- Che ci siano
sprechi lo si sa. E in ogni settore produttivo o amministrativo se ne trovano.
Come pure si sentono grida contro gli sprechi. Si ha tuttavia la sensazione
che ben poco avvenga. Ridurre gli sprechi, ok. A chi giova?
- La domanda non
è peregrina visto che se gli sprechi ci sono, qualcuno paga per
quegli sprechi. E cosa avviene a coloro che soffrono dalla riduzione degli
sprechi? Chi risparmia può utilizzare il risparmio come vuole.
- Ma chi soffre
per questi risparmi? Può fare ben poco, e tutto quello che potrebbe
fare è assai difficile, come ad esempio aprire altri settori produttivi.
Oppure, trasferire le difficoltà a sua volta ad altri. Il che, in
una situazione di crisi come la attuale non sembra del tutto privo di conseguenze
negative: soprattutto se la comunicazione di massa indicando gli sprechi
sincronizza i risparmi ad interi settori produttivi, in una parola ad una
crisi di settore.
- Tutto normale?
Proprio nulla si può fare? Si lascia alla capacità politica
e contrattuale la reazione ai risparmi, affinché nulla cambi? Beh
ad oggi è così. Nulla cambia.
- Ma se si considera
il problema dal punto di vista sistemico, forse in qualche modo lo si può
affrontare.
- Non è
facile, certamente, ma perché non provare? Ovvero: trasformare proposte
di risparmio in proposte di innovazione, per chi risparmia e per chi soffre
del risparmio.
- A chi il compito,
se non ad un più intimo ed etico contatto delle banche con la società?
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