- Qualche anno
fa Giancarlo Rota, uno dei più grandi matematici (nonché
filosofo della matematica) del secolo scorso, tenne un seminario sul rapporto
fra la semplicità intuitiva e complesse descrizioni formali.
- A Milano fece
tre seminari: presso i filosofi, i matematici e gli informatici. La sua
tesi esplicita era: "la formalizzazione
non contribuisce alla conoscenza. La conoscenza è portata dal CAPIRE
problemi e soluzioni. Cioè dalla semplicità".
- Ovviamente fece
discutere molto. Di fatto attribuiva un peso solo ad una parte del lavoro
di molti addetti al lavoro (scientifico).
- Alcuni interpretavano
eticamente la posizione di Rota: se i formalismi sono complessi, solo il
grande potere (grazie anche ai suoi super computer) potrà porsi
come portatore della verità.
- I poveri cristi
certamente non riusciranno a contrastare le sue posizioni.
- Fortunatamente
ci sono anche altri argomenti a favore dei poveri cristi, e soprattutto
lo sviluppo dell'informatica che è basata sul contributo di molti
ridistribuito a tutti.
- Vale tuttavia
la pena di ricordare come rispose alla domanda: "cosa
intende per CAPIRE?". Disse: "CAPIRE
significa darsi del cretino per non aver CAPITO prima".
- La risposta
sembra una battuta. In realtà è una posizione che intende
restituire a ciascun uomo piena dignità nel ricondurre nuova conoscenza
alla propria esperienza.
- Posizioni analoghe
dovrebbero porsi nel mondo delle leggi, là dove il potere detiene
formalismi interpretativi oltre i limiti dell'uomo comune.
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