- Il potere culturale
ha giustamente frammentato la conoscenza (da sviluppare, da elargire e
da applicare) in una miriade di rivoli in cui scorrono progetti di ricerche,
persone, relazioni, poteri economici, poteri culturali e politici.
- Ovviamente questi
rivoli sono dotati di canalizzatori che orientano quei flussi in varie
direzioni verso vari settori della società. Le università
fanno forse quello che possono per cercare di fare il loro meglio.
- Ma la valutazione
e l'orientamento sono sempre forniti da membri della stessa cultura. I
risultati sono sotto gli occhi di tutti. Le recenti proposte innovative
sono certamente interessanti, tuttavia alcune cose vanno dette.
- Le università
sono produttrici di vastissimi sprechi. Sprechi di carta, sprechi di risorse.
Una valutazione è facile: quanta carta si presenta per i concorsi?
- Quale è
il valore di quella carta in termini di scoperte scientifiche o di sviluppo
tecnologico piccolo o grande? Se quella carta venisse distribuita nelle
strade, i rifiuti di Napoli sembrerebbero ben poca cosa.
- Serve un cambio
di cultura che abbia il coraggio di dare almeno un po' di potere canalizzante
a chi genuinamente intende migliorare la vita dei poveri dentro e fuori
della nostra civiltà.
- Serve poco:
strumenti e facilitazione per un nuova forma di emigrazione: quella da
paese più ricco (il nostro) a paesi più poveri, e, libertà
di co-sviluppo fra poveri.. non liberismo assistito, solo ai grandi.
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