Digital Divide" al centro della scena politica internazionale
nel vertice di Okinawa, Luglio 2000, approvando un documento: Charter
on Global Information Society, che contiene esplicite dichiarazioni
sulla necessità di "gettare un ponte sul fossato digitale".
Gli impegni assunti hanno portato alla creazione di una Digital Opportunity
Task Force
http://www.dotforce.org
che ha preparato un documento di proposte per il meeting G8 di Genova
(20-22 luglio 2001):
Digital Opportunities for All: Meeting the Challenge
http://www.dotforce.org/reports/DOT_Force_Report_V_5.0h.pdf
Il vertice ha espresso apprezzamento per il rapporto ma ha rinviato
ogni decisione sul proposto Piano d'Azione al vertice del prossimo anno.
A: "Le opportunità della tecnologia digitale" è
dedicato il punto 22 dei 36 di cui si compone la dichiarazione finale del
vertice:
http://www.genoa-g8.it/attualita/primo_piano/primo_piano_19.html
Global Forum
3rd.
Global Forum, Napoli, 15-17 marzo 2001
E' ancora in linea il sito predisposto per il Forum sull' e-government
organizzato dal n sotto l'egida delle Nazioni Unite, con OCSE, Banca Mondiale
e Fondazione Markle.
La sesta sezione aveva per argomento "Digital Divide e Cooperazione
Internazionale", argomento ripreso nel documento finale.
[Torna all'indice]
2.4 L'Unione
Europea, i governi nazionali e il web italiano
La Commissione Europea prevede azioni
per il superamento degli squilibri nell'accesso alle tecnologie dell'informazione
nell'ambito del piano e-Europe,
Una società dell'informazione per tutti, approvato al Consiglio
Europeo di Lisbona del 23-24 marzo 2000.
La Direzione Generale delle Relazioni Esterne ha prodotto alcuni materiali
specifici sul rapporto tra Società dell'Informazione e Sviluppo:
The Information Society and Development
http://www.europa.eu.int/comm/external_relations/info_soc_dev/index.htm
Governo inglese, Dipartimento per lo Sviluppo Internazionale
Il governo inglese pubblica diversi materiali sulla riduzione della
povertà nel mondo e sullo sviluppo sostenibile, senza particolare
enfasi sul ruolo delle tecnologie dell'informazione. Nel Dicembre 2000
ha pubblicato il rapporto Eliminating World Poverty: Making Globalisation
work for the Poor
http://www.globalisation.gov.uk
Un documento di lavoro più specifico, del luglio 2001:
Andrew Skuse, Information
communication technologies, poverty and empowerment
Governo italiano
Il sito web "Forum per la Società dell'Informazione",
a seguito della riorganizzazione amministrativa, ha cambiato veste ed è
diventato parte integrante del nuovo sito del Ministro per l'Innovazione
e le Tecnologie:
http://www.mininnovazione.it
Interventi per colmare il digital divide sono richiamati nelle Linee
d'azione del Ministro
[Torna all'indice]
2.5 Le iniziative
non governative
Vita, Nonprofit Online
http://web.vita.it
La rivista online del volontariato contiene diversi articoli sul tema
del Digital Divide (motore di ricerca interno). Tra i più recenti,
una intervista di Mediamente a Jason Nardi, direttore di Unimondo (19/04/2001)
Digital inclusion
o Digital divide: la sfida
One World
http://www.oneworld.net
http://www.unimondo.org
Supersito interculturale per lo sviluppo umano sostenibile.
One World è stata fondata nel Gennaio 1995 come comunità
Internet aperta alla adesioni di organizzazioni che perseguono una distribuzione
di ricchezza equa e sostenibile nella popolazione mondiale, rafforzata
dal perseguimento e dalla protezione dei diritti umani a scala globale,
e da strutture di governo che permettano alle comunità locali il
controllo sui propri interessi. Attualmente aderiscono oltre 1000 organizzazioni,
di cui circa 200 italiane.
Il sito italiano non è la semplice traduzione di quello internazionale.
Tra le campagne in corso, quella contro le strategie di Banca Mondiale
e Fondo Monetario Internazionale (sito italiano e sito inglese) e per ridurre
la divisione digitale (sito inglese)
World Economic Forum, Davos
http://www.davos.org
Il Forum che organizza gli incontri annuali di Davos origina da una
Fondazione originariamente costituita da un migliaio di imprese multinazionali.
