- Chi opera nelle
tecnologie dell'informazione e comunicazione ha problemi e responsabilità
derivanti dalle crisi in corso.
- I mercati si
saturano e solo con innovazioni che riducono i costi dei prodotti e migliorano
(non troppo) le prestazioni si riesce ad essere presenti. Un miglioramento
eccessivo ha costi e richiede riorganizzazioni. Risultato: la crisi s'approfondisce.
- E i problemi
che ne seguono, difficili, sono assai poco rispetto a quelli che sono determinati
dalle responsabilità. Le imprese non si sono predisposte alla crisi.
E sono dolori.
- Soldi non ci
sono. Interventi politici sono desiderati più per far fronte a problemi
finanziari che non alla capacità di sopravvivere nel mercato. Il
potere politico promette e dà anche, ai più capaci... invece
di aiutare i più deboli.
- Mai si preoccupa
dei risultati. Ogni ondata politica uccide i risultati delle precedenti.
La ricerca viene usata come magia. Il finanziamento dei ricercatori e della
ricerca (bacino di voti)... non viene confrontato con obiettivi tempi e
successi. Nessuno scade per insuccesso, nella ricerca e comunque i giudizi
sono sempre autoreferenziali. I meccanismi di imitazione all'interno di
processi di pianificazione ingigantiscono la stupidità di molti
gesti.
- Si esclude la
libertà di scelta che mostrando successi e insuccessi è la
sola via allo sviluppo.
- L'università
ha gravi responsabilità su tutto... Deve decidere cosa fare: Cultura?
Formazione? Sviluppo di tecniche? Autentica ricerca senza autoreferenzialità?
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