- La crisi, la
voglia di rinascere sta determinando un sorta di febbre dell'oro: la febbre
dell'innovazione. Giovani e coraggiosi scavano nelle immense miniere di
Internet per perfezionare qualche loro idea...
- Non cercano
bene: sperano di non trovarla, così sacrificano il loro lavoro alla
Dea della originalità. Cercano, nei fondi elargiti da moltissime
strutture di finanziamento, qualche euro per farcela a sopravvivere.
- Nessun coordinamento
è previsto fra le migliaia di progetti. Ovviamente, con la scusante
della protezione della proprietà intellettuale, attraverso la riservatezza.
E pensano al mercato quasi come disponibile ad accettare tutto e, siccome
progettano con briciole di realismo, finiscono con lo scimiottare prodotti
esistenti spesso con scarsa competenza delle filiere di quei mercati.
- Ma tant'è,
hanno molte idee!
- Insomma vengono
presi in giro dalla febbre dell'oro, anche perché la crisi potrebbe
farli chiudere.
- No, non si fa
così. Spetta alle grandi strutture pubbliche e private commissionare
prodotti necessari o da migliorare a partire dalle loro esigenze di domani
viste oggi.
- Le richieste
dovranno essere difficili, ben oltre ai prodotti attuali di mercato.
- Gli Usa insegnano:
lo stato in tutte le sue branche è preparato a chiedere l'impossibile.
Alle imprese rimane il compito di competere per realizzarlo.
- Ma ahimé
accade, da noi, non di rado che gli enti guardino proposte per farle realizzare
dai loro amici. Almeno, paghino le proposte!
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