- È giusto
dare credito a chi sta cercando di affrontare la crisi.
- Ma è
anche giusto ricordare che la sincronizzazione di investimenti in tutto
il mondo crea illusioni di benessere che cessano quando il danaro per investire
termina ed inizia il tempo in cui le banche chiedono un ritorno dagli investimenti.
- L'illusione
è ben misurata dai debiti pubblici. Il Pil cresca o non cresca il
debito pubblico qualcuno lo pagherà.
- La necessità
di recuperare il debito ha molte conseguenze: aumenta la concentrazione
delle decisioni e delle imprese, aumenta la pressione sui lavoratori affinché
lavorino di più e per meno. Aumenta anche la richiesta di aumento
della competitività ovvero della capacità a competere, dei
poveri con altri più poveri.
- Produrre per
impoverire. E tutti chiedono fondi allo Stato.
- Ed accusano
qualcuno se non li dà... Il costo del consenso cresce e favorisce
di nuovo l'aumento del debito pubblico e la litigiosità. E tutti
siamo coinvolti, proprio tutti. Ricchi e poveri.
- Questi ultimi
pagheranno. Che fare? Lenin suggeriva alle avanguardie di guidare la rivoluzione.
Oggi si può sperare che ciò non sia più possibile.
- Di rivoluzione
non ne esisterebbe una sola. Ognuno dovrebbe fare la propria parte. Chiedere
di contribuire alla riduzione del debito pubblico migliorando la qualità
di vita senza costi per altri.
- Una migliore
cultura dell'oggi e l'automazione con uso razionale della informatica può
riuscirci, se abbandona idioti egoismi.
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