La Global Digital Divide Initiative è iniziata nel 2001. La task
force incaricata di presentare proposte concrete nei settori dell'educazione,
della connettività e della regolazione ha presentato nel Febbraio
2002 il rapporto annuale della sua attività (links sul sito).
http://www.weforum.org/digitaldivide
Forum Sociale Mondiale, Porto Alegre
http://fsm.rits.org.br
A far da contraltare al WEF di Davos, 150 organizzazioni sindacali
e sociali organizzano negli stessi giorni il Forum Sociale Mondiale in
Brasile. L'argomento "Digital Divide" non è trattato come
tema a sè; si sottolinea piuttosto la priorità della divisione
sociale.
Una critica specifica alle iniziative del World Economic Forum è
stata condotta dal Corporate Europe Observer, un organizzazione europea
di ricerca e attivismo:
WEF: "Bridging the Divide" or divide the cake?
http://www.xs4all.nl/~ceo/observer8/wef.html
DigitalDivide.org
http://www.digitaldivide.org
E' un sito gestito da Digital Partners, una organizzazione non profit
di Seattle con un approccio centrato sulla costruzione di mercati e programmi
orientati a costruire incentivi per consentire la integrazione degli esclusi
attraverso il commercio elettronico.
Fondazione Benton e altre: DigitalDivideNetwork
http://www.digitaldividenetwork.org
Un sito molto ricco di informazioni e studi, incentrati però
sul Digital Divide interno agli USA.
Digital Opportunity Initiative
La DOI è una partnership pubblico-privato costituita dalla società
di consulenza Accenture, dalla Fondazione Markle e dal Programma delle
Nazioni Unite per lo Sviluppo (UNDP) con lo scopo di identificare il ruolo
delle ICT nel promuovere sviluppo economico sostenibile e maggiore equità
sociale. Il rapporto finale è stato presentato il 16 luglio 2001:
Creating a development dynamic
http://www.opt-init.org
Internet Society: Internet is for
everyone
La Internet Society, fondata nel 1992 dai pionieri di Internet, è
rappresentata in più di 100 nazioni, nella maggior parte delle quali
anche con un proprio sito. In quello italiano è tradotto il manifesto,
dell'Aprile 1999:
Internet è per tutti
http://www.isoc.it/manifestocerf.html
Un numero recente della rivista "On The Internet" è
dedicato a:
Internet and Emerging Nations. Editoriale con links:
http://www.isoc.org/oti/articles/0401/rickard.html
[Torna all'indice]
3. Alcuni argomenti
per la discussione
"Prima il cibo e le medicine
poi i computers"
Le analisi e le proposte sul'uso delle
tecnologie non possono che venire dalle culture consapevoli delle tecnologie
stesse. Secondo alcuni la divisione sociale ed economica precede e spiega
quella digitale in maniera più che sufficiente. Non esisterebbe
quindi una specifica "divisione digitale" se non come manifestazione
di divisioni ben più fondamentali. Questa tesi è contrastata
dalle analisi centrate sulla comunicazione - anche tecnologicamente mediata
- come fenomeno culturale, quali quelle promosse dall'UNESCO e quelle contenute
nei rapporti delle Nazioni Unite sullo Sviluppo Umano. E' però usata
a giustificare politiche dei "due tempi" negli aiuti allo sviluppo,
insieme con l'argomento inoppugnabile della assoluta insufficienza dei
redditi procapite nei paesi poverissimi ad avviare qualsiasi sviluppo di
mercati locali.
Può essere utile riflettere sul fatto che la percezione di Internet
nelle società avanzate è incentrata sull'uso individuale
da parte di una popolazione alfabetizzata, anche se nessuna di queste due
caratteristiche a stretto rigore è indipensabile. Si possono ricordare
le esperienze dei telecentri, ovvero centri di accesso di comunità,
o presso istituzioni scolastiche o presidi sociali, da un lato, ed ancora
sottolineare l'importanza di tenere insieme le problematiche interne di
accessibilità (per lingua, condizioni fisiche, condizioni sociali
...) con quelle internazionali.
