- Tutti abbiamo
qualche idea sulla ricchezza. Economisti e non. Sappiamo che la ricchezza
si produce. E per produrla serve lavoro. Dunque una nuova ricchezza si
ottiene trasformando ricchezza di cui già disponiamo, mediante lavoro.
- La natura e
la realtà preesistente (ricchezza) partecipano: sia nella trasformazione
della ricchezza che come ricchezza che verrà trasformata.
- Si dice che
si può distruggere ricchezza. Forse. Ma la ricchezza così
detta distrutta può essere ricchezza che attraverso altro lavoro
diventa nuova ricchezza.
- Un esempio:
i rifiuti sono il risultato di impiego distruttivo di ricchezza. Opportunamente
lavorati possono diventare materia prima per certi impieghi. Naturalmente
il lavoro impiega (consuma) ricchezza. Ovvero la trasforma.
- L'uomo è
parte principale di questo processo. Ci vuole un po' di cinismo affermare
che l'uomo è ricchezza consumata dal suo stesso lavoro che comunque
produrrà altra ricchezza attraverso altro lavoro. Non diverso destino
si applica alle distruzioni, ai fallimenti ed a molti altri processi, fra
cui le guerre.
- Si distrugge:
ovvero si trasforma ricchezza in una altra forma pronta da essere trasformata
da altro lavoro.
- Così
si sviluppano le civiltà con processi che sembrano poter essere
descritti dalla Fisica: nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si si
trasforma (Lavoisier 1700).
- La grande dualità
RICCHEZZA/LAVORO dunque, ci domina. Ma forse possiamo rifletterci un po'.
- Intanto la ricchezza
è indicata dall'uomo. Che può giovarsi di molta scienza e
tecnica... che poi non è altro che ricchezza trasformata, nel tentativo
riconoscerla come tale e con le sue forme secondo i canoni che certamente
si fondano sulla realtà sotto forma di cultura... ovvero di ricchezza.
- Il lavoro è
a sua volta una attività umana coadiuvata da altri uomini, dalla
natura, da macchine. In ogni gesto esiste l'impronta dell'uomo anche in
quello che sembra non dipenderne del tutto.
- La trasformazione
è cambiamento... e ogni cambiamento è un gesto piccolo o
grande, ma sempre gesto che interpreta molti gesti: è come se tutti
i gesti fossero attuati da robot interconnessi (avatar composti) che hanno
il compito di lavorare combinando gesti di lavoro.
- Così
si sono prodotte molte realtà. E l'uomo si è fuso in quelle
realtà attraverso il risultato dei suoi gesti visibili solo nella
ricchezza che li ha congelati (cultura?).
- Tutto questo
non ci dice nulla sui conflitti di lavoro e non ci lascia giudicare la
ricchezza in senso etico. In fondo potremmo ignorare il lavoro e osservare
solo la ricchezza, che comprende la cultura e in questa la capacità
di lavorare, cioè di produrre nuova ricchezza.
- Siamo ad oggi.
Impegnati in lavori. Siamo in tanti. Ognuno di noi si riconosce nella sua
capacità di trasformazione attraverso i gesti che abbiamo ritrovato
in noi grazie alla realtà osservata con la cultura e l'esperienza
diretta.
- Se partecipiamo
a una nuovo progetto... ogni gesto nostro e di tutti coloro che partecipano
al progetto, stanno producendo ricchezza, con ruoli determinati dalla natura
di avatar che incorporano.
- Ecco lo sviluppo.
Che non accetta lotta di classe: l'accetta se quello sviluppo consuma solo
altro e non sè, e la propria ricchezza... che altro non è
che la realtà in cui ci si proietta e ci si è proiettati,
fatti avatar, grazie al lavoro ed all'esperienza partecipata.
Questa
nota ha tratto ispirazioni:
- Dalla
Fisica sulle Leggi di Conservazione.
- Dalla
Teoria delle Reti di Petri (Carl Adam Petri).
- (Ricchezza
come condizioni, Lavoro come eventi)
- Da concetti
purtroppo dimenticati: ovvero "dati come programmi" (Marco Maiocchi)
- Dalla
trasformazione della realtà come anima dell'uomo
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