- Chi ha vissuto
tutto il processo dello sviluppo dell'elettronica nel nostro paese non
può non farsi domande. Domande sul passato ma che possono proiettarsi
nelle future decisioni di tutti coloro che sono coinvolti, ovvero giovani
studiosi, tecnici, docenti, dirigenti e uomini politici.
- La domanda può
essere una sola: "Perché dopo sistematici slanci in tutti i
settori dell'elettronica stiamo diventando gli ultimi? Di chi è
la responsabilità?".
- Il lettore con
qualche anno sulle spalle ricorderà lo sviluppo della radiotecnica
nel dopo guerra. Ricorderà il primo personal (Olivetti programma
101), ricorderà il Laben 70, certamente il primo minicomputer, ricorderà
l'Elea (Olivetti), ricorderà il primo Portale per tutti, a colori
(Grauso), il primo quotidiano on line (sempre Grauso) e chissà quanto
altro che qui viene necessariamente ignorato, non ultima la Sgs Ates e
la prima Italtel.
- Ora che gli
anni sono passati le domande me le pongo e dò anche le risposte.
A quei tempi ero affascinato da quei successi e mi ritenevo soddisfatto
dalla frequenza delle innovazioni nostrane.
- Ora posso rispondere:
"La scelta come riferimento del mercato nazionale e la gestione politica
della diffusione dei prodotti ci ha portato sulla china della decadenza".
- Ora la cultura
è fatta, sappiamo che il mondo è più vasto. Ma della
competizione abbiamo paura. E il mondo pubblico con la scusa dell'innovazione
finanzia di fatto solo il quieto vivere che ci porterà ancora più
in fondo.
- La politica
del passato va interamente rivista.
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