Sui telecentri in America Latina:
http://www.tele-centros.org
Rethinking Telecenters: Knowledge Demands, Marginal Markets, Microbanks,
and Remittance Flows
http://www.isoc.org/oti/articles/0401/robinson.html
Sull'accessibilità: International Centre for Disability Resources
on the Internet
http://www.icdri.org
E' sovrastimato?
Incidentalmente, i modelli di uso prevalenti
nel Nord del mondo possono portare a trarre conclusioni sbagliate dalle
statistiche dei computers collegati in rete e degli account presso fornitori
locali, sia perchè una singola macchina può essere usata
da più persone, sia perchè è possibile utilizzare
servizi di connettività ed aprire account fuori del proprio stato.
Ci possono essere ventagli di possibilità da entrambi i lati dell'ultimo
miglio.
http://www.africanti.org/resultats/breves/fracturenum.htm
Non solo reti e software: progetti
di hardware libero a basso costo
I problemi di infrastruttura, e non
solo di quella dell'ultimo miglio, sono comunque innegabili, e difficilmente
valutabili in termini di lavoro umano basato sulla conoscenza. A fronte
di una apparente maggiore leggerezza rispetto alle infrastrutture tradizionali
come dighe e strade, sta una complessità del sistema molto maggiore,
e la necessità di disporre di "diritti d'uso" o di transito
non territoriali in senso tradizionale: si pensi al ruolo che già
oggi hanno i satelliti nel sistema mondiale di telecomunicazioni.
Sono innegabili, anche se di altra natura, i problemi dei terminali di
accesso, anche se questi provengono fisicamente in quantità sempre
maggiore dal Sud del mondo. Esistono già tentativi di produzione
locale di terminali a basso costo basati il più possibile su licenze
"aperte" del tipo di quelle già in uso nel software. Il
Simputer indiano è uno di questi:
http://www.simputer.org
La frattura si riproduce: Internet
a banda larga
Un ulteriore esempio della cautela
necessaria nel riproporre i modelli conosciuti di espansione dell'Internet
è dato dalla problematica attualissima, anche nel nostro paese,
di Internet a banda larga (ovvero ad alta velocità), la cui esperienza
fa sembrare rapidamente sorpassate le modalità di accesso precedenti,
e su cui si alimenta la corsa verso nuovi servizi e contenuti (per esempio
audio e video).
E' stato osservato come questo sviluppo minacci la stessa filosofia di
comunicazione egualitaria (da pari a pari) su cui è stato costruito
Internet, segnando il passaggio da una architettura dello scambio a una
architettura della diffusione:
Bernard Benhamou, Les paradoxes inégalitaires de l'internet rapide
http://www.netgouvernance.org/broadband.html
Il problema è approdato perfino alla copertina del numero di
Maggio 2001 della rivista patinata "Wired", dove si afferma tra
l'altro che "i sistemi a banda larga distruggeranno una volta per
tutte la visione di un Internet egualitario"
Charles Platt, The future will be fast, but not free
http://www.wired.com/wired/archive/9.05/broadband.html
Varie
Tra i contributi accademici più
importanti, è da segnalare il lavoro della professoressa Pippa Norris
di Harvard (che era presente come relatrice anche al Global Forum di Napoli).
Il suo libro sull'argomento è stato pubblicato alla fine del 2001;
ampi stralci sono disponibili online:
Digital Divide? Civic Engagement, Information Poverty & the Internet
in Democratic Societies, New York: Cambridge University Press
http://ksghome.harvard.edu/~.pnorris.shorenstein.ksg/book1.htm
con un'ampia bibliografia e un elenco commentato di risorse web per
ulteriori ricerche.
La documentazione su questo argomento
si arricchisce a un ritmo impressionante.
