- L'elemento centrale
per riflettere sull'università è senza ombra di dubbio l'autoreferenzialità:
ovvero la tendenza dell'università a privilegiare la propria storia
rispetto ai cambiamenti in corso.
- E ciò
in tutti gli aspetti della sua vita. Nella didattica s'insegna spesso come
molti anni or sono.
- Nella selezione
dei più giovani s'imitano gli antichi Baroni. Quei processi allora
avevano senso. Ora non più, e questo è un dato di fatto.
- Nella ricerca
l'autoreferenzialità consiste nell'attribuire valore accademico
ai lavori degli allievi, spesso a gloria dei loro "maestri".
Intanto in economia si continua a batter cassa.
- Ogni innovazione
didattica e scientifica viene considerata come cosa che riguarda altri.
Raramente viene studiata, talvolta diventa la creazione di nuove discipline,
accademiche, appunto. Con aumento di docenti e separazione fra i saperi.
- Le conseguenze
di questa tendenza sono purtroppo nefaste. Mancano gli sforzi di sintesi:
aumenta la complessità dei saperi oltre ai limiti umani. I saperi
vengono distribuiti su un'infinità di canali (linguaggi, pubblicazioni,
giornali e relative discipline scientifiche, siti web).
- Così,
i giovani laureati diventano dei tecnici.
- La morte delle
persone distrugge le origini dei saperi. Lo sviluppo scientifico sembra
enorme. Ma a un certo punto s'arresta.
- Come è
possibile tutto ciò? La Crui, in questa situazione, ci difende?
|