Tra i buoni contributi recenti, un saggio nel numero di Maggio 2001 della
rivista online First Monday:
Paul M.A. Baker, Policy Bridges for the Digital Divide: Assessing the Landscape
and Gauging the Dimensions
http://www.firstmonday.org/issues/issue6_5/baker/index.html
[Torna all'indice]
Aggiornamento
al 15 marzo 2002
L'attuale amministrazione USA non ama
questa espressione, tant'è che ha chiuso il sito http://digitaldivide.gov,
che ora rimanda alla NTIA, dove comunque continuano ad essere aggiornati
i rapporti annuali: precisamente, si viene rediretti al rapporto di febbraio
2002:
A Nation Online: How Americans Are Expanding Their Use of the Internet
http://www.ntia.doc.gov/ntiahome/dn/index.html
Il rapporto è più o meno
contemporaneo alla proposta di robusti tagli nei bilanci federali - v.
ad esempio il comunicato stampa dell'11 febbraio da parte della Fondazione
Benton:
Bush abandons national strategy to bridge the digital divide
http://www.benton.org/press/2002/pr0211.html
Ovviamente queste politiche hanno anche
un retroterra negli ambienti accademici. Ad esempio Milton Mueller, studioso
di telecomunicazioni, sostiene che "The 'digital divide' is a rethorical
ploy by political entrepreneurs to rationalise new form of wealth redistribution",
in
The 'Digital Divide' and the Distribution of Wealth (slides)
http://www.citi.columbia.edu/divide/mueller.pdf
Curiosamente, a una simile conclusione è arrivato tempo fa anche
il direttore per la Società dell'Informazione dell'UNESCO, seguendo
un percorso del tutto diverso:
Philippe Quéau, La fracture numérique est un slogan politique
(intervista, 15/09/2000)
http://interactif.lemonde.fr/article/0,5611,2861-3737-93211-0,FF.html
In compenso, il termine ha una fortuna
critica senza precedenti nel mondo delle comunicazioni di massa, dove spesso
si dilata a simbolo delle diseguaglianze ed esclusioni che permangono e
talvolta si incrementano anche e nonostante l'era di Internet. Perfino
la Chiesa cattolica accetta di buon grado di confrontarsi con questo tema,
e lo fa attraverso il Pontificio Consiglio delle comunicazioni sociali:
http://www.vaticano.va/roman_curia/pontifical_councils/pccs/documents/rc_pc_pccs_doc_20020228_ethics-internet_it.html
Una ricerca sul web restituisce gli
approcci più vari e lontani, da quello più strettamente utilitario
del mondo del business, per esempio:
Bridging the digital divide could lead to - surprise! - profits.
http://www.technologyreview.com/articles/brotman0302.asp
a quelli di aperta contestazione di tutti i poteri forti, a quelli
che si ispirano all'approccio umanitario.
La polemica è dietro l'angolo ovunque, anche in quest'ultimo campo.
Alcuni (individui e organizzazioni), anche impegnati personalmente senza
fini di lucro, ci ricordano che l'approccio umanitario in senso stretto
punta solo a salvare vite umane, a combattere malattie ed epidemie, a soccorrere
popolazioni colpite da catastrofi, e quindi qui il digital divide non c'entra
niente. Servirebbe a poco rispondere e documentare che Internet - di questo
parliamo - può servire gli sforzi organizzati in queste direzioni:
il nodo e' il dibattito sulle cause, e sui meccanismi che riproducono ineguaglianze,
e qui si confrontano interessi e robuste passioni.
Il sistema delle Nazioni Unite è la sede più universalmente
accettata per i dibattiti su sviluppo, cultura, diritti umani, e i rapporti
periodici di molte agenzie sono le sintesi dalle quali non è possibile
prescindere. Poichè su questi temi l'accordo internazionale è
sempre difficile, si tentano nuove strade coinvolgendo anche attori diversi
dai governi nazionali. L'iniziativa ad alto livello più recente
- la Information and Communication
Technologies task force, in cui sono presenti rappresentanti di governi
e istituzioni internazionali, settore privato, non profit - ha iniziato
i suoi lavori alla fine del 2001 ed ha avviato un sito ricco di risorse.
E' invece ancora in costruzione il
portale del futuro World Summit sulla Società dell'Informazione
2003-2005, temporaneamente ancora presso http://www.itu.int/wsis,
(l'indirizzo http://www.wsis.org ridirige
lì) mentre è già pronto quello per la consultazione
della società civile in vista della prima parte del summit: http://www.geneva2003.org
Anche fuori dal sistema universale
delle Nazioni Unite, istituzioni basate su trattati internazionali ri-orientano
in questa direzione alcune loro attività, per esempio il Consiglio
d'Europa:
The
creation of a "digital divide" between populations must be avoided,
comunicato stampa a chiusura della Conferenza su industrie culturali e
nuove tecnologie dell'informazione, Strasburgo, 21/11/2001:
http://www.coe.int/conferencenti
I governi nazionali sul web
In Italia, alle iniziative per contrastare il digital divide è
riservato ampio spazio nelle linee d'azione del Ministro per l'Innovazione
e le Tecnologie, presentate in un nuovo sito che ha anche altre pagine
riservate alla dimensione internazionale dei problemi:
http://www.mininnovazione.it/ita/intervento/internazionali/index.shtml
http://www.mininnovazione.it/ita/intervento/internazionali/org/tavolasinottica.shtml
E' annunciata una Conferenza a Palermo nei giorni 11-12 aprile 2002:
E-government per lo sviluppo
http://www.palermoconference2002.org
Intanto l'iniziativa egov.it realizzata
nel 2001 dall'Università di Napoli Federico II con il supporto del
Dipartimento della Funzione Pubblica, continua ad essere una ricca fonte
di riferimenti relativi a 140 paesi del mondo:
http://www.egov.it
Nel secondo Libro
Bianco sullo Sviluppo Internazionale, il governo inglese aveva promesso
attenzione al problema della proprietà intellettuale. Perciò
ha istituito una Commissione che relazionerà nel corso del 2002,
ma che ha già un sito con scadenze, materiali e forum.
CIPR - Commission on Intellectual Property Rights. How can Intellectual
Property Rights work for the Poor?
http://iprcommission.org
Una pagina e diverse iniziative anche
da parte del governo belga:
La fracture numérique. (Cette fracture est bien réelle)
http://www.e-gouvernement.be/entraves/index.htm
L'universo del non-profit
Può essere utile ricordare alcune realtà significative:
Bridges.org è una organizzazione
internazionale non-profit che si occupa specificamente di digital divide.
Lo fa mantendo un sito ad alto contenuto informativo che comprende rapporti,
news, tutorials e risorse online per la formazione in ICT; attraverso valutazioni
di situazioni concrete, consulenze e raccomandazioni; e supportando progetti,
ad esempio in Sud Africa e Croazia.
http://bridges.org
Bellanet è una iniziativa
orientata alla collaborazione tecnologica internazionale ospitata presso
l'International Development Research Centre (IDRC) con sede a Ottawa, Canada.
Supporta programmi di assistenza e collaborazione tecnologica sulla base
di principi di equo accesso, sviluppando soluzioni fruibili anche con tecnologie
limitate.
http://www.bellanet.org
La missione di Funredes (Fondazione
Reti e Sviluppo) è di promuovere e facilitare l'uso delle Nuove
Tecnologie della Comunicazione e della Informazione (NICT) nei paesi in
via di sviluppo, in particolare in America Latina e nei Caraibi.
http://funredes.org
Anais è una rete francofona
Africa-Europa, di informazione e condivisione di esperienze sugli usi di
Internet per lo sviluppo. Riporta anche documenti ufficiali e una interessante
"scatola degli attrezzi per costruire il vostro progetto": metodologie,
guide, tools, collegamenti, glossario.
http://www.anais.org
Bytes for all è una iniziativa
volontaria online nel subcontinente indiano, che pubblica una documentata
newsletter particolarmente attenta ai problemi di e-governance e ad ogni
iniziativa di "IT for the people":
http://www.bytesforall.org
Le iniziative sono centinaia, ce ne
sono in ogni continente. Inoltre il settore non-profit è per tradizione
attento ai problemi di accessibilità all'interno delle singole realtà
nazionali o locali, che sono anch'essi ridefiniti dall'avvento della società
dell'informazione, e che richiamano altre problematiche, ad esempio
- estensione della fruibilità di servizi
- interfacce amichevoli per le più diverse categorie di utenti
- standards tecnologici.
Accanto a queste, la diffusione e la circolazione delle migliori pratiche
resta sempre uno strumento potente per innescare emulazione e concrete
soluzioni a specifiche necessità.
[Torna all'indice]
Stesura originale: 23 maggio 2001
Ultimo aggiornamento: 15 marzo 2002
|